La UEFA, la FIGC e numerosi club calcistici si sono uniti ancora una volta contro gli episodi di razzismo negli stadi e, più in generale, contro tutte quelle discriminazione, più o meno evidenti, che continuano ad essere una presenza fissa nell’ambiente sportivo. A gran voce sostengono la campagna #FOOTBALLPEOPLE promossa dall’organizzazione internazionale FARE che combatte contro ogni forma di discriminazione come razzismo, nazionalismo estremista, sessismo, omofobia e disparità contro le persone disabili.
“Lo sport e il calcio sono fenomeni globali e popolari, capaci di veicolare messaggi potenti”, “Il calcio è lo sport più popolare nel mondo e appartiene a tutti noi. Ognuno dovrebbe avere il diritto di giocare, guardare e divertirsi senza temere di essere discriminato”… nel gioco del calcio professionale i fenomeni di discriminazione razziale fanno più clamore che quelli in altri sport e probabilmente è per questo che anche le campagne contro le diversità sportive hanno maggiore risonanza se proprio i calciatori diventano protagonisti nel sostenere video e altre iniziative sociali.
Ne sono stati d’esempio i calciatori delle nazionali che in occasione della partita valida per le qualificazioni europee Italia-Grecia, giocatasi lo scorso 12 ottobre, sono scesi in campo per una foto esponendo uno striscione con l’hashtag #EQUALGAME della UEFA.
La UEFA infatti, essendo FARE suo partner per promuovere la responsabilità sociale, supporta le settimane #FOOTBALLPEOPLE con contenuti specifici sui social media e attività dedicate durante tutte le gare disputate in occasione delle qualificazioni europee il 10 e il 24 ottobre.
FARE (Football Against Racism in Europe) è una rete formata da più di 130 aderenti tra gruppi di tifosi, organizzazioni per i diritti umani, club amatoriali e popolari sparsi in tutta Europa che si impegnano in attività concrete per contrastare le varie forme di discriminazione.
Con lo striscione #EQUALGAME anche la Nazionale di calcio italiana e la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) hanno visibilmente aderito alla campagna #FOOTBALLPEOPLE il cui obiettivo è quello di contrastare le differenze per favorire l’inclusione e l’accessibilità del calcio a tutti. Gli azzurri hanno preso parte alla campagna posando con la t-shirt ufficiale di FARE e mettendoci la faccia in prima persona.
Questa campagna ha riscontrato l’adesione anche dell’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ovvero “l’ufficio deputato dallo Stato Italiano a garantire il diritto alla parità di trattamento di tutte le persone, indipendentemente dalla origine etnica o razziale, dalla loro età, dal loro credo religioso, dal loro orientamento sessuale, dalla loro identità di genere o dalla loro disabilità”. Inoltre, hanno aderito anche diversi club calcistici italiani.
Ne è esempio la squadra del Napoli che ieri mattina attraverso i suoi social ufficiali ha pubblicato un post in cui sottolinea che il calcio è di tutti e che loro sono fieri di supportare #FOOTBALLPEOPLE, a corredo di questa nota le foto di due calciatori della rosa napoletana, Amin Younes e Kalidou Koulibaly – quest’ultimo bersagliato più volte da cori razzisti – , con la maglietta di FARE.
L’UNAR, attivo dal 2003 con il fine di controllare “ogni tipo di discriminazione e studiare possibili soluzioni promuovendo una cultura del rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità e di fornire assistenza concreta alle vittime”, a inizio ottobre durante una tavola rotonda con UISP e la Rete FARE proprio in concomitanza con l’adesione alla campagna #FOOTBALLPEOPLE, ha sostenuto la creazione di un Osservatorio Nazionale “contro le discriminazioni nello sport per fare sistema e conoscere da vicino il fenomeno”.
La proposta è stata sostenuta da tutti i partecipanti alla tavola rotonda e la sua realizzazione sarebbe una novità anche in Europa, fino ad ora sprovvista di strumenti simili per monitorare e fornire dati precisi sul mondo sportivo amatoriale e dilettantistico dove fenomeni di discriminazione sono ben radicati anche se non emergono perché sottovalutati e giudicati casi che “non fanno notizia”.
Foto apertura © Società Sportiva Calcio Napoli