Nel 2018 sono arrivati via mare in Italia 3.536 minorenni stranieri non accompagnati (MSNA), mentre a fine anno erano 10.787 quelli presenti in Italia.
Un dato in forte calo rispetto alle 18.303 presenze registrate a fine 2017, a causa della drastica diminuzione degli arrivi e al compimento della maggiore età di molti degli adolescenti sbarcati negli ultimi due anni (l’85% dei MSNA che giungono sulle nostre coste hanno tra i 16 e i 17 anni).
I cosiddetti irreperibili, ovvero quei minorenni non accompagnati di cui si sono perse le tracce, sono 5.229. Sono cambiate anche le principali nazionalità di provenienza: se nel 2017 la massima parte dei MSNA arrivava da paesi dell’Africa Subsahariana occidentale, nel 2018 le nazionalità di provenienza sono state Albania ed Egitto.
Bambini migranti in Italia: i risultati raggiunti
Nel 2018, il programma condotto dall’UNICEF in Italia ha raggiunto circa 7.000 giovanissimi migranti e rifugiati: 2.191 hanno beneficiato del miglioramento dei servizi e delle condizioni di accoglienza, 243 hanno beneficiato del sistema di tutela: sono stati 198 i tutori volontari che hanno ricevuto sostegno e formazione, 310 le famiglie e i singoli formati per l’affidamento familiare (i primi affidamenti sono stati lanciati con successo a fine 2018 e proseguiranno per l’intero arco dell’anno in corso), 1.520 minorenni sono stati identificati, assistiti e orientati ai servizi nelle zone di transito (sia al confine con la Francia che nelle aree metropolitane), circa 1.500 minorenni hanno partecipato ad attività socio-ricreative, 500 hanno beneficiato di programmi formativi per lo sviluppo delle proprie competenze, oltre 1.100 sono stati i giovani migranti e rifugiati a cui si è data voce attraverso la piattaforma U-Report on the Move.
«Il programma dell’UNICEF in Italia a sostegno dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati mira alla loro protezione e inclusione sociale. L’ascolto e la partecipazione dei ragazzi, il coordinamento con le Istituzioni di riferimento, i molteplici partenariati, la ricerca, l’innovazione e lo scambio di buone pratiche sono alla base del nostro lavoro in Italia» ricorda Anna Riatti, Coordinatrice UNICEF per il programma in Italia.
«I minorenni rifugiati e migranti, soprattutto quelli che viaggiano da soli, sono particolarmente vulnerabili alla violenza, abusi, sfruttamento e discriminazione; la sfida è riuscire a raggiungerli con il nostro intervento e restituire un volto e un futuro a quelle storie che nella cronaca sono spesso presentate come numeri».
L’UNICEF ha anche lavorato (soprattutto in zone di transito come Roma e Ventimiglia) a sostegno degli “irreperibili” – ragazzi che si sono allontanati dalle strutture formali di accoglienza, esponendosi così a un grave rischio di violenze, abusi, sfruttamento anche sessuale e traffico di esseri umani.
Nel 2018 abbiamo anche avviato un programma di rafforzamento del sistema di prevenzione e risposta alla violenza di genere (Gender-based violence) con un focus sulla violenza sessuale. «Il contesto operativo di riferimento che sta alla base dell’azione dell’UNICEF in Italia è la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza di cui quest’anno ricorrono i 30 anni dall’approvazione» sottolinea il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo.
«Gli interventi, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030, vogliono realizzare le condizioni di inclusione e uguaglianza, senza alcuna esclusione. Investire nei target approvati dalla comunità internazionale è necessario per realizzare il superiore interesse dei minorenni coinvolti nei processi di migrazione».
Analizzando le principali sfide da affrontare, il rapporto sottolinea, fra l’altro, la persistenza di una disomogeneità nei servizi di protezione e accoglienza rivolti ai minorenni stranieri non accompagnati, una scarsa offerta di forme di tutela alternative e complementari ai Centri di accoglienza, un gap nella formazione degli operatori per l’identificazione e la gestione dei casi più vulnerabili, nonché criticità nell’accesso al sistema di istruzione e formazione professionale e poche opportunità di tirocini formativi.
«La nostra generazione rischia di perdersi anche quando diventiamo irregolari o clandestini in un Paese di cui conosciamo poco» dice Ibrahim, 17 anni, proveniente dalla Guinea, parlando a nome dei suoi coetanei migranti e rifugiati in Italia.
«Succede quando aspettiamo un documento che non arriva, quando aspettiamo mesi prima di ottenere il permesso di soggiorno. Chiediamo protezione e accoglienza, che non significa solo avere un letto dove dormire. Significa accompagnare, informare, aiutare a capire il nuovo contesto, elementi che compiono l’accoglienza nel suo vero senso. Noi tutti dovremmo avere il diritto di esprimerci e di avere una chance nel futuro, non solo come migranti ma prima di tutto in quanto esseri umani».
Foto: Un gruppo di “U-Reporters” di Palermo – ©UNICEF/2018/C.Saturnino