Altro che porto sicuro. Il 4 luglio sarà il terzo mese dall’inizio della battaglia per Tripoli, in Libia. E proprio questa notte un raid aereo ha colpito un centro di detenzione per migranti illegali a Tagiura, quartiere nei pressi della capitale. Due bombardamenti, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, che hanno causato la morte di almeno 40 persone e 80 feriti.
Ora, in un comunicato, il governo appoggiato da Onu e Stati Uniti accusa del bombardamento il sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar.
Mentre il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero, in una nota ha dichiarato: “Apprendo, con sgomento, del bombardamento notturno a Tajoura, nei pressi di Tripoli, che ha colpito un centro per migranti, causando la morte di decine di persone, tra i quali donne e bambini. Un’ulteriore tragedia che mostra l’atroce impatto della guerra sulla popolazione civile”.
“La netta condanna dei bombardamenti indiscriminati di aree civili, si accompagna all’appello a fermare un aggravarsi delle ostilità che mette continuamente in gravissimo pericolo vite umane e distrugge infrastrutture essenziali per la popolazione – ha precisato – Occorre garantire, immediatamente, misure di seria protezione per i civili e, in particolare, trasferire i migranti che si trovano nelle strutture di raccolta in luoghi al sicuro dai combattimenti e sotto la tutela delle Nazioni Unite”.
Tre mesi di guerra in Libia, Amnesty International denuncia: “Violazione dell’embargo Onu sulle armi in Libia”
Tra l’altro, proprio in occasione del terzo mese dall’inizio della battaglia per Tripoli, Amnesty International ha denunciato la gravità della situazione sottolineando che la vita e la sicurezza di un milione e 200 mila abitanti della capitale libica sono in grave pericolo. “Le parti in conflitto- spiega l’associazione – continuano a usare una vasta gamma di armi importate in violazione dell’embargo disposto delle Nazioni Unite con la risoluzione 1970 del 2011”.
La violenza scoppiata il 4 aprile ha costretto finora oltre 100.000 civili ad abbandonare le loro abitazioni e ha causato lunghe interruzioni quotidiane della fornitura di energia elettrica, compromettendo il funzionamento dei servizi sanitari e di altri di prima necessità in molte zone della città. I razzi e i colpi d’artiglieria hanno raggiunto aree residenziali distanti della linea del fronte e hanno frequentemente interrotto le operazioni dell’unico aeroporto attivo della città.
Guerra il Libia: la devastazione di Tripoli “è visibile dallo spazio”
“Il tragico impatto della battaglia di Tripoli è visibile anche dallo spazio: le immagini satellitari mostrano ampie parti della città avvolte dall’oscurità. Nelle fotografie e nei video che abbiamo esaminato e verificato si vedono aree residenziali, abitazioni e infrastrutture civili danneggiate”, ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
“L’embargo sulle armi avrebbe dovuto proteggere la popolazione civile della Libia. Ma stati come la Giordania, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia lo stanno violando clamorosamente fornendo armi sofisticate, veicoli blindati, droni e missili teleguidati. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve agire con urgenza per far rispettare l’embargo e le parti in conflitto devono rispettare il diritto internazionale e cessare di mettere in pericolo i civili”, ha aggiunto Mughrabi.
Dall’inizio della battaglia per Tripoli, Amnesty International ha denunciato violazioni del diritto internazionale umanitario – compresi possibili crimini di guerra – da parte sia dell’Esercito nazionale libico del generale Haftar che delle forze del governo di accordo nazionale riconosciuto dalla comunità internazionale. Oltre alle aree residenziali, sono stati colpiti anche centri di detenzione per migranti e rifugiati.