Un anno in giro per il mondo, abbandonando un lavoro a tempo indeterminato, certezze e comode abitudini. D’altronde Silvia e Lisa, le sorelle Cavaletti, in comune non hanno solo l’albero genealogico. A contraddistinguere le due modenesi sono da sempre spirito di avventura e intraprendenza, oltre ad una forte sintonia. Così, all’alba dei 30anni, hanno girato 13 Paesi trovando il modo, di volta in volta, di cavarsela. Da poco ritornate nel Bel Paese, abbiamo deciso di intervistarle…
Chi è Silvia? Chi è Lisa? Presentatevi.
«Siamo due sorelle di Modena, cresciute insieme e da sempre molto legate, entrambe amanti della musica. Silvia trentenne che ha sempre avuto la passione e la curiosità di viaggiare, ha vissuto e lavorato a Londra per un anno dopo la scuola superiore. Lisa, laureata in ingegneria informatica, un po’ più legata all’abitudinarietà, interessata ad attività di volontariato che l’hanno portata in Africa per un mese qualche anno fa».
Cosa facevate prima di partire?
«Prima di partire Silvia lavorava in ufficio alla Fuji Electric Europe Filiale Italiana, azienda che l’ha fatta crescere molto professionalmente e personalmente e nella quale si trovava molto bene, Lisa programmava software per una grande azienda, amava la sua professione e il suo ambiente lavorativo.
Da un paio di anni abitavamo in un appartamento in affitto, per essere indipendenti ed iniziare un nostro percorso di vita, fuori dalla casa famigliare ma comunque insieme noi due. Nel tempo libero eravamo quasi sempre in giro tra concerti e fine settimana in riviera!».
Cosa vi ha spinto a farlo (quando) e come vi siete organizzate?
Silvia: «A dicembre 2015, dopo una bella vacanza di due settimane, ho pensato a quanto sarebbe stato bello poter viaggiare per più tempo per conoscere meglio culture, luoghi e gente di altre parti del mondo. L’ho proposto a Lisa, che mi ha subito detto di no, sostenendo che io fossi matta: con un lavoro che ci piaceva, a tempo indeterminato e un appartamento tutto per noi, non aveva senso mollare tutto e partire per il mondo. Io da sola non sarei partita ma fortunatamente lei dopo poco ha cambiato idea e abbiamo iniziato a programmare a grandi linee la nostra partenza per novembre 2016».
Quanti paesi avete visitato?
«Non li avevamo mai contati prima ma sono 13! Siamo partite dal Sud America passando per Argentina, Cile, Bolivia, Perù ed Ecuador per poi volare alle Hawaii e successivamente in Australia. Da lì, dopo tre mesi siamo andate in Giappone, Thailandia, Vietnam ed Indonesia per poi tornare nella terra che amiamo di più e scendere dal Messico al Perù, visitando Colombia e nuovamente Ecuador».
Come avete fatto a sostenere un viaggio così impegnativo?
«Domanda che ci sembra interpretabile da due diversi punti di vista: a livello economico, siamo sempre state risparmiatrici e non è stato difficile affrontare un viaggione di questo tipo anche perché è stato completamente organizzato da noi e abbiamo sempre optato per il low cost e cercato di adattarci.
Ci siamo servite di contatti per alloggi gratuiti (da amici, persone conosciute durante il viaggio e persone conosciute tramite internet) e abbiamo partecipato ad attività di lavoro temporaneo e volontariato in cambio di vitto ed alloggio (senza retribuzione).
Sul piano emotivo, è stato fondamentale il fatto di essere insieme così da affrontare le difficoltà sostenendoci a vicenda e cercando di prendere sempre il meglio e imparare da ogni situazione».
Episodi che vi sono rimasti nel cuore?
«Sicuramente ce ne sono tanti e per fortuna ci eravamo organizzate con un diario giornaliero in cui scrivevamo le nostre avventure, così da non dimenticare tutti gli episodi. I più rilevanti sono sicuramente l’esperienza di volontariato in Ecuador: a gennaio e febbraio e a ottobre abbiamo partecipato al progetto “Escuela Katitawa”, una bellissima opportunità insieme ad una piccola comunità indigena dove abbiamo condiviso momenti indimenticabili con i bambini, aiutando nei compiti e dando lezioni di inglese. Ci siamo messe alla prova, conoscendoci meglio ed imparando tanto umanamente parlando.
Altra esperienza unica è stata in Australia, dove facendo l’autostop in una giornata di pioggia, dopo due ore di attesa ci siamo imbattute in Simon, una grande e umile persona. Ha condiviso con noi la sua bellissima storia che l’ha portato a viaggiare in Europa tornando poi in Australia molto arricchito economicamente ma senza perdere la sua umiltà e generosità. Durante il viaggio ci ha invitato a passare la serata con lui, ospitandoci fino al giorno dopo senza volere nulla in cambio, se non aiutarlo a sistemare un po’ la sua casa.
E poi, in Argentina, Peru, Messico e Colombia abbiamo avuto la fortuna di incontrare amici speciali che ci hanno accolto a casa loro facendoci sentire parte della famiglia con un grande senso di umanità e altruismo».
Cosa avete imparato da questa esperienza e perché avete deciso di terminare il viaggio?
«Abbiamo imparato tanto ogni giorno! Tra le cose più importanti: che ci sono tante convinzioni sbagliate per sentito dire o per “turismo”; per poter parlare di un Paese o della sua gente bisogna viverli e scoprire pian piano lati positivi e negativi di culture diverse dalla nostra con curiosità e spirito di adattamento.
Abbiamo imparato a essere critiche e obiettive su luoghi e culture, a non dipendere dagli altri (se non l’una dall’altra, che consideriamo un vantaggio!). A condividere esperienze, stanze di ostelli e case di persone sconosciute. A sorprenderci ogni giorno! Ad essere aperte al diverso e soprattutto ad essere generose condividendo quello che abbiamo.
Siamo tornate perché l’idea era di viaggiare un anno e tornare per Natale. In più qualche problema in famiglia nell’ultimo periodo è stato decisivo per il nostro ritorno a fine novembre».
Come vedere il vostro futuro, tra sogni e paure?
«Al momento non sappiamo ancora cosa vogliamo fare nel futuro! Questo viaggio è stato un arricchimento personale enorme e continuo e ora che abbiamo cominciato abbiamo ancora più voglia di scoprire!
Sogni… beh ne abbiamo appena realizzato uno, quindi per ora non abbiamo grandi sogni nel cassetto, piuttosto cerchiamo di creare realtà che possano assomigliare a sogni!
Paure, nemmeno: prima della partenza ce n’erano ma le abbiamo superate mettendoci in gioco e scoprendo che è più facile di quanto pensassimo».
Cos’è la vita?
Silvia: «Un bellissimo regalo che va vissuto in ogni attimo».
Lisa: «Un palcoscenico reale dove tra le tante situazione e sfaccettature è bello poter dirigere lo spettacolo».
Colonna sonora del vostro viaggio?
«La nostra musica è sempre stata presente: è difficile trovare un solo pezzo come colonna sonora, così su due piedi proporremmo “Mediterraneo” dei Rio».
“E non importa dove si va, ma senti il rumore che fa: dai che molliamo tutto e ce ne andiamo via, dai che ci regaliamo questa follia, su ogni strada lasceremo amore lungo la scia”