«Un lavoro da maschi o da femmine è solo un punto di vista». E tu, hai il coraggio di dire #PossoFareCiòCheVoglio? È la provocazione di Unicef per la campagna lanciata in occasione della festa della donna, l’8 marzo.
«In alcuni paesi del mondo – sottolinea Unicef – essere donna significa rischiare di essere una sposa bambina, subire mutilazioni genitali, non avere l’opportunità di studiare né di poter avere sogni da realizzare. In altri paesi invece vuol dire fare più fatica per affermarsi sul posto di lavoro, scegliere tra carriera o famiglia, guadagnare meno di un collega uomo».
Allora, aggiunge Unicef, «dobbiamo avere il coraggio di costruire un mondo dove ogni bambina possa sognare di diventare un’astronauta, un chirurgo o un pugile o una principessa. Dove ogni donna, di oggi e di domani, possa dire #PossoFareCiòCheVoglio».
«Quando dici a una bambina di non tirare pugni potresti mandare al tappeto la sua più grande passione» ricorda ancora la campagna. E ancora: «Ricordale che un lavoro da maschi o da femmine è solo un punto di vista».
Parità di genere, un diritto fondamentale
Insomma, abbasso agli stereotipi che hanno per anni incasellato il ruolo della donna in custode del calore della casa ed incapace di pensare con la propria testa o di svolgere ruoli sociali importanti. Si iniziò a concedere il suffragio femminile, nel mondo, solo a cavallo tra il ‘700 e l’800. In Europa, il diritto di voto alle donne arrivò solo nel 1907 (nel Granducato di Finlandia).
Il diritto d’onore rimase una pietra miliare della cultura italiana fino agli anni 70 del ‘900 e ancora oggi abbiamo temibili ricadute per un ritorno al passato spesso mai davvero passato. È davvero ora di dire basta e di appropriarci il diritto di essere esseri umani, prima di essere donne, e dire davvero #PossoFareCiòCheVoglio. Perché la parità di genere è un diritto.