Oggi Tiziano Codiferro è Master Gardener. Un “maestro giardiniere” insomma, attivo in Toscana, in particolare nella provincia di Firenze. Ma fino a 40 anni passava le sue giornate dietro a una scrivania mettendo in pratica quando appreso dalla laurea in economia e commercio.
Nel 2007 la svolta. Come racconta nel suo blog, Tiziano ha deciso di lasciare tutto e ripartire da zero. Per farlo, come primo passo si è formato, alla Scuola Agraria del Parco di Monza. Oggi è un giardiniere esemplare e in continuo aggiornamento.
La sua è una storia di rinascita e capacità di cambiamento. Così, l’abbiamo voluto intervistare…
intervista in collaborazione con I. Capitanio
Cosa ti ha spinto a cambiare lavoro? Passione o etica?
«Sono stato spinto dalla passione, non dall’etica. L’etica vera e propria, in questo lavoro, non sempre rispecchia la volontà dei clienti, quindi si cerca di venirsi in contro. Il cliente chiede il risultato immediato e l’effetto pronto. Mentre l’etica chiederebbe di piantare la piantina giovane per fare in modo che si adatti meglio all’ambiente e di non utilizzare pesticidi per creare un microclima/microambiente naturale. Ecco, questo aspetto è difficile riuscire a mettere in pratica, salvo rarissimi casi. Insomma sarebbe abbastanza utopico.
Insomma, ho cambiato lavoro per passione. Ho fatto per 10 anni l’altro lavoro ma non mi dava niente, arrivavo a casa stanco e scontento. Ora arrivo a casa stanco ma contento… un po’ stressato per le corse ma le corse ci sono sempre.
Certo. Mi sono imposto di non partire impreparato. Quindi ho frequentato la scuola di Monza dove prima ho appreso le basi per poi metterle in pratica continuando ad aggiornarmi.
Di fatti, a settembre parto per il Giappone, starò lì 20 giorni per fare un corso all’Università di Kyoto. L’aggiornamento fa parte del lavoro. Non è molto ambito in Italia ma è parte del lavoro per tutte le professioni ed è fondamentale».
La tua storia insegna che chi vuole può cambiare…
«Sì, perché io ho cambiato a 40 anni. Ho avuto la fortuna di poter cambiare e poter scegliere: non avevo debiti e situazioni difficoltose in corso. Avevo un contratto a tempo indeterminato e l’ho lasciato facendo un passo nel buio».
E quello che fai oggi “ti dà forza ed energia” per citare la presentazione del tuo blog…
«Sì, è ancora così. Quello che mi smonta è la routine e la ripetizione. Non taglio erba e siepi tutto l’anno. Se riesco a fare ogni giorno cose diverse, sono contento. Altrimenti mi annoio. Gli stimoli ci devono essere sempre, la differenziazione anche. Poi quello che viene, si prende. Nei limiti del possibile si cerca di scegliere».
Quindi quali sono i difetti del lavoro da giardiniere?
«La fatica fisica e i dolori per il clima (acqua, caldo, freddo te li prendi tutti). Ma se questo è ripagato dall’entusiasmo e dalla varietà del lavoro, che ti dà anche soddisfazione, va bene. Penso sia meglio rispetto all’avere un dolore al carpale per un mouse davanti a uno schermo e fare contabilità e fatture tutti i giorni. Ecco, è un male minore».
Invece cosa ti piace di più del lavoro di giardiniere?
«Poter cambiare e poter scegliere di cambiare. Muoversi e trovare sempre cose diverse, stimolanti. Una volta lavori al piccolo giardino, la volta dopo trovi una grande struttura, poi un orto, poi l’allestimento di un appartamento dentro a un grattacielo così come un giardino di campagna. Insomma, l’importante per me è cercare di fare cose nuove».
Oggi si parla molto di cambiamento climatico. Lo riscontri anche nel tuo lavoro?
«Sì, le condizioni climatiche stanno cambiando e si vede. Due anni fa c’è stato un inverno di completa siccità, lo scorso anno invece è stato molto piovoso mentre quest’anno l’inverno non si è visto. Abbiamo invece avuto un clima più freddo in primavera rispetto alla norma. Di conseguenza, le piante si adattano male a questi sbalzi repentini.
Il freddo durante l’inverno uccide gli insetti. Se il freddo non c’è, la primavera successiva sarà una strage per i parassiti. Se c’è una primavera piovosa, nascono molti funghi. Quindi sì, il cambiamento climatico si vede e tanto.
Pensa che le piante normalmente presenti in Toscana, ora iniziano a soffrire e danno problemi. Le piante non si adeguano così immediatamente alle bombe d’acqua o all’estate di grande siccità. La pianta cerca una via di mezzo che non c’è più. Ma il cliente che l’ha sempre vista crescere nel giardino della nonna, senza cure, oggi pensa di poter fare lo stesso. E poi la pianta muore. Insomma, oggi la stessa pianta ha bisogno di più cure rispetto a prima».
Quindi bisogna cambiare atteggiamento verso le piante…
«Sì, bisogna avere un occhio di riguardo diverso. Bisogna saperle guardare con occhio diverso. Non sempre il problema arriva a causa degli insetti o del concime ma proprio per il posto dove è ubicata la pianta: se 10 anni fa andava bene, oggi non può vivere più serenamente in quel luogo perché il caldo è aumentato. I 40gradi che ci sono stati a giugno, 10 anni fa erano fuori stagione, oggi ci sono. E pure 18 gradi di un mese fa erano completamente fuori stagione. Bisogna quindi cambiare la scelta delle piante e io stesso do soluzioni diverse ai miei clienti».
Cosa consiglieresti alle città per implementare il verde?
«Basterebbe avere l’accortezza di scegliere giardinieri professionisti. Non fare la gara al massimo ribasso ma cercare il professionista capace. Dove per capacità intendo saper prendere le decisioni giuste che già nel breve e medio periodo portano a spese più contenute. È inutile piantare 10 alberi di qualità super scadente: piantane 4 di buona qualità e vedrai che, curati da un professionista, vivono. Quei 10 curati da una persona non qualificata, moriranno tutti.
Insomma, non dico di pensare a chissà quale scelta. Basterebbe usare il buon senso. Piantare gli alberi va bene ma bisogna pensare a quali alberi scegliere in base al luogo in cui saranno piantati. Abbellire le aiuole o le rotonde delle città va benissimo, basta che siano in linea con il budget che il Comune ha e con la capacità di fioritura.
Spesso vengono anche piantate piante, poi non vengono mantenute e curate, crescono le erbacce e poi viene raso tutto al suolo. Insomma, basterebbe seguire il buon senso. Non bisogna avere 10 lauree, basta usare l’intelligenza e le conoscenze, quelle sì. Come sapere quale pianta scegliere in base al tipo di esposizione. Quindi il mio consiglio è di prendere una scelta semplice ma funzionale che può portare molti risultati positivi nella gestione del verde, pubblico o privato che sia. Perché spendere soldi se poi non hai risultati?».
Normalmente chiediamo, a fine intervista, la canzone preferita. Nel tuo caso chiediamo il tuo fiore e la tua pianta preferiti…
«Mi vengono in mente le ortensie e le begonie ma ci sono talmente tante belle piante che non saprei quale scegliere. Giardino dove vai, pianta che trovi».