Otto barche, 19 porti, più di un mese di navigazione all’insegna di uguaglianza, sostenibilità ambientale e interculturalità. È Vele Aperte, la veleggiata esclusiva che, in partenza dalla Puglia il 12 maggio, arriverà a Israele il 10 giugno. Un rally nautico e culturale, insomma, con l’obiettivo di coniugare la passione per il mare e il gusto di rivivere il più importante e grande viaggio di tutta la storia: il pellegrinaggio alla città tre volte Santa di Gerusalemme.
A capo dell’iniziativa c’è Alfonso Casale, Cavaliere della Repubblica, Commendatore all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, patron di Telcom spa e amante del turismo lento. È suo infatti il libro “La via Francigena del Sud, l’Appia Traiana come il Cammino di Santiago”. Ed è sua anche Itaca, la barca a vela che custodisce con passione nel porto di Ostuni come ci ha raccontato in una lunga intervista lo scorso anno (leggi qui).
Così l’amante della cultura e del mare ha lanciato la proposta. E al suo fianco sono arrivati Gioviano Facco, Mariester Negro, Federico Sacco e Giorgio Travaini. A sostenere la veleggiata ci sono anche la Lega Navale Italiana, la Regione Puglia, l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, la Comunità Religiosa Islamica Italiana (Coreis), l’Università de L’Aquila, l’Università del Salento e tanti altri.
«L’idea di questa veleggiata – ci spiega Alfonso Casale – nasce dalla passione che mi ha portato a scrivere il libro sulla Via Francigena del Sud. La rotta verso Gerusalemme via mare è una continuazione di quell’antico itinerario. Per secoli tanta gente, da tutta Europa, arrivava sulle coste della Puglia e si imbarcava per Gerusalemme, tanti pellegrini, tanti crociati, santi e guerrieri. Sono passati tutti da qui e tutti hanno fatto questo itinerario in alternativa a quello via terra (attraverso Balcani, Siria e Turchia). Durante il periodo delle Repubbliche Marinare, tra il 1000 e il 1500, la maggior parte dei pellegrini si muoveva via mare. Quindi avremo l’emozione di ripercorrere queste antiche rotte».
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Veleggiata “Vele Aperte” per il Mar Mediterraneo: un messaggio di pace e comunicazione tra i popoli
La navigazione a vela (non competitiva), dopo essere salpata da Brindisi toccherà gli storici porti del Mediterraneo Orientale come Corfù, Creta, Rodi, Cipro e Haifa sbarcando infine a Tel Aviv. Lo scopo, come riporta il sito internet dedicato all’evento, è quello di “raccogliere appassionati attorno alla storia, all’arte, alle antiche rotte del mare, alle meravigliose isole della Grecia, all’idea che il mar Mediterraneo deve essere un mare di pace e di comunicazione tra i popoli e non un luogo di sofferenza e scontri”.
A guidare i comandanti delle otto vele e gli altri partecipanti (esponenti di diverse religioni e posizioni culturali), sono infatti “principi di uguaglianza, sostenibilità ambientale e interculturalità per promuovere la navigazione del mare mediterraneo, oggi sempre più difficile da praticare (il 50% delle coste non sono navigabili in sicurezza)”.
Il filo rosso della navigazione sarà “cercare quello che unisce (e non divide). La nostra idea – precisano gli organizzatori sul sito internet – è quella di ripercorrere le rotte pensando alla continuità, a dimostrazione di quanto il Mediterraneo sia un mare che unisce, percorribile con vie facili, oggi a rischio per le divisioni politiche e i rapporti critici tra i popoli”.
“Cerchiamo le radici storiche e culturali dell’Europa e del Mediterraneo, attraverso la conoscenza di città, di luoghi e di ambienti eccezionali – continua il team di Vele Aperte – Proponiamo equipaggi che, pur nella diversità delle persone e delle motivazioni, possano insieme ripercorrere uniti le antiche rotte commerciali e di pellegrinaggio verso una meta comune e coltivare l’amicizia e la solidarietà tipica dei marinai”.
Per essere aggiornati sul percorso, gli organizzatori hanno deciso di accompagnare il viaggio con un video blog giornaliero diffuso attraverso un canale satellitare ad hoc e relativi canali social. Al termine del pellegrinaggio, invece, il gruppo racconterà l’avventura in un libro “per suggerire ad altri una rotta da ripetere e una cultura della tolleranza da condividere”.
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