Lorena Bramani, da anni impegnata in qualità di volontaria con i senzatetto della provincia di Como, racconta la sua esperienza. Il suo compito? Far sentire loro che qualcuno, nel mondo, li ama.
Grazie a lei abbiamo conosciuto Flora e Roberto.
“Buongiorno sono Lory,
sono volontaria in diversi ambiti con i senza dimora.
Ho conosciuto il mondo del volontariato presso “La mensa di solidarietà” di Cantù nel settembre del 2009 dove svolgo il servizio di distribuzione della cena.
Nel novembre del 2012 io ed una mia amica abbiamo aderito all’iniziativa “Emergenza Freddo” che permette ai senza dimora di Como di dormire e lavarsi in una struttura attrezzata che apre il 1 dicembre e chiude il 1 aprile, nei mesi più freddi. Nel settembre del 2013 sono diventata volontaria anche al dormitorio della Caritas di Como, dove svolgo un attività di accoglienza e offro compagnia e sostegno agli utenti.
Queste esperienze mi hanno permesso di vivere dei momenti molto forti e di stringere relazioni con i senza dimora. Sempre nel 2013 sono diventata dopo un corso di formazione parte del progetto “Angeli Custodi” che poi nel 2015 è stato rinominato “Vicini di strada” come volontaria eseguo le uscite in strada con un operatore andando nei posti dove si trovano i senza dimora nella città di Como.
IL RUOLO DEL VOLONTARIO PER I SENZA DIMORA? ROMPERE LA SOLITUDINE ESISTENZIALE
Il ruolo del volontario è di stare accanto, rompere la solitudine esistenziale in cui la persona si trova e permetterle di sperimentare delle relazioni fiduciarie, ascoltare (con la testa e con il cuore), rilevare i bisogni, ma anche le loro risorse ed i loro interessi aiutando la persona a riconoscere di avere ancora delle risorse dentro di loro.
È molto importante fare sentire la persona visibile, in sintesi prendersi “a cuore le persone”. Vivere questa esperienza di volontariato mi ha aperto gli occhi su un mondo completamente diverso dalla nostra quotidianità. La realtà delle persone senza dimora appare complessa, multiforme ed eterogenea, per diverse problematicità che caratterizzano questa condizione: povertà estrema, dipendenze, problemi psichiatrici, inesistenza di rapporti e legami affettivi e aggiungerei perdita della dignità personale, rallentamento e visione del tempo più allungati o scanditi dai pasti in mensa e dall’ingresso al dormitorio, differenti storie biografiche.
La perdita graduale di autostima, abilità relazionali, competenze personali e senso del proprio esistere caratterizza la vita delle persone senza tetto. La vicinanza con queste persone crea degli affetti profondi dove si sperimenta anche la sofferenza di non riuscire a farli uscire da questa situazione.
Ma il mio compito di volontaria è di stargli accanto e di farli sentire che qualcuno nel mondo si interessa a loro.
E non si possono salvare ma amare sì”.