Un’antica favola africana racconta del giorno in cui scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati. Mentre fuggiva veloce come un lampo, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta. “Dove credi di andare?” disse il re della foresta “C’è un incendio, dobbiamo tutti scappare!”
Il colibrì rispose: “Vado al lago per raccogliere acqua nel becco da buttare sull’incendio”. Il leone sbottò: “Ma sei impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio gigantesco con quattro gocce d’acqua?!”
Al che il colibrì concluse: “Io faccio la mia parte!“
Gli ultimi giorni di febbraio, quando è iniziata l’emergenza del Coronavirus in Lombardia, uno dei primi gesti di solidarietà è arrivato da un ristoratore, titolare di alcuni locali nel capoluogo lombardo, che ha deciso di offrire pizze gratis a medici e infermieri che stavano affrontando l’emergenza del virus con turni massacranti negli ospedali. Il suo scopo non è stato quello di farsi pubblicità, ma quello semplice di dare il suo contributo in questo particolare momento difficile per tutti mettendo a disposizione la sua “attività” quotidiana.
Qualche giorno dopo, sempre in Lombardia, si trovano molte città tappezzate da decine di biglietti solidali anonimi con scritto “Tutto andrà bene!” seguito da un cuoricino disegnato a mano. Non si sa chi siano gli ideatori dell’iniziativa, ma di certo il messaggio di speranza di questi post it ci ricorda che sono i più piccoli e semplici gesti che vengono dal cuore a cambiarci una giornata iniziata male, anche una di queste giornate dominate dalla paura e dall’incertezza del Coronavirus.
“Tutto andrà bene” e “Andrà tutto bene” sono diventati gli slogan di questa pandemia, anche sui social l’hashtag #andràtuttobene è diventato virale e protagonista di tante altre iniziative come infiniti disegni e striscioni di arcobaleno colorati.
Questi disegni se inizialmente erano partiti come idea il cui scopo era quello di tenere occupati i bambini, orfani delle lezioni nei propri istituti scolasti – di ogni ordine e grado -, in un’attività ludica e colorata alla ricerca di un po’ di allegria in settimane complicate per tutta la società, ha ben presto contagiato grandi e piccoli. Così sui portoni, sui balconi, sopra le porte delle case, sulle siepi, sulle cancellate, da nord a sud della penisola, da est a ovest, spuntano striscioni e cartelli con disegnato un arcobaleno e la scritta “andrà tutto bene”.
Bambini, nonni, adulti, giovani, anziani, genitori e famiglie intere (come la famiglia di Chiara che da Novara mi ha mandato la foto del suo striscione che hanno appeso davanti a casa loro, foto apertura ndr.): tutti impegnati in questi messaggi di speranza e incoraggiamento reciproco che ci fanno capire che siamo tutti sulla stessa barca, ma che uniti e rispettando le regole tutto andrà bene. È diventata virale la foto del neonato con indosso solo il pannolino anch’esso disegnato con arcobaleno e scritta #andràtuttobene, ma anche chi attende la nascita del primo figlio ha trovato il modo di lanciare il proprio pensiero di positività come Chiara e Gianluca.
Accanto al proliferare di tutte queste iniziative di solidarietà umana e compartecipe, si susseguono donazioni economiche a strutture ospedaliere e ricercatori per sostenerli nella battaglia contro il virus. Centinaia le raccolte fondi promosse sia da personaggi famosi sia da grosse società e aziende sia da comuni cittadini con la soluzione del crowdfunding… è molto bello questo messaggio perché ognuno dona quello che può, dai 5 euro ai milioni dei più facoltosi, ma solo unendo tutti questi soldi si arriva a donazioni importanti per la salvezza di tutti.
Proprio perché ognuno fa la sua parte in base a come può, numerose sono le iniziative di privati cittadini che magari non hanno grossa risonanza mediatica ma che cercano di regalare un sorriso raggiungendo quanta più gente possibile tramite il passaparola sui social network.
Marco ha lanciato l’iniziativa 1×30 cioè fare un determinato esercizio fisico per un solo minuto al giorno ma per trenta giorni consecutivi. Lui ha proposto il primo esercizio sfidando tre suoi amici a ripeterlo per trenta x 30 giorni, a loro volta ognuno di loro sceglierà un altro esercizio sfidando altri tre amici e così via. Come ha spiegato l’ideatore “mai come adesso dobbiamo tentare di contagiare le persone di #benessere e se ci riusciamo, anche con un sorriso”.
C’è anche chi usa i social per offrire gratuitamente la propria mansarda situata nei pressi dell’ospedale di Bergamo a quei medici e infermiere in prima linea che magari sono venuti da fuori regione o che abitano in altre provincie ma che si trovano lì per dare il proprio contributo sanitario nella lotta contro questo virus.
Anche la redazione di Sguardi di Confine ha voluto fare la sua parte e lanciare l’iniziativa “Scambio di Sguardi”. La nostra redazione sa che la scrittura ha effetti terapeutici per chi scrive e che la lettura può avere gli stessi effetti curativi in quanto, oltre ad allargare la mente, leggendo emozioni e pensieri altrui si scopre che magari quello che provo è lo stesso sentimento che prova qualcun altro e questo mi fa sentire meno solo, meno isolato nella mia casa.
Come ben spiegato dal nostro articolo che propone l’iniziativa: “In questo periodo di grande incertezza, tutti noi proviamo delle forti emozioni, ma a volte non sappiamo come comunicarle. A volte la vergogna ci blocca. Altre volte nascondiamo a noi stessi di provare nuovi sentimenti. E pensiamo di essere gli unici spaesati o impauriti. Così, noi di sguardi di confine abbiamo pensato di lanciare un’iniziativa che possa dare a tutti la possibilità di condividere, distanti ma vicini, i propri pensieri più intimi. Con “uno scambio di sguardi”, proponiamo a tutti i nostri lettori di scrivere una lettera a un “compagno di quarantena”. Sarà un modo, lento e meditato, attraverso il quale poter rielaborare le proprie emozioni, mettendole “nero su bianco”. Diamoci una briciola di speranza e positività a vicenda”.
Proprio questo incoraggiamento reciproco e gratuito senza chiedere nulla in cambio, questo sostenersi a vicenda, questa solidarietà con il prossimo chiunque esso sia… è il messaggio che emerge da tutte queste iniziative, da quelle che non ho citato nell’articolo e da quelle che continueranno a nascere nei prossimi giorni. Perché siamo tutti colibrì e solo se ognuno fa la sua parte, secondo quanto può, riusciremo tutti uniti a riappropriarci della libertà e a gustarci la bellezza di mangiare un gelato in compagnia all’ombra di un pino in una giornata di sole.