“Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri ha colpito ancora nel segno. Dopo islamici, napoletani e “terroni”, nella prima pagina di mercoledì 23 gennaio sotto tiro c’è la comunità LGBT con un articolo firmato da Filippo Facci.
E nell’occhiello rincara la dose: “C’è poco da stare allegri”. Nel sommario, invece, si legge: “Tre imprenditori su 4 fuggono dalla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire la crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione”.
Insomma, l’ennesima piazzata di Libero per alzare polverone e far parlare di sé, con lo scopo, forse, di recuperare qualche vendita in più? Perché “l’importante è che se ne parli“? Davvero si può sputare un titolo, in nome della libertà di stampa? Non crediamo.
Non solo Libero cerca di offendere a modo suo, attraverso quella che non è certo un’offesa, come ci ha insegnato proprio pochi giorni fa il dirigente scolastico del liceo Alfredo Oriani di Ravenna, Gianluca Dradi, scegliendo di lasciare lì, sul muro dell’istituto, la scritta “il preside è gay”, a dimostrazione che in un’affermazione del genere non c’è proprio nulla di male.
Libero infanga inoltre la libertà di stampa e la dignità di una professione nata per riportare notizie e diffondere cultura e conoscenza, a beneficio della comunità tutta.
Libero vomita parole che dimentica quanto possano ferire, a volte mortalmente. Perché, lo sappiamo, per quanti passi avanti si siano fatti finalmente in Italia in termini di diritti civili, c’è ancora tantissima strada da fare. E il tasso di suicidi di persone omosessuali o transessuali (soprattutto), è ancora alto, come dimostra anche una recente ricerca dell’Università di Milano-Bicocca.
Le parole sono pietre, le parole feriscono, le parole uccidono, le parole alimentano l’ignoranza caro Libero che sei “libero” solo di sbraitare offese. Ma le parole, fortunatamente, possono anche far vergognare. E in questo caso, gli unici a doversi vergognare sono i componenti della redazione di Libero.
Certo, diciamoci la verità per sorridere un po’, per la comunità LGBT, “l’aumento” dei gay sarebbe anche una bella notizia. Sai che spasso un mondo dove trovi sempre più persone con le quali puoi identificarti e trovare una simile identità? Per andare oltre, in estremo, c’è già chi ha simulato un mondo dove gay e lesbiche sono la maggioranza delle persone (cercate su YouTube “Imagine A World Where Being “Gay” The Norm & Being “Straight” Would Be The Minority”).
Ma poi quale Pil? «Nel titolo di Libero c’è ben poco di vero»
Torniamo alle questioni “serie”. I dati del Pil stessi ricamati nell’articolo da Facci. Fa notare la nostra I. Ceriani: «Come sovente accade, nei titoloni altisonanti, esagerati, urlatori di Libero c’è ben poco di vero. Ma si sa, ultimamente chi più urla più ipnotizza le pecore». Il riferimento è al dato economico indicato nel titolo. Di fatto, il report istat sul quarto trimestre del 2018 non è ancora stato emesso, per cui il giornalista di Libero non può ancora conoscerlo ma può prendere in esame solo le proiezioni passate di Bankitalia e del FMI di Cottarelli. Inoltre, Cottarelli stesso nel suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” (ed. Feltrinelli pubblicato a febbraio 2018) rese noto che l’evasione fiscale si aggira intorno al 26%, quindi non tre imprenditori su quattro, come sembra alludere Facci riferendosi alle fatture elettroniche, ma uno su quattro. Ecco, oltre al danno, la beffa.
Arcigay contro Libero: «Insinuazione becera, non informazione. Così si solletica l’odio tra le persone»
«Nel titolo di prima pagina con cui il quotidiano Libero è uscito in edicola questa mattina, c’è il tentativo becero di insinuare un legame tra due fenomeni, il calo del Pil e l’aumento della visibilità delle persone lgbti, che evidentemente non hanno alcun rapporto diretto di causa effetto»: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay. Che prosegue: «Già soltanto parlare di aumento degli omosessuali significa fraintendere l’informazione che Libero stesso pubblica a pagina 3, nell’articolo a firma della giornalista Giovanna Cavalli, dove si parla correttamente di aumento della visibilità (e non del numero) delle persone lgbti, riportando con precisione dati e analisi assolutamente rispettabili, che scattano una fotografia interessante del nostro presente.
Ma a costo di squalificare il lavoro degli stessi colleghi, il direttore ha scelto di puntare, nel titolo in prima pagina, sull’ambiguità e di insinuare ciò che l’articolo non dice mai e che è impossibile anche solo tratteggiare. Nel farlo, chissà se se ne rende conto, oltre a dire una falsità, crea un retropensiero, ammicca a un rapporto di causalità assolutamente strampalato (saranno i gay a far calare il Pil? O le crisi economiche rendono le persone omosessuali? O i gay speculano sulle crisi economiche?) e istiga all’odio, perché qualsiasi lettura si dia di quel titolo, il sapore che resta è sempre amaro.
Libero, d’altronde, usa metodicamente l’hate speech come titolo sensazionalistico: lo ha fatto contro i migranti, i musulmani, le donne, le persone lgbti. Tuttavia, proprio perché a questi titoli corrisponde evidentemente una strategia, non siamo disposti a tollerarli né tantomeno a normalizzarli. Per questo, invieremo oggi stesso un esposto al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia affinché intervenga», conclude Piazzoni.
Intanto, l’Ordine dei Giornalisti, ha pubblicato una nota sul suo sito nella quale precisa: «Ciò che viene stampato rimane. Premesso che il Presidente Carlo Verna ha già disposto la segnalazione al Consiglio di Disciplina competente nei confronti di Pietro Senaldi, nell’esprimere lo sdegno per il titolo odierno di Libero “calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti invita tutta la redazione del quotidiano a riflettere sulle sagge parole del dirigente scolastico del liceo scientifico Oriani di Ravenna che non ha cancellato la scritta “il preside è gay” ritenendola “pietra d’inciampo” per l’intelligenza umana».
Per Vito Crimi, Libero è un «giornale che offende la dignità di tutti gli italiani»
Polemico anche il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi: «Provo disgusto per il titolo del giornale Libero. – scrive in una nota – Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti contro, poi oggi anche omofobi. Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia. Mi aspetto che il giornalismo che tanto vede in noi il nemico faccia sentire la sua voce. Probabilmente, chi distrugge la credibilità della stampa sono proprio alcuni giornalisti».
Tra l’altro… “ma” è congiunzione coordinativa avversativa
E se proprio vogliamo dirla tutta, il titolo di Libero, oltre alla presunta offesa e il dato Pil scorretto, utilizza anche in modo errato il “ma”. Come ha ricordato di buon mattino un utente di Twitter, “ma” è congiunzione coordinativa avversativa. Con questo titolo, insomma, il fatto che aumentino i gay è indicato come buona notizia. Evviva!
Forse a @libero_official non lo sanno che MA è congiunzione coordinativa avversativa: brutta notizia + MA = buona notizia #liberoquotidiano #23gennaio #Libero pic.twitter.com/8qg4UCVNy4
— Andrea Di Piazza (@andrea_dipiazza) 23 gennaio 2019
E poi c’è chi scherza sulle nozioni base di macroeconomia
Mi devo essere perso qualcosa durante le lezioni di Macroeconomia? Si parlava di curva domanda / offerta o curva Attivo e Passivo? #Libero pic.twitter.com/g2OA6WeiC6
— Alessio (@DNesli91) 23 gennaio 2019
c’è chi fa un bel riassunto delle puntate precedenti
Tra plurilaureati cattivi, migranti cacciati dai centri di accoglienza, franco CFA ed ebrei che dominano il mondo, #Libero ci avvisa di non gioire troppo: i famigerati gay continuano a moltiplicarsi.
Quando arriva la parte in cui ci dicono che ‘sto circo è tutto uno scherzo?
— Emiliana (@em_dm11) 23 gennaio 2019
E chi conclude in bellezza: i diritti di avere figli dovrebbero essere tolti alle persone che diffondono odio e pregiudizi, non “ai gay”.
Secondo me non è giusto che possano avere dei figli e addirittura adottarli. Le persone omofobe, intendo. #Libero #feltri
— Massimo Bozza (@MassimoBozza) 23 gennaio 2019