Luigi, 59enne originario della provincia di Caserta, dal 2007 è senza casa e senza lavoro. Ora fa parte dei numerosi senzatetto presenti nella città di Como. Lo abbiamo intervistato grazie all’associazione di volontari, I Vicini di Strada.
Intervista realizzata in collaborazione di Paola Consolaro e Gianluca Bramani
Chi è Luigi?
“Sono una persona disponibile, educato e ogni tanto ho anche qualche diavoletto un po’ nascosto”.
La tua infanzia come è stata?
“Ho avuto un’infanzia molto ribelle, in alcuni periodi mi è toccato vivere allo sbando. Ho vissuto periodi critici anche per aver patito la fame. Poi c’è stato il trasferimento dal sud al nord per questioni di lavoro, visto che giù di lavoro non ce n’è.
Siamo arrivati al nord nel ’64. È andato tutto bene fino a una decina di anni fa”.
Cosa hai fatto in quegli anni?
“Ho sempre lavorato: da piccolo ho fatto il contadino quando ero giù, aiutavo per portare a casa il necessario come farina, latte, uova etc. Poi ho cominciato a lavorare a 15 anni come stampatore, giardiniere, muratore, lucidista… ho fatto un po’ di tutto”.
Poi cosa è successo?
“A un certo punto, per questioni di salute, non ho potuto più andare avanti a lavorare ed è cominciata, diciamo, la mia avventura”.
Non sei più riuscito a mantenerti?
“Esatto, è mancato il lavoro”.
Gli altri tuoi famigliari cosa hanno fatto?
“Quando viene a mancare il capofamiglia, così come la madre, comincia lo sfascio. Non c’è più nulla. Sono in contatto con mia sorella, con gli altri fratelli abbiamo un po’ rotto, a parte uno che si è trasferito giù al mio paese”.
Da quanto hai perso il lavoro, quanto tempo è passato prima di rivolgerti al centro a Como?
“Abitavo in un paese in provincia di Como. Ero sconosciuto in tutti questi sistemi di assistenti sociali. Ero proprio fuori da questo mondo. Mi hanno consigliato di andarci, non ci sarei andato di persona altrimenti. Quindi ho iniziato a capire un po’ come funzionava il sistema qui.
Volevo solo capire com’era il sistema. Ma non ho trovato grande aiuto all’inizio… ti sistemavano solo per lavarsi loro la faccia. Uno aveva bisogno di un appartamento per fare una vita dignitosa e invece ti buttavano lì con chiunque… c’è gente che si tiene e gente che non sa gestire gli spazi comuni”.
Di fronte a questa situazione sei rimasto sereno?
“Mi hanno fatto cadere il morale. Mi sento, come dire, infastidito a chiedere. Se chiedo una volta, già la seconda mi dà fastidio”.
Quindi da quanti anni sei in questa situazione?
“Dal 2007 fino ad ora”.
Insomma da una decina di anni sei nei dormitori?
“No, per 5 anni sono stato in una casa comunale. Lì mi sono sentito appoggiato poco dal sistema comunale. Poi, per il mio orgoglio, ho preferito andarmene fuori”.
Hai provato a dormire in mezzo alla strada?
“Eh sì. Come al parco di Cantù”.
Di inverno?
“No per fortuna… ma faceva freddo lo stesso. Per me era tutta una vita nuova. Non conoscevo né coperte, né cartone, per dire come ci si organizza. Dormivo senza nulla”.
E per quanto hai fatto questa vita?
“L’ho fatto per un paio di mesi qui a Cantù. Poi, per comodità, mi sono trovato alla stazione di Como e poi, dopo 4 mesi, sono stato ai dormitori. Non li conoscevo e non ci volevo andare perché mi sentivo troppo… era troppo umiliante per me andare in quei posti. Poi ci sono andato ma non è che ero troppo contento insomma”.
E ora cosa ne pensi?
“Pensi che sia sempre uno schifo. Non sono contento lo stesso. Lo devo fare”.
Prima dicevi che molti dicono ‘basta provarci e la vita va meglio’… tu cosa ti sei sentito dire?
“Diciamo che sono stato trattato un po’ disumanamente dal sistema ecco. Pensavo fossero diverse queste cose. Invece, solo parole”.
Da fuori sembra facile risalire vuoi dire?
“No, intendo che il sistema dei comuni, assistenti sociali, inserimenti lavorativi etc, pensavo fossero molto più efficaci. Invece sono solo pagliacciate. Non mi piace come usano il sistema per aiutare le persone che poi alla fine neanche ti aiutano”.
Da parte dei volontari, invece, hai trovato accoglienza?
“A parte loro due, che sono due persone particolari… per adesso (ride rivolto alle volontarie de I Vicini di Strada ndr.)…”
Non trovi umanità o un aiuto concreto?
“Non ti danno abbastanza per tirarti su e inserirti nella società. Non dico come era prima perché è impossibile. L’ho capito anche io che è impossibile tornare allo stesso punto di prima. Ma almeno vivere un po’ più dignitosamente. Invece le parole ci sono ma i fatti no”.
Cos’è per te la strada?
“Mi è servita come esperienza. L’ho trovata educativa. Anche perché una volta guardavo, ora mi trovo in mezzo”.
E cosa hai capito vivendo in strada?
“Ho capito che starne fuori è un’altra cosa”.
Ma è più per l’aspetto della sofferenza?
“No perché trovi anche le persone giuste. Ci sono persone di cuore che ho conosciuto e sono stato contento. Sono stato un annetto al Crocefisso, una chiesa di Como”.
Ci si incontra davvero quando si è in questa condizione? Trovi più umanità?
“Ci sono due lati. Una la fa ma non la accetta lo stesso di farla quella vita. Gli altri invece sono di fuori. Io la facevo ma non la accettavo, ancora ora non la accetto”.
Forse è voglia sempre di rivalsa?
“Ci ho provato per parecchi anni. Spero di poter raccontare poi altro”.
Hai la speranza di un cambiamento quindi?
“Non è che me ne freghi più di tanto. Se arriva arriva, se no…”.
Ma pensi al futuro o vivi il presente?
“Osti, questa parola qui l’ho sentita 10 anni fa. Futuro… spero di sentire ancora più avanti questa parola”.
Come passi le tue giornate?
“Viaggio sempre, Brescia, Bergamo, Cremona, Novara, Mantova… perché di Como sono stufo ormai. Vado in giornata, perché passare 12 ore in giro sono tante, cosa fai a Como tutto quel tempo ogni giorno? A differenza degli altri che si divertono a star seduti con il cartone e a conciarsi bevendo, preferisco girare”.
Non ti è mai venuta la tentazione di bere?
“Ho bevuto in compagnia ma sempre nei limiti. Bevevo eh, quando lavoravo. Però sono sempre stato moderato. Ho smesso anche di bere ora… ho fatto al contrario. Ho bisogno di occupare la mente, perché se la mente inizia a girare nei posti sbagliati, mi incavolo anche di più. Tipo verso quelli che mi hanno conciato in questo modo insomma”.
La tua canzone preferita?
“Quella dei Nomadi, Io Vagabondo”.