Con il colpo di Stato in Sudan di giovedì 11 aprile, il presidente Omar al Bashir si è dimesso dopo 30 anni di governo con le accuse di violazioni dei diritti umani e di concussione politica. Il colpo di Stato sudanese è arrivato dopo le proteste iniziate a fine dicembre nella città di El Gadarif. Le manifestazioni, represse con estrema violenza dalle forze di sicurezza, si sono presto espanse verso altre città, arrivando anche nella capitale Khartum.
Così, l’altro giorno una quarantina di veicoli militari hanno circondato il palazzo presidenziale a Khartum arrivando all’arresto di Bashir, al potere dal 1989. Ora, per i prossimi due anni, come annuncia il comunicato stampa diffuso dal tenente generale e primo vicepresidente del Sudan, Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf, le forze armate sudanesi “prenderanno il potere”, sarà imposto lo “Stato d’emergenza per tre mesi” e “un coprifuoco notturno di un mese”. Inoltre, la Costituzione “sarà sospesa” mentre il governo e il Parlamento “saranno sciolti”.
Intanto in piazza i manifestanti continuano le proteste. Tra loro, la donna divenuta ormai simbolo di un Sudan che cerca la libertà: è Alaa Salah, 22enne vestita di bianco e soprannominata “Kandaka” (regina nubiana). Nel video di seguito (di Repubblica) guida i canti nelle proteste anti-governative nella capitale Khartum.
Testimonianza diretta: intervista a N. medico del Sudan
Il Sudan, però, è ancora ben lontano dalla vera libertà. A differenza di quanto annunciato da numerosi giornali occidentali, infatti, la dittatura sudanese continua, semplicemente sotto una nuova veste. Come ci ha detto N. medico sudanese che abbiamo intervistato, quello dell’11 aprile potrebbe essere stato, semplicemente, un nuovo colpo di Stato.
Intervista a cura di I. Ceriani
Cosa sta succedendo in Sudan?
«Eravamo felici e le persone festeggiavano ma poi è arrivato l’annuncio ufficiale dal comandante generale. Ha detto che terranno il Governo per anni per salvaguardare la transizione del potere dalle elezioni quindi adesso è davvero chiaro che è stato un altro colpo di stato e non saremo liberi.
L’esercito e la milizia (“The Shadows”, ovvero le ombre, irriconoscibili da uniformi ndr.) sparano sui ribelli da settimane, soprattutto di notte, quando la gente si accampa nelle strade. L’hanno fatto anche ieri dopo la “caduta”».
C’è speranza di un Governo popolare?
«Ti dico solo che molte persone sono state uccise dopo questa caduta e gruppi di milizie militari sconosciute sparavano ai protestanti dai palazzi».
Cosa pensi succederà ora? Ci saranno conseguenze per Bashir o pensi che continuerà a esercitare il suo ruolo tramite il suo generale?
«Non ci sarà un’esecuzione a lui. Molti dicono che è stato orchestrato tutto apposta e lui non è mai stato davvero forzato come dice l’esercito. Penso sia stato persuaso a lasciare in cambio di qualche accordo.
Il comandante generale era uno dei più vicini a lui e fino a ieri spaventava i protestanti con molte uccisioni. Lo ha ribadito affermando: “Uccido 100 o 200 di voi e questa situazione sarà conclusa”. Quindi è ovvio quello che è successo visto che oggi parla di ingiustizia, corruzione e uccisioni».
Il generale ha detto quanto durerà il periodo di transizione? O neppure quello?
«Ha detto che durerà per due anni. L’esercito ha ingannato la popolazione dicendo che avrebbero ottenuto quello che voleva ma, in realtà, ha già annunciato due anni di governo di transizione (con a capo il generale), a dittatura militare. Per cui, i leader dei ribelli stanno ignorando la caduta di Bashir e continuano a protestare come non fosse successo nulla».
In Occidente la stampa sta dicendo che il Sudan è libero…
«Esatto. In ogni caso l’occidente ha già espresso la sua paura a supportare la protesta visto che non sanno cosa causerà. Immagino siano preoccupati per lo scoppio della guerra perché questa causerà loro l’arrivo di più rifugiati, cosa che non vogliono. Quindi non incoraggiano la protesta attraverso nessuna preoccupazione verbale».
Cosa pensa la popolazione della caduta di Bashir?
«Secondo la fascia culturalmente elevata della popolazione, che ha gli strumenti per capire, si tratta di un altro colpo di stato, probabilmente organizzato dallo stesso Bashir per rimanere al potere tramite il suo generale. Infatti, nonostante sia un criminale di guerra internazionale (come il generale, del resto), non è ancora stato consegnato agli organi ONU ed è agli arresti domiciliari».