Nella vita dello scrittore Vargas LLosa l’esperienza della libertà, con i suoi contorni di indipendenza umana e intellettuale e con l’esplosione di creatività che sta nel mezzo, ha costituito fin dall’infanzia un obiettivo da raggiungere, la meta finale di un percorso tutto in salita, lungo il quale questo bene indispensabile per l’umanità intera non è mai stato garantito a priori.
In questo senso la sua biografia sembrerebbe smentire quanto appena scritto, se si pensa alla facoltosa famiglia borghese in cui nacque nel lontano 1936. Arequipa (Perù), la città che gli dà i natali, è la seconda per densità abitativa dopo la capitale Lima, ed è nota anche come “città bianca” per il colore delle pietre lungo le quali si elevano gli edifici del centro storico.
Ma la tranquillità economica non è sufficiente da sola a sostenere quella libertà di cui stiamo parlando e i palazzi di Arequipa diventano presto un miraggio lontano. Assieme ai palazzi si dissolve la famiglia di Vargas, con il divorzio dei genitori che si consuma pochi mesi dopo la nascita del futuro scrittore. Capace appena di riconoscere il padre, non lo rivedrà per i successivi 10 anni, a causa della morte inscenata dagli altri parenti per facilitare l’elaborazione del distacco. Il nonno materno, in qualità di console onorario per il governo, porta quel che resta della famiglia a viaggiare continuamente dentro e fuori i confini nazionali, mentre il ritorno del padre rappresenterà per Vargas il principale ostacolo alla passione per la letteratura e la scrittura maturata durante gli studi.
Vargas Llosa, il primo peruviano premio Nobel per la letteratura
Oggi Vargas Llosa ha 80 anni e vive a Madrid. Cresciuto nel silenzio imposto dal regime di Manuel Odria, sa bene come l’essenza della libertà autentica si trovi nella mente dell’uomo prima che nei beni materiali. Ne ha seguito le tracce per tutta la vita, come giornalista e in seguito come scrittore, fino a raggiungere nel 2010 il premio Nobel per la letteratura: primo peruviano nella storia.
I traguardi personali, il successo e la consacrazione nell’olimpo degli intellettuali sudamericani, non si sarebbero mai concretizzati se lungo il suo percorso non avesse trovato i giusti stimoli per rivendicare e difendere un’identità insabbiata dal regime. Protagonisti di questo processo sono due incontri avvenuti durante un soggiorno a Parigi nei primi anni ’60. La capitale francese è il luogo indicato, forse dal destino, per lo sviluppo della sua indole di scrittore. Il primo incontro è con Sartre, all’epoca già colonna portante del panorama culturale francese: Llosa è letteralmente folgorato dal suo pensiero. L’uomo che, secondo il filosofo, è radicalmente libero e responsabile delle sue scelte, si eleva grazie alla scrittura, con la quale i benefici dapprima individuali si trasformano in patrimonio per la collettività. L’idea di provare a influenzare la realtà circostante con il proprio pensiero finalmente libero è qualcosa di meraviglioso, ma lo strumento ha la necessità di trovare la sua forma ideale.
Ecco quindi che sopraggiunge il secondo incontro, probabilmente ancora più decisivo con Flaubert, fedele tutta la vita alla disciplina della scrittura, una dote che non può essere tassativamente innata, ma che viene coltivata con pazienza e dedizione nel corso del tempo, fino a rendere la propria penna un prolungamento degli arti superiori.
L’obiettivo si fa chiaro e le facoltà per raggiungerlo lo sono ancora di più. Durante il decennio aperto da queste illuminazioni LLosa compone 3 romanzi tra i più significativi della sua intera produzione: “La città e i cani”, “La casa verde” e il monumentale “Conversazione nella cattedrale” si riuniscono in un grido coraggioso. La voce è quella della sua gente, soffocata dai soprusi della dittatura, dal culto del machismo militare e dalla violenza. Denunciare tale condizione ha per Llosa un significato profondamente politico ma ben distante da qualsiasi intento propagandistico (come lo stesso autore ha specificato in una recente intervista concessa al quotidiano La Repubblica).
I romanzi politici di Vargas Llosa in nella collana Meridiani
Mentre il ciclo di romanzi veniva completato, segnando in modo indelebile lo stile dell’autore (per esempio l’impiego costante di flashback nella narrazione è una novità per l’epoca), in Italia Vittorio Sereni, per conto di Arnoldo Mondadori, inaugurava la collana Meridiani, con l’intento iniziale di riconoscere un merito particolare alla produzione poetica del fante Ungaretti.
La stessa collezione oggi ha raggiunto l’ambizione di raccogliere tutta la storia della letteratura, dalla Grecia antica fino al Novecento, attraverso 172 autori. Da alcune settimane la casa editrice milanese ha aggiunto uno spazio, nella sua collezione più elegante e raffinata, riservato al primo dei due volumi contenenti i romanzi “politici” di Vargas Llosa, autore libero e dallo stile sublime.
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