Un nuovo (presunto) olocausto in Cecenia, coppie di omosessuali picchiate, iniziative virali di solidarietà a cominciare dall’Olanda e il saluto al primo artista LGBT. La strada verso l’accettazione completa delle diversità è ancora molto lunga e tortuosa.
Era il 1978 quando Gilbert Baker, artista di San Francisco, creò la bandiera arcobaleno, simbolo della comunità gay. È morto all’inizio di aprile, all’età di 65 anni. La sua opera segnò la comunità LGBT in tutto il mondo, ancor prima dell’avvento del Gay Pride. Da otto, i colori furono ridotti a 6, ognuno di questi specchio di un aspetto dell’umanità.
L’obiettivo di Baker era quello di trasmettere l’idea dell’inclusione e della diversità, tramite «qualcosa dalla natura per rappresentare che la nostra sessualità è un diritto umano». E nel 2015 la sua opera venne acquistata dal Museum of Modern Art di New York per la sua collezione di design, in quanto «potente pietra miliare».
Ma mentre i simboli della diversità vengono immolati a imperitura memoria in musei internazionali, le notizie di questi giorni scuotono ancora le ceneri appena raffreddate di coloro che diedero la vita, colpevoli solo di seguire la propria identità. Stiamo parlando di quello che è già stato identificato come un presunto (seppur con forme differenti) olocausto verso la comunità LGBT.
In questi giorni, in Cecenia, un centinaio di uomini sospettato di omosessualità, è stato rinchiuso con la forza in una ex prigione militare segreta fuori da Grozny, la capitale. I pochi rilasciati hanno riferito di massacri con pestaggi ed elettroshock, torture di vario genere e gruppi di trenta o quaranta chiusi insieme in stanze molto piccole, come riferisce Novaya Gazeta, testata russa.
E pare che qualcuno di loro sia già stato ucciso mentre i cellulari di queste persone vengono messi al vaglio per poter far emergere altri “traditori”. L’omosessualità è infatti indicata come un “orientamento sessuale non tradizionale” da parte della Cecenia.
Resta ancora da chiarire l’intero scenario ma le organizzazioni impegnate verso i diritti civili non sono riuscite ad intervenire per il momento visto che, sia il governo locale sia quello federale (la Russia), respingono i media il più duramente possibile. Intanto, le uniche dichiarazioni sono sconcertanti:
“Non si può parlare di qualcosa che non esiste, e gli omosessuali in Cecenia non esistono. Se ci fossero, sarebbero i familiari stessi a mandarli in posti da cui non possono fare ritorno”.
#allemannenhandinhand, tutti gli uomini mano nella mano in Olanda
E in attesa di saperne di più, sempre in questi giorni dall’Olanda (primo Paese al mondo a legalizzare i matrimoni gay nel 2001), si leva un coro di solidarietà verso una coppia di ragazzi aggrediti brutalmente solo perché passeggiavano mano nella mano per strada (il 35enne Jasper Vernes-Sewratan e al compagno di 31 anni Ronnie Sewratan-Vernes).
È partita dalla giornalista Barbara Berend, infatti, la proposta a tutti gli uomini, di camminare mano nella mano tra loro. Ed è così che è diventato virale l’hashtag #allemannenhandinhand (tutti gli uomini mano nella mano letteralmente), tramutato in una reale passeggiata di solidarietà, come ben testimonia il video. Tra i primi a raccogliere la proposta, il leader del partito Democrazia D66 Alexander Pechthold e il collega Wouter Koolmees.
E allora sarà proprio il caso, tutti gli uomini mano nella mano, di stringersi insieme in solidarietà perché nuove notizie sconcertanti come quelle che arrivano in queste ore dalla Cecenia non si verifichino davvero mai più. Perché non c’è nulla di meglio dell’amore per il prossimo, senza retorica.