Polemiche per la 32esima edizione del Salone del Libro di Torino, in programma dal 9 al 13 maggio, vista la presenza dello stand di Altaforte. La casa editrice di CasaPound presenterà il libro “Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio”. Esposto in Procura di Regione Piemonte e Comune di Torino per apologia del fascismo dopo le dichiarazioni dell’editore Francesco Polacchi.
Approfondimento in collaborazione con I. Ceriani
Partiamo da un dato di fatto, il reato di apologia del fascismo: secondo l’articolo 4 della legge Scelba (nr 645/1952), deve essere sanzionato chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.
E un altro dato di fatto: Francesco Polacchi, editore di Altaforte (è sua la rivista Primato nazionale, di CasaPound ), ha dichiarato chiaro e tondo ai microfoni di “Un Giorno da Pecora” di essere “fascista nell’unico senso possibile” (qui al minuto 23’40”). E ha poi precisato, comunque, che Altaforte non si definisce una casa editrice fascista ma “sovranista”. In un’altra intervista, all’Ansa, ha invece aggiunto: “L’antifascismo è il vero male di questo Paese”.
Esiste poi un terzo dato di fatto, ovvero l’assenza di condanna da parte della Magistratura di questa casa editrice. Proprio su questo punto hanno fatto leva gli organizzatori della 32esima edizione del Salone del Libro di Torino in programma dal 9 al 13 maggio. “È indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per questi reati di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri” hanno scritto in una nota ufficiale dopo l’emorragia di polemiche.
“Altrettanto indiscutibile – hanno aggiunto – è il diritto di chiunque di dissentire, in modo anche vibrante, dalla linea editoriale perseguita da un editore e dai contenuti dei libri da esso pubblicati. Quale migliore occasione del Salone stesso per affermare questa posizione promuovendo il dibattito sul tema”.
Con un lungo post, si è espresso anche il direttore del Salone, Nicola Lagioia, facendo notare come lo stand di Altaforte occupa 10 metri quadri su 60 mila e che la sua partecipazione non rientra “in nessun incontro nel programma ufficiale su 1200 previsti”, ribadendo anche di credere “che la comunità del Salone possa sentirsi offesa e ferita dalla presenza di espositori legati a gruppi o partiti politici dichiaratamente o velatamente fascisti, xenofobi, oppure presenti nel gioco democratico allo scopo di sovvertirlo”.
E così insomma, sulla scia borderline della legalità e della delega alle decisioni della Magistratura, Altaforte ha tutto il diritto di esporre, pur rombando a chiare lettere la propria fiera appartenenza al fascismo, senza peli sulla lingua, senza ombre né fraintendimenti. Proprio per questo sarà loro possibile presentare il libro “Io sono Matteo Salvini, intervista allo specchio” scritto da Chiara Giannini con la prefazione di Maurizio Belpietro. Insomma, mettendo insieme i pezzi – senza neppure troppa difficoltà – vediamo un libro di chiara matrice fascista essere la presentazione del Ministro degli Interni, nonostante questo si ripeta lo slogan di “parlare a nome di 60milioni di italiani”, ogni volta che gli è possibile.
Altaforte al Salone del Libro: dimissioni di Christian Raimo
E se ormai i fatti sono questi, allora è necessario parlare. O “dissentire in modo vibrante” per citare ancora lo staff del Salone del Libro. Così, il primo a dissociarsi è stato, il 4 maggio, lo scrittore Christian Raimo presentando le sue dimissioni dal comitato editoriale. Il giornalista ha difatti denunciato: “Ogni spazio pubblico è oggi un luogo di battaglia, culturale, politica, civile, antifascista”. E ha precisato: “La ragione per cui mi sono dimesso è che non voglio la presenza di editori dichiaratamente fascisti o vicini al fascismo”.
Zerocalcare su Altaforte a Torino: “Ogni settimana spostiamo un po’ l’asticella del baratro”
A ruota, il fumettista Zerocalcare ha annullato la sua presenza al Salone del Libro di Torino. “Sono pure molto dispiaciuto ma mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale” ha precisato su Facebook senza rinunciare al suo stile dolceamaro e diretto.
Da Zerocalcare, però, non arriva certo la condanna a chi non rinuncerà alla propria presenza: “Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello”. E poi ha aggiunto: “Oggettivamente sta roba prima non sarebbe mai successa. Qua ogni settimana spostiamo un po’ l’asticella del baratro”.
Oltre al fumettista, anche il collettivo di scrittori Wu Ming ha deciso di rinunciare. “Mai gomito a gomito con i neofascisti: Altaforte è di fatto la casa editrice di Casapound”, ha commentato la band letteraria nata nel 2000.
E così anche il saggista Carlo Ginzburg che, ammettendo di “condividere pienamente” le motivazioni di Wu Ming ha annunciato di annullare la partecipazione “per una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità. Ed esprimo la mia solidarietà a Raimo”.
Anpi: “Intollerabile presenza al Salone della casa editrice Altaforte”
Chiaramente, non poteva mancare la voce di Anpi. Anche la Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Carla Nespolo, ha annullato la sua partecipazione al Salone del Libro di Torino dove avrebbe dovuto presentare, il 10 maggio, il volume di Tina Anselmi “La Gabriella in bicicletta” edito da Manni: “Il motivo – hanno sottolineato in un comunicato stampa – è legato all’intollerabile presenza al Salone della casa editrice Altaforte che pubblica volumi elogiativi del fascismo oltreché la rivista Primato nazionale, vicina a CasaPound e denigratrice della Resistenza e dell’Anpi stessa”.
People di Beppe Civati e lo stand vuoto: “Against fascism”
E poi c’è “People” di Beppe Civati che ha deciso di lasciare il suo stand vuoto: “Condividiamo le critiche avanzate in questi giorni all’organizzazione del Salone del Libro di Torino, per lo spazio concesso a case editrici e gruppi afferenti al neofascismo – hanno dichiarato – Di fronte alla crescente ondata di violenza, di razzismo e di xenofobia che attraversano non solo il nostro paese, ma l’intero continente, non possiamo essere indifferenti”.
People, quindi ha deciso di “dimostrare fisicamente la nostra dissociazione da chi pensa sia normale dare visibilità e dignità di dibattito al neofascismo. Per questo, il nostro stand al Lingotto sarà lasciato vuoto per tutta la durata della manifestazione, e saremo rappresentati solo dalla scritta “Stand against fascism” che intendiamo affiggervi. Non intendiamo, tuttavia, ritirarci silenziosamente dalla lotta contro la marea nera che sta dilagando. Al contrario, saremo comunque presenti in città, e annunceremo presto gli eventi che terremo al di fuori del Salone, come gesto di protesta”.
Michela Murgia: “Proteggere la memoria insieme”
Michela Murgia, invece, propone un’azione simbolica in occasione del suo incontro (sabato 11, arena bookstok alle 18:30): “Chiedo ai lettori e alle lettrici che verranno a sentirmi di venire con un libro che per loro incarni e rappresenti i valori della democrazia, dell’umanità e della convivenza offesi dal fascismo e dal nazismo. Alla fine del reading vorrei vedere quei libri sollevati come uno scudo silenzioso, come un argine di storie potenti da contrapporre a chi la storia la vorrebbe negare e riscrivere. L’unica difesa contro un presente senza coscienza è ricominciare a proteggere la memoria insieme”
Chiara Appendino: “Torino è antifascista”
All’ondata di polemiche e di prese di posizioni è arrivata anche la voce della sindaca di Torino, Chiara Appendino. “Torino è antifascista – ha scritto su Facebook – Questo semplice concetto in premessa deve essere molto chiaro, così come deve essere altrettanto chiaro che, in democrazia, non esistono alternative praticabili a questa posizione. A quei valori liberali, democratici, antifascisti, vogliamo tenere fede. L’occasione è utile per ricordare che la Città di Torino, Medaglia d’Oro alla Resistenza, sarà presente al Salone del Libro. Sarà presente con il suo stand e i suoi eventi, incarnando nella sua bandiera quei valori di libertà e uguaglianza che fanno parte della nostra stessa identità. Di certo, non abbandoneremo il campo, perché le idee si combattono con idee più forti. Le nostre ci saranno e, insieme alle nostre, ce ne saranno tantissime altre. È solo con la cultura che possiamo porre un argine a ogni possibile degenerazione, estremismo o ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre. Tanti e uniti. È così che si vince”.
Chiara Appendino e Sergio Chiamparino denunciano Altaforte per apologia del fascismo
Inoltre, il 7 maggio la sindaca e il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica: “Alla luce delle dichiarazioni sul fascismo rilasciate a mezzo stampa e attraverso emittenti radiofoniche dal signor Francesco Polacchi (“io sono fascista”, “l’antifascismo è il vero male di questo Paese”, ecc.) ritengono il rappresentante della casa editrice Altaforte e la sua attività professionale nel campo dell’editoria estranee allo spirito del Salone del libro e, inoltre, intravvedono nelle sue dichiarazioni pubbliche una possibile violazione delle leggi dello Stato”.
Ora la parola passa ai magistrati: spetta a loro valutare se sussistano i presupposti per rilevare il reato di apologia di fascismo e la violazione di quanto disposto dalla legge Mancino 305 del 1993.
E pensare che al Salone c’è pure una sezione che si intitola “Questo è un uomo – Per raccontare insieme l’importanza della memoria e i calpestati ed emarginati di oggi. Perché ogni generazione è chiamata a difendere la dignità per tutti gli esseri umani”. E allora per questa 32esima edizione è davvero necessario far sentire la propria voce. Perché ogni giorno oltrepassiamo un limite nascosto sotto il trasparente velo della pseudo legalità.
In nome dei tanti “morti per la Libertà”.