Katherine V. Forrest e la lesbian fiction: «Il regalo di trovare noi stessi»

Katherine V. Forrest non è solo una scrittrice, è la scrittrice che porta nella letteratura la tematica dell’omosessualità femminile attraverso il genere del giallo e la fantascienza. Esordisce nella scrittura dopo i quarant’anni e scrive un capolavoro: Curious Wine. Il libro viene pubblicato presso Naiad Press nel 1983 e vende 300.000 copie ma, come i suoi altri libri, non è tradotto in italiano.

Da lì, continua a scrivere e non si fermerà. Infatti, si deve a lei la creazione della prima detective lesbica nella storia del giallo: Kate Delafield. Con le sue sedici opere di finzione Katherine Forrest si è affermata in una Storia che non è quella di una minoranza ma di una comunità. Attivista, pioniera, editrice, attiva sui social per promuovere scrittori LGTBQ, il suo talento è stato riconosciuto poiché insignita di numerosi premi, è vincitrice di molteplici Lambda Literary Awards, del Pioneer Award, l’Alice B Readers Award; nel 2008 il Bill Witehead Award, e il Trailblazer Award.

Ora vive con la moglie Jo Hercus in California a Palm Springs. L’abbiamo intervistata per sapere cosa pensa della comunità LGTBI oggi, ma soprattutto per renderle omaggio e ringraziarla.

English interview here

Chi è Katherine V. Forrest oggi?

«Oggi sono una scrittrice il cui tempo è passato alla storia e sono diventata una dei guardiani di quella Storia nelle mie sedici opere di finzione, scritte durante un’epoca di conquiste senza precedenti per i diritti LGTBQ. Oggi vivo con orgoglio per la mia generazione coraggiosa e pioniera e per ciò che abbiamo fatto nonostante una letale ostilità verso di noi».

Il tuo romanzo di debutto si intitola “Curious Wine” un capolavoro assoluto. Dici spesso che questo romanzo è politico: «Curious Wine è considerata universalmente una storia romantica senza questioni politiche. Ma le mie scelte artistiche erano politiche e sfidavano molti stereotipi di quel tempo». Puoi dirci come hai visto questi stereotipi cambiare nel corso della tua vita?

«Questi sono alcuni degli stereotipi che ho affrontato in Curious Wine. “Eravamo lesbiche perché eravamo troppo brutte per attrarre gli uomini”. Diana Holland è attraente e Lane Christianson bellissima. “Eravamo lesbiche perché qualcuno ci aveva pervertito da bambine a quello stile di vita”. Diana ha 32 anni e Lane 34. “Eravamo lesbiche perché non avevamo incontrato l’uomo giusto che ci mostrasse la differenza”. Sia Diana che Lane hanno avuto esperienze eterosessuali. “Le lesbiche esistevano come scarti della società”. Lane è avvocato e Diana lavora nelle risorse umane. Sono donne con tutte le opzioni possibili aperte davanti a loro e scelgono deliberatamente e razionalmente quella più difficile: loro stesse. Oggi gli stereotipi come quelli che ho affrontato tra le righe in Curious Wine sono praticamente inesistenti per una ragione principale: abbiamo fatto Coming Out. Abbiamo mostrato i nostri volti al mondo e demolito i suoi stereotipi infondati».

Hai fatto molto per la comunità LGTBQ con i tuoi romanzi e il tuo lavoro. Senti che oggi lo spirito politico che portò alla costituzione di una comunità si è perso, oppure, al contrario, senti che quello spirito è ancora più forte?

«Ho il grande vantaggio di una prospettiva storica in un arco temporale di molte decadi. Di essere cresciuta in un tempo in cui eravamo criminali, eravamo buttati fuori dalle nostre famiglie, dalle chiese, dai nostri lavori, internati come malati mentali. Così, anche se vedo molte minacce attorno a me e ovunque nel mondo, vedo anche una fiorente comunità mondiale che non sarà mai respinta indietro nell’armadio perché non siamo più isolati. Non torneremo indietro a dove eravamo perché ci siamo finalmente trovati».

Sei considerata un mentore da molte scrittrici, ma chi consideri i tuoi mentori? Inoltre, ci sono delle donne che ammiri?

«Mi reggo sulle spalle di scrittrici lesbiche e pioniere come Ann Bannon, Isabel Miller, Jane Rule, Rita Mae Brown, Radclyffe Hall. Ho innumerevoli mentori in tutte le scrittrici donne che vennero prima di me, perché i loro libri hanno mostrato cosa fosse possibile nel glorioso reame della finzione. Oggi ammiro molte donne scrittrici, molte di esse internazionali e tra le più illustri delle vostre Elena Ferrante che merita il Nobel per la serie di romanzi L’amica geniale (in inglese the Neapolitan quartet) a mio avviso il più straordinario ritratto di vite reali di donne (e della natura dell’arte) in tutta la nostra letteratura».

Vivi negli Stati Uniti e la vita delle persone LGTBQ è migliorata molto in termini di diritti. Ma questi diritti sono costantemente minacciati. In Italia, nel 2019, ci sono dei politici che cercano di negare le nostre esistenze o promuovono false informazioni cercando di intimidire i più vulnerabili con lo spauracchio della “teoria gender” (indica qualcosa di assurdo e preso spesso fuori contesto: secondo alcuni politici gli omosessuali userebbero la teoria del gender per indottrinare i bambini e renderli omosessuali). L’Italia è evidentemente indietro e c’è molta ignoranza. Pensi che la cultura o la politica (o entrambe) sia la risposta all’ignoranza?

«Non so se ci sarà mai una risposta all’ignoranza volontaria. O una fine ad essa. Chiedi a una persona ebrea, a una di colore. Il tribalismo sta crescendo di nuovo, combatte con l’ideale di un’umanità condivisa. Noi persone LGTB siamo la nostra tribù, l’unica subcultura nel mondo che include tutte le razze, colori, credi e generi. Rappresentiamo il mondo per ciò che dovrebbe essere e la nostra visibilità ha portato attenzione sul fatto che non siamo irrilevanti per il potere economico e politico. C’è sempre speranza per un mondo migliore, ma il bigottismo sembra un aspetto consolidato del comportamento umano e sfortunatamente, la religione continua ad essere un suo agente legittimante».

Secondo te in che modo internet e la globalizzazione hanno cambiato la rappresentazione delle persone LGTBQ?

«Nella mia vita Internet è stato il più grande regalo tecnologico alle persone LGTBQ. È la fine dell’isolamento sperimentato dalla mia intera generazione, è aperto e ci ha connesso a un mondo di comunità, ci ha detto chi eravamo, dove eravamo, che avevamo una storia, che avevamo libri e musica e film e una cultura. Internet ci ha dato i social media, ci ha dato il regalo di trovare noi stessi».

Ci sono molte serie tv e film che includono persone LGTBQ ma in letteratura è ancora difficile trovare un romanzo come Curious Wine. Secondo te c’è un valore aggiunto nella letteratura se paragonata ad altri media?

«Credo che i film abbiano un potere come nessun altro, che un’immagine possa valere più di mille parole; possiamo tutti indicare un film che ha avuto grande impatto su di noi. Credo anche anche la letteratura sia preziosa perché ci dà un’esperienza più profonda e sfumata di noi stessi, diversamente da altre forme d’arte».

Citandoti: «L’enfasi nel mio lavoro è stato sul coming out. La grande questione in sospeso della nostra comunità e la grande lezione appresa dalla mia vita di lesbica. Parlare della verità di noi stessi è il passo più importante e l’emancipazione più grande che ognuno di noi possa fare per ottenere la dignità personale e che ogni comunità può fare per assumere valore politico». Pensi che il coming out oggi sia ancora “la grande questione in sospeso”?

«Il coming out sarà sempre una questione in sospeso finché qualcuno di noi avrà paura di essere escluso dalla famiglia, dal lavoro o dalla religione a causa della sua identità sessuale. Il più grande successo della mia generazione è stato quello di dare l’esempio, uscendo dall’armadio verso delle vite vissute allo scoperto, con libertà e coraggio».

Concludiamo sempre con questa domanda: “Qual è la tua canzone preferita?”. Ma vorrei chiedere questa: se dovessi associare una canzone a Curious Wine, quale sarebbe?

«La domanda più facile di tutte. La mia scelta della canzone per Curious Wine sarebbe Roberta Flack, “The Fist Time Ever I Saw Your Face”».

https://www.youtube.com/watch?v=r9jmusgMgro

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