Mentre al confine tra Francia e Inghilterra, a Calais, si alzano anacronistiche barriere – almeno per ora (“solo”) di filo spinato – dalla Norvegia arriva un discorso di speranza. Parole che risuonano ancor più forti vista la situazione del Paese, attualmente guidato da un governo di centrodestra, cieco verso l’apertura a profughi e migranti.
È quello di Harald V, il re 79enne che, rivolgendosi ai suoi sudditi dal giardino di palazzo reale a Oslo, ha commosso i presenti e ora fa il giro del web. Grazie a lui arrivano parole di sostegno e accoglienza verso le minoranze, che siano appartenenti ad altre religioni, immigrati o omosessuali.
“Siamo tutti norvegesi – ha sottolineato – ragazze che amano altre ragazze, ragazzi che amano altri ragazzi, e ragazze e ragazzi che si amano tra loro… i norvegesi credono in Dio, in Allah, in tutto o in nulla. Sono norvegesi anche quelli venuti dall’Afghanistan o dal Pakistan, dalla Polonia, dalla Svezia, dalla Somalia e dalla Siria”.
Di fatti, lo stesso re di Norvegia non manca all’appello delle persone che hanno origini differenti dal paese di residenza: i suoi nonni provengono da Danimarca e Inghilterra. “Non è sempre facile dire da dove veniamo e qual è la nostra nazionalità – ha ricordato – Ciò che chiamiamo casa nostra è il luogo dove è e dove batte il nostro cuore, e non sempre questo luogo è all’interno delle frontiere di un Paese. La mia grande speranza è che continuiamo a costruire questo Paese sui valori della fiducia, della comunità e della generosità”.
Un discorso, quindi, che ci ricorda l’unica nostra essenza, al di là della retorica: quella di essere esseri umani. Oltre i confini artificiali creati dagli uomini, oltre i ruoli sociali creati dalla singola comunità di appartenenza e spacciati per verità assoluta.
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