L’arte di pulire il nostro pianeta evitando ogni spreco perché «tutto può continuare a vivere, trasformato per rinascere». È nato a Roma il MoRa, Museum of Recycled Art, il primo museo del riciclo creativo opera dell’effervescente giornalista Rai Mariaceleste de Martino.
L’autrice, attivista nel campo dell’ambiente, fin da quando aveva 15 anni porta avanti la sua passione del riciclo creativo (ed etico). Così, dall’8 dicembre ha deciso di aprire le porte al suo “Museo dell’Arte Riciclata” nel quartiere “bohémien” della Capitale, San Lorenzo, in una piccola palazzina a ringhiera.
Il MoRa, ad ingresso gratuito su appuntamento, è curato dall’associazione culturale che porta il nome della madre della giornalista: “Atelier Anna Tomasetta – Di che stoffa sei?”. Qui sono esposte varie opere di diversi artisti del “riuso-riciclo” creativo che usano materiali di scarto per farne oggetti di arredo, moda e abbigliamento. Si tratta, quindi, di una corrente artistica che esprime la voglia di “pulire” il nostro pianeta, evitando ogni spreco.
Cosa si può vedere al “Museo dell’Arte Riciclata”?
Dal gilet fatto con zip colorate, alla lampada nata da una bottiglia di vetro, dalla collana composta dai blister dei medicinali a quella con rondelle e farfalle della ferramenta. E ancora: una borsa fatta di cavo elettrico, scarpe decorate con i vecchi mattoncini per costruzione dell’infanzia o adornate con i centesimi avanzati nel borsellino, una parure creata con lenti di occhiali o fatta di diapositive, collier con anelli dei colli di bottiglie di plastica, collana di matite, borsa di tappi o di pellicola cinematografica… e tanti altri oggetti di design, arredo e moda per un totale di una 50ina di spunti creativi.
«Apple è nata in un garage. Gesù in una stalla. Forse anche il MoRA può crescere ed espandersi» ci racconta con gioia de Martino che ha ricevuto i complimenti anche dalla Direzione Musei del Ministero dei Beni Culturali e dal Comune di Roma.
“Da Cosa Nasce Cosa”: dal MoRa a uno spazio per tutti gli artisti del “riuso-riciclo”
Di fatto, l’iniziativa non vuole fermarsi qui: «Lancio un appello alle istituzioni, offritemi uno spazio più ampio dove ospitare più artisti, ce ne sono tanti che creano capolavori con materiale di scarto. La mia linea di accessori “Pop Art” si chiama “Da Cosa Nasce Cosa”, quindi magari da piccolo diventerà un grande museo». Questa la richiesta della giornalista che, tra l’altro, ha recentemente esposto alcune sue opere anche all’Eco Fair, il Festival della sostenibilità a Roma.
Ed è bene precisare: Nulla è in vendita al museo. Gli oggetti fanno parte del guardaroba di De Martino: «Espongo solo per mostrare cosa si può fare con qualcosa che sembra inutile o da buttare – spiega – Voglio sensibilizzare le persone a riutilizzare quello che ormai si considera immondizia, destinata a morire per sempre. Invece, tutto può continuare a vivere, trasformato per rinascere. Io rianimo e ridò vita alla spazzatura morta. Persino con i tubi di cartone all’interno dei rotoli di carta igienica ho creato una pochette. Da una catena di plastica trovata in una discarica ho fatto una borsa. E ho anche lavorato ai ferri dei cavi di caricabatteria di vecchi telefoni cellulari e ne ho fatto degli orecchini. In mostra anche una collezione privata di oggetti di vari artisti che ho acquistato in giro per il mondo».
«Serve fantasia nella vita per fare qualsiasi cosa. Bisogna immaginare che qualunque cosa può diventare qualcos’altro. Gli artisti classici martellavano su un pezzo di marmo o plasmavano un pezzo di creta facendolo diventare una scultura dall’aspetto vivente. Anche Geppetto da un tronco di legno ha fatto nascere suo figlio, Pinocchio. Tutto è possibile», conclude sorridendo de Martino.
Per prenotare la visita scrivere a: info@atelierannatomasetta.it