Metti insieme una manciata di appassionati, un dirigente scolastico e la voglia di scrivere senza l’ansia di correre dietro alle notizie. Così è nato Fumetti Avventura, un blog guidato dal professor Paolo Maino, preside dell’Istituto Comprensivo De Amicis di Busto Arsizio (VA). Ma se i contenuti sono perlopiù legati al recupero di fumetti usciti da qualche anno, gli insegnamenti in essi contenuti sono ancora attuali. Tra difesa del più debole, libertà di espressione, accettazione delle diversità, i fumetti hanno tanto da trasmetterci. E così abbiamo voluto approfondire questo mondo, a volte sottovalutato, intervistando l’ideatore del progetto… perché anche «la scuola ‘dovrebbe’ passare come occasione di gusto». E non solo quella.
Com’è nata l’idea di Fumetti Avventura?
«Direi che è nata nel semplice spirito di condivisione di una passione. Qualche anno fa (ma non molti in realtà) ho cominciato a usare Facebook e l’ho trattato come uno spazio di socialità virtuale ma sincera dove condividere una passione e in particolare la passione dei fumetti. C’era in edicola un fumetto creato da Gianfranco Manfredi, Adam Wild, un avventuriero che, tra fine ‘800 e inizio ‘900, combatte contro tutte le forme di schiavismo in Africa. Un fumetto dal tema antico ma in realtà ricco di spunti e curatissimo.
Purtroppo le vendite stavano andando male e dopo una dozzina di numeri le voci dicevano che avrebbe chiuso in poco tempo. Ho così creato un gruppo Facebook per sostenerlo (oggi il gruppo si chiama L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor) e ha oltre 1400 iscritti), uno spazio di dialogo tra lettori e autori che a poco a poco si è allargato a tanti fumetti della tradizione italiana legati a Sergio Bonelli Editore e non solo.
Adam Wild ha chiuso, ma la passione è rimasta e da lì è nata l’idea di un blog di recensioni a tema fumetto (www.fumettiavventura.it, sito da poco rinnovato grazie anche al supporto di mia moglie). Esiste ormai da oltre due anni grazie anche al contributo di altri amici conosciuti su FB e poi incontrati realmente in occasione di fiere o altri eventi fumettistici.
Siamo 4/5 appassionati e scriviamo quando riusciamo, senza la preoccupazione di stare al passo con la notizia. Anzi uno dei nostri fiori all’occhiello è il recupero di fumetti usciti da qualche anno che si possono commentare senza timore di spoilerare nulla: lo facciamo con Tex che da poco ha compiuto 70 anni (70!!! Ma vi rendete conto?), grazie alla penna di Francesco, il nostro esperto del più famoso personaggio a fumetti italiano; con Dampyr, un horror di azione che è una mia passione e che compie 20 anni in edicola questo aprile; e con Mercurio Loi, una serie di altissimo valore conclusa con soli 16 numeri creata dal geniale Alessandro Bilotta ma sulla quale i nostri Chiara e Giacomo discutono in acutissime e argutissime Antilogie (andate a perderci del tempo!)».
Lei è anche insegnante (e preside): i fumetti possono avere uno scopo educativo a suo parere? Potrebbero essere introdotti nella didattica?
«Innanzitutto la lettura di un fumetto (e aggiungerei la lettura in generale) è un piacere e quindi anche a scuola ‘dovrebbe’ passare come occasione di gusto. Quanti di noi non hanno amato dei capolavori come I Promessi Sposi o I Malavoglia perché sono stati usati solo come oggetto di studio finalizzato ad un voto o svuotati del loro impatto emotivo perché palestra di esercizi vari?
La sfida dell’appassionare alla lettura parte dalla scuola, ma deve scommettere su quello che è il bene supremo: la libertà dell’individuo. E passa poi da un fatto semplice: vedere negli adulti la passione della lettura. Io ho sempre un libro o un fumetto sul comodino e in giro su vari tavoli o sedie della casa e così la passione passa ai figli. Detto questo i fumetti sono possibilità di crescita tanto quanto i libri di narrativa.
Anche quelli dei supereroi? Certo! Ci sono delle saghe degli X-Men che pongono al centro il tema della accettazione della diversità. Vi sembra poco? I valori per i quali si muovono Tex e Zagor, di cosa ci parlano? Di giustizia, di difesa del debole, di libertà di espressione. Si possono quindi introdurre in didattica e anzi qualcosa è già stato fatto e nel mio piccolo da quando sono Dirigente Scolastico (preside) ho provato ad indicare ai docenti questa strada.
Ultimamente ho organizzato per i docenti di lettere e arte della provincia sud di Varese (il cosiddetto Ambito 35 di cui è referente la prof.ssa Cristina Boracchi del Liceo Classico di Busto) 4 giornate di formazione intensiva (due fine settimana per 10 ore al giorno) su come si scrive un fumetto e su come si crea uno storyboard. Come esperto è venuto un giovane e promettente disegnatore della Bonelli, Emanuele Gizzi, che insegna anche alla Accademia di Belle Arti di Palermo nel corso di fumetto».
Tra i più importanti fumetti della storia, quali hanno influenzato maggiormente la società?
«Difficile rispondere, ma facciamo anche qui qualche esempio: che cosa è stato Dylan Dog per noi ragazzi nati negli anni 70? Una vera e propria icona, un antieroe pieno di dubbi e animato da una compassione per i mostri, ovvero per i discriminati, i reietti, i disperati. Un antieroe solo apparentemente donnaiolo, ma in realtà sempre pronto sinceramente ad innamorarsi, un uomo con la sindrome di Peter Pan in un mondo che ha eretto a proprio dio il profitto.
O pensiamo in America all’impatto di una figura come Peter Parker, alias Spiderman, durante gli anni della contestazione giovanile e poi durante i ruggenti e drammatici Seventies. Ma anche Asterix e Obelix hanno segnato un’epoca e sono diventati un fenomeno di costume. Ne ho citati tre (ma dovrei citare almeno anche Topolino e Paperino), altri ne ho citati nelle risposte precedenti… e si potrebbero fare altri nomi ancora!».
Ancora oggi, con le più moderne tecnologie, il fumetto può avere successo o è sempre più una lettura “di nicchia”?
«Bella domanda. Montale quando ricevette il Nobel nel 1975 pronunciò un noto discorso di ringraziamento che ancora oggi è per me fondamentale: «È ancora possibile la poesia nel mondo moderno?» ovvero è ancora possibile qualcosa di supremamente inutile in una società che, come ho detto prima, ha eretto l’utile economico a unico criterio? La risposta sensata dovrebbe essere ‘no’, ma in realtà paradossalmente è proprio di questo che abbiamo bisogno. Di qualcosa che è inutile apparentemente, ma che ci parla di noi, dei nostri successi e dei nostri insuccessi, dei nostri limiti e delle nostre forze, di desideri e delusioni. Cioè della vita-vita!
Per parlare ancora ai giovani, il fumetto si sta anche ripensando e tante case editrici stanno percorrendo strade nuove per raggiungere nuovi lettori e dialogare con loro. Penso ad esempio ad un fumetto stile manga, Attica di Giacomo Keison Bevilacqua che, con coraggio, la Sergio Bonelli Editore sta proponendo in fumetteria, o penso anche a tanti webcomic o a una piattaforma web che unisce fumetti e anime come la neonata Astromica».
Il suo fumetto preferito? E perché?
«Risposta secca? Allora vado con un classico dell’avventura (del resto il mio blog si chiama FumettiAvventura): Corto Maltese di Hugo Pratt. Avventura, poesia, lotta alla tirannia, libertà… che cosa volere di più? Mi sa che è ora di rileggere Una ballata del mare salato e trovarsi così insieme al giovane indigeno Tarao su una minuscola barchetta tra l’oceano Pacifico e quello Indiano!».