Due lunghe trecce che scendono sulle spalle e le movenze “del tigre” consapevole del suo fascino sulle donne. È arrivato in treno e siamo andati a prenderlo alla stazione con la limousine, come si conviene ad una star. Non ce n’era bisogno perché abbiamo ritrovato davanti a noi un ragazzo semplice, quasi al limite della timidezza, che non ha nulla a che vedere con lo stereotipo del latino-americano tutto sorrisi e ammiccamenti.
Quello che incontriamo è un ragazzo come tanti, che sogna ma rimane con i piedi ben poggiati a terra. Ha tanti programmi per il futuro, tutti hanno a che vedere con ritmo e musica.
«La mia nuova vita ha una colonna sonora dal sapore latino» dice El Dominiketa.
Già, perché la sua prima vita se l’è lasciata alle spalle uscendo dal carcere dove era finito per una rissa conclusasi nel verso sbagliato.
«Un’esperienza che mi ha segnato molto e non solo fisicamente. In carcere ho perso 22 chili di peso in poco tempo, non riuscivo ad alimentarmi perché non accettavo la condizione in cui mi trovavo».
Ha letteralmente la musica nel Dna Enthony. Il padre, infatti, è un noto salsero equadoregno. E il salsero, in Equador, è l’equivalente di un nostro calciatore di serie A: amato e seguito da folle in delirio, una vera star.
Poi, giovanissimo, la scelta dell’Italia e di Milano come destinazione finale. In valigia tanti sogni e poco altro, con un’unica certezza: fare soldi, ad ogni costo. Il capitale iniziale era rappresentato dall’avvenenza fisica. El Dominiketa ne era consapevole e l’ha fatto fruttare. Le donne gli cadevano ai piedi riempiendolo di regali e di denaro ma a lui non bastava mai. Macchine di lusso e locali alla moda ogni sera, sete di fama e di potere insaziabile.
«Ero una persona completamente diversa. Il denaro e il potere avevano il primo posto nella graduatoria dei miei valori. Ho sperperato una fortuna, senza mai fermarmi un solo istante a riflettere. Per quanto assurdo possa sembrare, la prigione mi ha aiutato molto. E la musica è stata un’ancora di salvezza. Ho passato intere notti a scrivere testi e comporre i brani che scaturivano dalla rabbia e dal dolore che stavo vivendo. Quaderni pieni di note e parole che, una volta uscito, ho registrato insieme ad alcuni amici musicisti».
Come definiresti la tua musica?
«C’è un po’ di tutto, perché secondo me la passione non si deve codificare in categorie musicali. Principalmente rap, hip hop e fusion, ma anche salsa e bachata che naturalmente influenzano le mie note».
Hai chiuso il conto con la giustizia?
«Da pochi giorni ho concluso il periodo di affidamento in prova e posso girare pagina».
E poi?
«E poi musica, naturalmente. È in uscita un nuovo CD, “Cambio de Gobierno” che contiene dodici brani inediti, con varie collaborazioni nazionali ed internazionali. Un mix di vari generi, che include reggaeton, merengue, hip hop.
Ma soprattutto famiglia. Ho due figli da crescere e voglio trasferire loro quello che la vita mi ha insegnato, vorrei che imparassero ad apprezzare le cose semplici di ogni giorno».
Qual è il futuro che attendi?
«Sono per natura positivo e questo mi ha sempre aiutato molto nella vita. Ho avviato uno studio di registrazione che mi impegna molto; seguo ragazzi che vogliono tentare la via del successo ma anche molti che suonano e cantano per puro divertimento. Intanto continuerò a fare serate nei locali della movida proponendo il mio repertorio accompagnato da un gruppo di dominicani molto bravi, abbiamo diverse date prenotate. Mi piacerebbe anche poter fare qualcosa per le persone detenute; sono convinto che la musica possa essere una chiave per aprire la mente e il cuore».