Giulia – Non è un raggio, è la luce di una galassia intera…

Ho paura. Ho paura davvero.
Mi spaventa questo silenzio: non sentire le risate dei bambini che aspettano l’autobus a due passi dalla mia finestra e ancor più non sapere quando mi succederà di riascoltarle.

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La mattina, ho ben presente il rumore delle automobili che si mettono in moto nel mio quartiere e che partono verso uffici, supermercati, scuole… Ormai sento il frusciare delle ruote sull’asfalto un paio di volte al giorno.
Queste giornate sembrano post-apocalittiche e non passano mai.

Non che prima chissà che vita movimentata facessi, mi si potrebbe obiettare, ed è vero. Ma quella che avevo sottovalutato era la mia libertà di rintanarmi dentro la mia camera a studiare, leggere e guardare serie tv.
Ora tale condizione non dipende più da me.
E mi spaventa non sapere quando finirà.
Se c’è una cosa che più di tutte mi tormenta, è proprio questa, infatti: il non avere tutto sotto controllo.

Immaginate gli attimi di panico che può vivere una persona che non sa quando potrà tornare al cinema, a sfogliare un libro, sentendo il profumo delle pagine prima di acquistarlo, a mangiare una pizza con le amiche… No, non certo per queste cose in sé, sia chiaro: sarebbe davvero da insensibili lamentarsi per una serata priva di svaghi, e, come ho detto, magari l’ultima volta che sono andata al cinema o in pizzeria risale a mesi fa, a ben prima dell’emergenza causata da questo virus maledetto.

Però godevo della pace interiore di sapere che tutto era lì, a disposizione.
E mentre egoisticamente penso a me, che sto perdendo la certezza di poter decidere di andare o meno a mangiare un cornetto e bere un cappuccino, immediatamente mi viene alla mente chi sta perdendo anche le certezze economiche che derivano dal venderlo, quel cornetto e quel cappuccino.
Resto senza parole di fronte a questo caos, a questa incertezza.
Mi manca davvero il fiato, in alcuni momenti.

La mia mente, come una scheggia impazzita, nel frattempo, è già passata a pensare proprio all’emergenza sanitaria; al perché si è creata questa terribile condizione che sono ben contenta di vivere se penso alle conseguenze positive che avrà il mio rispettare le regole.

Quando finirà tutto questo? Ce la faranno i nostri ospedali? Che diranno stasera i dati del bollettino ufficiale? Chissà cosa devono provare i medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari che si trovano a dover fronteggiare una situazione così grande e inattesa. E se un domani…

L’ho detto: perdere il controllo delle cose mi atterrisce.
Sono pensieri che, sono convinta, appartengano un po’ a tutti noi che ci troviamo distanti anche di migliaia di chilometri.

Eppure… Eppure in queste mie apnee e in questi momenti di sconforto mi sto rendendo conto di tante cose che non sono affatto scontate, e che rappresentano la finestra da cui entra un raggio di luce che illumina la stanza in cui sono praticamente costretta.

Ma che dico? Non è un raggio, è la luce di una galassia intera

Penso – partendo dalle cose più lontane da me – ai personaggi famosi italiani, che in gran numero stanno aderendo a iniziative volte a farci passare il tempo: fanno dirette sui social in cui chiacchierano, virtualmente, con noi supporters; realizzano operazioni di lettura condivisa, in cui chiedono agli utenti di interpretare un personaggio, e ci si vede, davanti a uno schermo, ogni sera pronti a recitare qualche opera teatrale; ci danno la possibilità di richiedere loro canzoni che, prontamente, suoneranno dal salotto; rendono gratuiti i loro film… è importante, in momenti come questi, una condivisione della normalità.

Si tratta di gesti che sto apprezzando molto, e certo non dimentico quello che è il bene più concreto e reale che stanno facendo, organizzando e pubblicizzando le donazioni agli ospedali italiani.

Continuo poi, pensando all’utilità del programma di solidarietà digitale, promosso da diverse aziende, o ancora al fondamentale aiuto che, notizia delle ultime ore, proviene dal rendere gratuito il medicinale contro l’artrite che sembra stia aiutando i casi più gravi: sarà così più semplice uscire dalla terapia intensiva.

Penso quindi a quelle cose che sono più vicine a me: io e le mie amiche, compagne di palestra, che decidiamo di allenarci in videochiamata, perché, nonostante tutto sia chiuso il nostro istruttore continua a fornirci delle schede di allenamento, e noi non rinunciamo alla normalità di iniziare una serie di flessioni tutte insieme (e nemmeno a quella di sapere che io, molto probabilmente, di flessioni ne farò un paio in meno).
Sono fortemente riconoscente per tutto questo.

Penso ai miei docenti universitari (e a tutti gli insegnanti) che non si sono persi d’animo e che stanno organizzando le loro lezioni, i ricevimenti e gli esami on-line per garantirci la possibilità di continuare a studiare e di rimanere in contatto con loro in caso di qualche dubbio.

Penso alle piattaforme social dove ci sono manifestazioni di affetto incredibili, e inviti alla partecipazione: giochi come “mostrami il tuo outfit da quarantena” dove si fa sfoggio di felpe che non vedevano la luce da anni, pantaloni di pigiami infilati nei calzini di spugna e pantofole di peluche o, più semplicemente, post a fine giornata per condividere la stessa raccontandosi cosa si è fatto, consigliandosi magari qualche libro da recuperare o film imperdibile.

Penso, personalmente, alla mia amica Giulia, che io, peraltro, conosco solo virtualmente, e che nonostante stia attraversando un periodo non propriamente semplice della sua vita, quando al telefono mi ha sentita preoccupata è stata pronta a tranquillizzarmi e a offrirmi un grande aiuto.
La gratitudine nei suoi confronti è immensa.

Penso alla splendida iniziativa di un’altra mia amica virtuale, Matilde, che è psicologa e che offre gratuitamente, rendendo disponibile la sua mail e il suo numero di telefono, supporto psicologico per chiunque dovesse averne bisogno in questo momento difficile.

E potrei andare avanti ancora per molto, perché tante sono le cose a me vicine che, nonostante questo periodo non sia certo il più roseo per il nostro paese intero, mi fanno sentire fortunata.

Lo avevo detto: è la luce di una galassia intera quella che entra dalla finestra.

Giulia

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