“Un giorno quando le cose andranno bene ti guarderai indietro e ti sentirai orgoglioso di non esserti arreso”. Sono le ultime parole scritte sul profilo di whatsapp della segretaria generale del Partito del Futuro siriano, Hevrin Khalaf. Come noto, l’attivista siriana è stata assassinata da forze appoggiate dalla Turchia, nel nord della Siria, durante l’operazione militare turca contro le Forze Democratiche Siriane in Rojava il 12 ottobre scorso.
Hevrin Khalaf, 35enne, laureata in Ingegneria Civile, ha voluto intraprendere una carriera politica per difendere le minoranze e coltivare il sogno di una Siria pacifica e multi-identitaria.
Uno degli obiettivi principali della senatrice era la lotta sui diritti delle donne e dell’uguaglianza dei sessi. Era la voce di tanti cittadini costretti a vivere con leggi disumanizzanti e, soprattutto, era la voce delle donne, donne che non hanno mai avuto la libertà, donne non considerate alla pari dei propri mariti, spesso solo come oggetti.
Era una donna che aveva molto influenza e, per molti, era un personaggio scomodo perché andava contro i loro punti di vista.
Il 12 ottobre l’attivista siriana vuole essere presente a un vertice del suo partito a Qamishli, costi quel che costi. Quel viaggio le costa la vita. Durante il suo tragitto, gli uomini parte delle milizie mercenarie arabe che appoggiano l’offensiva turca fanno una rappresaglia alla macchina della senatrice, la trascinano fino al bordo della strada e la uccidono. Durante l’assassinio, uno dei carnefici fa un video e lo pubblica sul web.
Hevrin Khalaf era un esempio di cambiamento, di libertà e di pace. Hanno spento la sua voce, la sua vita, ma è stata accesa una miccia nella mente e nel cuore delle persone e sarà difficile oramai spegnerla.
“Un giorno quando le cose andranno bene ti guarderai indietro e ti sentirai orgoglioso di non esserti arreso”.