Il 4 marzo il fotogiornalista egiziano Mahmoud Abu Zeid, noto come Shawkan, è stato finalmente rilasciato dopo aver trascorso oltre cinque anni in carcere per false accuse.
Mahmoud Abu Zeid era stato arrestato il 14 agosto 2013 al Cairo, nei pressi del sit-in di piazza Rabaa al-Adawiya dove stava scattando fotografie per conto dell’agenzia londinese Demotix.
Accusato di 24 reati, tra cui omicidio, per tutto il processo la pubblica accusa non è mai stata in grado di provare le sue responsabilità per i reati di cui era stato incriminato.
Nel settembre 2018 era stato condannato a cinque anni di carcere, già ampiamente scontati in detenzione preventiva, a una multa e a un periodo di libertà condizionata di cinque anni. Impossibilitato a pagare la multa, aveva dovuto trascorrere in carcere altri sei mesi.
Riguardo la vicenda, si è espressa Najia Bounaim, direttrice delle campagne di Amnesty International sull’Africa del Nord: «Questo rilascio lungamente atteso pone fine a un doloroso incubo per Shawkan e la sua famiglia. In quanto prigioniero di coscienza, non avrebbe dovuto trascorrere un solo giorno in carcere e invece vi ha passato cinque anni e mezzo».
«Dopo il rilascio, Shawkan sarà sottoposto a una misura condizionale vergognosa: trascorrere 12 ore al giorno, dalle 6 di sera alle 6 di mattina, in una stazione di polizia. Questo provvedimento oltraggioso, che limiterà gravemente la libertà di Shawkan, dev’essere revocato immediatamente», ha aggiunto Bounaim.
«Mahmoud Abu Zeid è stato arrestato e portato in carcere solo per aver fatto il suo lavoro. La sua condanna, giunta oltre cinque anni dopo per false accuse al termine di un maxi-processo profondamente irregolare con oltre 700 imputati, è stata una presa in giro della giustizia», ha proseguito Bounaim.
«Mahmoud Abu Zeid è vittima di una clamorosa ingiustizia. Le autorità egiziane devono garantire piena riparazione per questa vergognosa violazione dei suoi diritti umani», ha concluso Bounaim.