Dopo aver dato notizia, qualche giorno fa, della nascita ufficiale del Disability Pride Network, una rete internazionale che promuovendo i diritti civili delle persone con disabilità si è posta l’obiettivo di creare un nuovo modo di vivere, di pensare e di valorizzare i diversamente abili, abbiamo ritenuto utile e interessante approfondire l’argomento. Così ho intervistato Carmelo Comisi, presidente della Onlus Disability Pride e ideatore del Disability Pride Italia, nonché il principale promotore del Disability Pride Network.
Cos’è il “Disability Pride Network”?
«Mi piace definire il Disability Pride Network come un esperimento che riunisce diverse realtà che si propongono di lavorare in sinergia per il raggiungimento dell’effettiva inclusione sociale delle persone con disabilità. Come prima cosa abbiamo condiviso un percorso di scrittura collettiva che è confluito in un documento: la “carta dei valori”, su cui il network si fonda».
Le origini del network e il carattere internazionale del Disabily Pride
«Dopo aver realizzato in Italia diverse edizioni dell’evento denominato Disability Pride (nel 2015 ha preso il via a Ragusa col nome di Handy Pride; nel 2016 si tenne a Palermo, ed è il primo anno in cui oltre a prendere il nome di Disability Pride si svolse in concomitanza con la manifestazione gemella di New York; nel 2017 fu organizzato a Napoli e, oltre alla concomitanza con l’evento di New York, si aggiunse anche Brighton; dal 2018 ha assunto la caratteristica di una vera e propria parata e si svolge nel centro di Roma; nel 2019 alla concomitanza con New York e Brighton si è aggiunta anche Dakar con la prima edizione del Disability Pride Senegal, che siamo orgogliosi di aver contribuito a far nascere). Oltre ad una serie di iniziative di carattere di carattere scientifico e divulgativo, i componenti della Onlus Disability Pride hanno voluto creare uno strumento, il network appunto, per provare a lavorare con costanza e regolarità con le varie realtà che di volta in volta sono state coinvolte nell’organizzazione dei vari eventi svoltisi su tutto il territorio nazionale.
A livello internazionale si sono avvicinate nuove realtà dal Libano e dal Venezuela. E attendiamo l’adesione di Inghilterra e Stati Uniti che sono i partner storici e resteranno sempre nostri interlocutori privilegiati.
Il network per ora è ancora un organismo informale, non è ancora legalmente riconosciuto e non ha una sede legale, anche se, dalla primissima riunione, datata 15 ottobre 2019, abbiamo trovato casa alle Industrie Fluviali di Roma – anche loro nel network – uno spazio molto accogliente ma soprattutto accessibile al 100% nello spirito di cambiamento che vorremmo imprimere quando ci riferiamo ad una società inclusiva».
Con quali realtà fate rete?
«Attualmente nel network ci sono sia realtà incontrate nel corso degli anni e che hanno già collaborato, sia nuove realtà desiderose di fare massa critica per il raggiungimento degli obiettivi che insieme ci siamo proposti.
Oltre alle già citate Onlus Disability Pride e alle Industrie Fluviali di Roma, le realtà che hanno sostenuto la fondazione del network sono circa 40; è possibile consultare la lista completa delle realtà che hanno dato la loro adesione al seguente link http://disabilityprideitalia.org/disability-pride-network/ »
Cosa vuol dire “fare rete”?
«Per noi fare rete significa far dialogare realtà apparentemente distanti che hanno dei comuni obiettivi di progresso sociale».
Quale elemento di novità propone il vostro network?
«La nostra scelta non è legata a ricerche di mercato, per cui non saprei se rappresentiamo una novità. Facciamo quel che ci sentiamo di fare».
Concretamente cosa proponete? Quali iniziative/eventi supportate?
«Il network nasce per supportare tutte le realtà appartenenti alla rete e per organizzare insieme il Disability Pride, con il sogno che in ogni nazione se ne realizzi uno».
Cos’è la disabilità per voi?
«Per noi disabilita è semplicemente il prodotto dell’interazione tra l’individuo e l’ambiente circostante, quindi tutti noi lo siamo in determinate situazioni…»
Da chi è composto il vostro staff? Nel vostro staff ci sono persone disabili?
«Dopo aver spiegato cos’è per noi la disabilità immagino che questa domanda si riferisca a soggetti con una disabilità riconosciuta dal sistema sociosanitario, quindi la risposta è sì… nel nostro staff c’è un’ampia rappresentanza del vario e ampio mondo della disabilità, sia fisica, che sensoriale, che intellettivo-relazionale».
Quali azioni volete mettere in campo per “rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio dei diritti” delle persone con disabilità?
«Il network si muove ad ampio spettro nelle varie articolazioni di cui ogni singola realtà fa parte… il valore aggiunto, oltre quello che ciascuna di queste realtà già possiede di suo, è appunto la possibilità di far rimbalzare le iniziative di ognuno di noi in più contesti».
Come si fa a cambiare l’opinione superficiale e gli stereotipi che molti normodotati hanno nei confronti delle persone con disabilità?
«Frequentando il mondo della disabilità e conoscendo le persone con disabilità, ecco perché ci proponiamo di promuovere ed organizzare iniziative e eventi che abbiano come principio cardine l’inclusione».
Quali sono gli obiettivi del vostro auspicato rinnovamento culturale?
«Un mondo migliore per tutti e per ognuno».