Se ha ancora senso distinguere nettamente lo spazio virtuale dei social media da quello della realtà, ci si può chiedere se il primo perpetri le diseguaglianze che avvengono nel secondo. Da questa premessa parte uno studio della Cornell University “White, Man, and Highly Followed: Gender and Race Inequalities in Twitter” (ovvero “bianco, uomo e molto seguito: disuguaglianze di genere e di razza in Twitter”), nel quale emerge una correlazione tra i tweet offensivi e razzisti e la criminalità legata all’etnia, nelle zone in cui questi tweet vengono prodotti.
Nello studio sono stati analizzati provenienza geografica e linguaggio di 532 milioni di tweet pubblicati negli Usa tra il 2011 e il 2016, attraverso un’intelligenza artificiale (Face+++) programmata per riconoscere due tipi di ‘cinguettii’: quelli che direttamente manifestano opinioni o atti discriminatori e quelli che invece riportano o commentano atti o opinioni razziste. Il team ha confrontato la prevalenza dei tweet dei due tipi con i report sui crimini violenti nelle città da cui venivano pubblicati.
“Abbiamo trovato che tweet discriminatori postati in una determinata città sono legati a un numero più alto di crimini legati all’odio – concludono gli autori -. Questo trend si conferma in diversi tipi di città (contesti urbani, rurali, grandi e piccoli) e conferma il bisogno di studiare come il linguaggio discriminatorio online può avere conseguenze nel mondo ‘fisico’”.