Sono 4 i milioni di bambini rifugiati in tutto il mondo che non possono andare a scuola. Tra loro, le ragazze rifugiate sono le più discriminate: secondo le ultime ricerche, le bambine hanno la metà delle probabilità di iscriversi ad una scuola superiore, o di completare il percorso di studi. Da queste premesse nasce la campagna “Mettiamocelo in testa” dell’UNHCR fino al 17 febbraio.
L’obiettivo dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, è di raccogliere fondi per garantire l’accesso all’istruzione per le bambine rifugiate.
Le bambine lontane da scuola rischiano di subire abusi, di cadere nella rete degli sfruttatori o di contrarre matrimoni precoci. Stando a quanto riportato da recenti studi della Banca Mondiale, negare il diritto allo studio significa un costo di 30mila miliardi di dollari in produttività e guadagni mancati. Insomma, da questo emerge come la mancanza di istruzione non sia un problema soltanto culturale ma soprattutto una garanzia del diritto alla vita.
Secondo l’Unesco garantire la continuità scolastica delle bambine significherebbe ridurre i matrimoni precoci al 14% e diminuire dell’8% la mortalità infantile data da malaria o polmonite, arrivando addirittura al 30% nel caso in cui le ragazze riescano a completare la scuola secondaria.
Istruzione delle bambine rifugiate – i dati di Turn the Tide
Secondo il rapporto svolto dall’UNHCR, Turn the Tide, il 61% dei bambini rifugiati frequenta la scuola primaria, contro il 92% dei bambini di tutto il mondo.
E il divario aumenta con l’età: alla scuola secondaria accede solo il 23% dei rifugiati rispetto all’84% delle medie mondiali, alle scuole superiori la forchetta si allarga, 1% è la stima dei rifugiati contro il 37% dei ragazzi di tutto il mondo.
Per quanto riguarda le bambine, la differenza diventa allarmante: crescendo vanno incontro ad una sempre maggiore emarginazione che aumenta il gender gap in maniera esponenziale.
L’appello di UNHCR per l’istruzione delle bambine rifugiate
Come sottolinea Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa, «continuare a trascurare l’istruzione delle ragazze rifugiate provocherebbe conseguenze disastrose per molte generazioni a venire. Più alto è infatti il livello di istruzione delle bambine e delle ragazze rifugiate, più elevate saranno le loro abilità in termini di leadership, capacità imprenditoriale e piena autonomia, qualità fondamentali che aiuteranno sia l’integrazione nelle comunità ospitanti e il loro sviluppo, che la ricostruzione dei paesi di provenienza».
Proprio per questi motivi l’UNHCR «si impegna a difendere e promuovere il diritto a un’istruzione di qualità. Una bambina rifugiata non può scegliere, ma noi sì. Possiamo salvarla dagli abusi, dallo sfruttamento e dai matrimoni precoci e assicurarle il diritto di andare a scuola». Allora “mettiamocelo in testa”.
Come aderire a “Mettiamocelo in Testa” di UNCHR
La campagna può essere sostenuta inviando un SMS da 2 euro al numero solidale 45588. I fondi andranno a sostenere il progetto “Educate a child” iniziato nel 2012 in 12 paesi: Siria, Iran, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda, Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan.
La campagna ha garantito più di 3 milioni di libri di testo e materiali didattici. Con i soldi raccolti sono state comprate più di 700mila uniformi per le scuole ed è stato fornito sostegno a 8mila bambini disabili. Grazie alle prossime donazioni si potranno costruire più scuole, garantire alle bambine maggiore protezione dalle molestie, dalle aggressioni, lottare contro il bullismo e la violenza sessuale e di genere nelle classi.