Dopo quasi due anni dall’arresto, l’attivista saudita per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul tornerà in aula mercoledì 11 marzo per rispondere di varie accuse legate alle campagne per la fine del divieto di guida e del sistema del guardiano maschile, di cui è stata protagonista. Rischia una lunga pena detentiva.
“Non solo è privata della sua libertà da quasi due anni, ma in carcere Loujain è stata torturata, ha subito violenza sessuale ed è stata posta in isolamento“, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche di Amnesty International sul Medio Oriente.
“Il fatto stesso che sia in corso questo processo rivela il vero volto delle cosiddette riforme in Arabia Saudita. Come si può parlare di cambiamento se proprio le donne che hanno lottato per ottenerlo vengono punite?“, ha proseguito Maalouf.
“Le autorità saudite non solo devono annullare le ridicole accuse nei confronti di Loujain ma devono anche assicurare un’indagine indipendente e imparziale sul trattamento che lei ha subito in carcere e punire i responsabili. Solo in questo modo la questione delle riforme assumerà un minimo di credibilità“, ha concluso Maalouf.
Il processo è iniziato il 13 marzo 2019 presso il Tribunale penale speciale, nella capitale Riad. Finora le udienze si sono svolte a porte chiuse e a diplomatici e giornalisti è stato proibito assistervi.
Amnesty International chiede che tutte le accuse nei confronti di Loujain siano annullate e che sia rilasciata immediatamente e senza condizioni. L’organizzazione per i diritti umani sollecita le autorità a consentire a osservatori indipendenti di assistere all’udienza e di poterne riferire pubblicamente.
La storia di Loujain al-Hathlouf
Loujain al-Hathlouf è stata arrestata il 17 maggio 2018 insieme ad altre attiviste per i diritti delle donne, protagoniste delle campagne per l’abolizione del divieto di guida per le donne e del sistema del guardiano maschile, per la giustizia e l’uguaglianza.
Dal giorno dell’arresto, Loujain ha subito numerose violazioni dei diritti umani tra cui maltrattamenti, torture e violenza sessuale. Per i primi 3 mesi non ha potuto vedere familiari né avvocati. Dal gennaio 2020 è stata posta per diversi periodi in isolamento.
Attualmente, sono sotto processo 13 attiviste per i diritti umani. Cinque di loro – Samar Badawi, Naseema al-Sada, Nouf Abdulaziz, Maya’a al-Zahrani e la stessa Loujain al-Hathloul – sono in carcere.
Le altre 8 sono state provvisoriamente rilasciate ma rischiano di essere condannate ai sensi delle norme sui reati informatici, unicamente a causa del loro attivismo in favore dei diritti umani.