La differenza tra l’uomo immerso nella retorica e il persuaso. Carlo Raimondo Michelstaedter (Gorizia, 3 giugno 1887 – Gorizia, 17 ottobre 1910) ha voluto così sottolineare – sulle orme di precedenti maestri secondo lui fraintesi come Socrate e Gesù – la necessità di vivere il presente, hic et nunc ed essere così Persuaso.
Ovvero vivere nel qui ed ora, pienamente, non cercando altro che la propria integrità interiore, perché – scrive nella sua tesi di laurea, La Persuasione e la Rettorica – “e dove è la vita se non nel presente? Se questo non ha valore, niente ha valore. Chi teme la morte è già morto. Chi vuol aver un attimo solo sua la sua vita, esser un attimo solo persuaso di ciò che fa – deve impossessarsi del presente; vedere ogni presente come l’ultimo, come se fosse certa la morte: e nell’oscurità crearsi da sé la vita”**.
D’altro canto, invece, l’uomo immerso nella retorica cerca di sfuggire, per tutta la sua esistenza, alla morte. Per tutta l’esistenza insegue infinitamente vani piaceri per colmare un insostenibile vuoto interiore. Per tutta la sua esistenza si sposta a scatti, come un meccanismo robotizzato, inseguendo prestabiliti schemi già improntati dalla società nella quale si trova a vivere, desiderosa – quest’ultima – di manie di controllo ma lontana dall’Essere.
“Questa – continua sempre nella sua tesi Michelstaedter – che gli uomini spesso chiamano docilità, bontà, o persino superiorità o scienza del mondo, non è che la superficialità di chi non aveva ragione in ciò che faceva, ma si trovava a farlo, non sapeva quelle cose che voleva perché le volesse, non aveva la potenza di quelle cose in sé e la sufficienza a ciò che gliele potesse togliere, ma si trovava a trar la sua piccola vita a proposito di quelle; non è che la paura per la propria continuazione che gliele fa mutare ora, come prima a questa obbedendo con insufficienza le aveva prese”***.
Insomma, facendo mia la visione michelstetteriana e ampliandola, intendo – con questo progetto – ragionare sulla presenza della retorica nella visione della vita, presentando le infinite combinazioni di esistenze presenti nel mondo.
Intendo quindi ragionare sulla dolorosa e devastante presenza del pre-giudizio e della vita incasellata in semplici cassetti di molti, per cercare così di stimolare riflessioni e una più ampia visione dell’esistenza.
Affinché ognuno possa vivere pienamente se stesso, senza sentirsi minacciato da diverse forme di vita e accrescere il proprio sguardo sulla realtà.
Perché, a dir il vero, ogni vita sulla Terra è uno Sguardo di Confine.
*C. Michelstaedter, La Persuasione e la Rettorica, Piccola Biblioteca Adelphi, 1982, p. 82
**Op. cit. pp. 69-70
***Op. cit. p. 66