La storia di L., 38enne del varesotto con un passato di dieci anni di sofferenze causate dall’ex marito, continua. Dopo un anno da separati in casa e le prime violenze, riesce finalmente a rifarsi una vita, ripartendo da sola, con il suo bimbo. La situazione, però, non era destinata alla serenità.[Leggi la prima parte]
Insomma, hai iniziato a vivere da sola con il bimbo… come te la sei cavata?
“Ho iniziato a fare le pulizie in giro e mettere annunci. Ho avuto una botta di fortuna: ho avuto il bonus bebè (nel 2005) di 1000euro e ho acquistato subito un’auto scassatissima. Mi sono iscritta in tutte le agenzie interinali e ho trovato lavoro come addetta mensa. Ho iscritto il bimbo al nido dove pagavo 800 euro al mese e ne prendevo 900, più le 200 euro del padre. Avevo paura che il mio ex si volesse prendere nostro figlio visto che guadagnavo poco ma ho fatto di tutto per non permettere che ciò accadesse.
Poi, però, è arrivato lo sfratto: avevo l’affitto di 500 euro al mese e non potevo permettermelo. Il mio padrone di casa è stato umanissimo abbassandomelo a 250 euro l’affitto, qualche mensilità sono così riuscita a pagarla ma tante altre no. O davo da mangiare a mio figlio o pagavo l’affitto. Per un anno sono stata in quella casa, poi mi è arrivato lo sfratto esecutivo. Mi hanno buttata in mezzo alla strada con il bambino piccolo. Sono stata ospitata da amici perché i miei parenti… serpenti. Nessuno mi ha aiutata. All’epoca neppure mio fratello (che viveva con mia madre) poteva permettersi di prendermi in casa per motivi economici mentre con mio padre ho fatto pace solo pochissimo tempo fa. Quindi, mi hanno ospitato degli amici fino a che non ho conosciuto un ragazzo e sono andata a vivere per 5 anni con lui. Poi, le storie vanno a morire, ci siamo lasciati anche se siamo ancora ottimi amici. Mi ha aiutata molto questo ragazzo.
Nel mentre non sono più riuscita a trovare un lavoro vero e proprio. Ho trovato subito tutte le porte chiuse: avevo lavorato sempre nell’ambito della ristorazione e l’ho trovato chiuso (e non potevo certo lavorare alla sera nei bar con un bimbo piccolo). Quando la storia con questo ragazzo è andata agli sgoccioli, lui è tornato a casa da sua madre e per un anno interno ha continuato a pagarmi l’affitto nonostante il mio bimbo non fosse suo figlio e io non fossi sua moglie. Pure lui poi ha perso il lavoro e quindi sono andata anche alla Caritas a chiedere una mano.
Quando la mia storia con questo ragazzo è finita, il mio ex marito si è rifatto vivo. Nel mentre non si era mai interessato del bimbo, anche lui aveva avuto un’altra storia ed era finita nello stesso periodo. Abbiamo pensato di rifrequentarci, volevo che lui diventasse papà perché non lo era mai stato. Insomma, ci siamo ritrovati da soli e abbiamo pensato di uscire insieme noi tre per qualche mese. Ci trovavamo bene, non c’era amore ma ci abbiamo provato. Dopo 6 mesi ha iniziato anche a dormire da me e ad aiutarmi economicamente. Ho pensato che tutto era passato, che finalmente potevo dare una famiglia al mio bimbo con suo papà. Sembrava andasse tutto bene.
Dopo 8 mesi ci siamo fermati a fare un aperitivo al bar sotto casa, non ho nemmeno pensato che con l’alcool potesse riscattargli tutto. Gli è bastato un bicchiere di vino in più: rientrando in casa, non ho fatto in tempo ad aprire la porta. Mi è saltato addosso letteralmente davanti a mio figlio di 5 anni. Ha iniziato a prendermi per i capelli e sbattermi la testa contro il pavimento, mio figlio gli è saltato sulla schiena gridandogli ‘papà, ammazzi la mamma!’. Il mio vicino di casa ha sentito tutto e non è intervenuto. Io gridavo come una matta. Alla mattina ero una maschera, piena di lividi, mi mancavano pezzi di capelli in testa (e sono andata a lavorare lo stesso): mi ha massacrata fino alle 11 di sera dalle 8 e mezza davanti a suo figlio. Poi si è calmato, sono riuscita a mettere il bimbo a letto verso la mezzanotte. Sono tornata a mettere apposto in soggiorno: sedie per terra, divano disfatto, tende tirate giù… un macello (e in tutto questo nessuno è venuto fuori dagli appartamenti accanto: oggi, quando vedo qualcosa, sono la prima che chiama. Certe cose non le ho capite allora e non le accetto oggi).
Insomma, tornata in sala a mettere apposto, mi ha stuprata. Poi è uscito, ha preso il treno ed è andato in un paese del sud Italia, dove ha origini. L’indomani sono andata a lavoro, mio fratello è stato con me a cena e mi hanno chiamato i carabinieri: mi hanno avvisato che mio marito era stato ricoverato in Puglia, trovandolo ubriaco in spiaggia. Ho raccontato tutto ciò che era successo e loro hanno chiamato i genitori del mio ex: loro non credevano a nulla. Avevo lividi sulla schiena, sulla pancia, sullo stomaco, segni di morsi… qualsiasi cosa. Dicevano che me li ero fatta da sola: ma una persona riesce a morsicarsi dietro la schiena? Sta di fatto che loro sono andati a recuperarlo e lui non si è fatto vedere per 4 mesi”.
Ma intanto hai denunciato il fatto no?
“Certo, ho sempre denunciato ma non succede niente. Devi morire. Forse, se muori, qualcosa succede. Ma, fino a che tu denunci e fai vedere i lividi, porti i referti medici… non accade veramente nulla. Per quello, tutte le donne che vengono ammazzate, non sono protette dalla legge. La legge c’è ma non fa niente. Anche perché, se tu dai l’allontanamento a questa persona e lui ti si presenta lo stesso e ti ammazza…
Non è il foglio di carta che ti protegge ma non si può neppure pretendere che ci sia un poliziotto 24 ore su 24 davanti alla porta di casa di una donna perseguitata, è impensabile. Non so nemmeno io come bisognerebbe farlo ma non sta a me deciderlo. Gli organi competenti dovrebbero sapere loro cosa fare”.
Tu porti la tua testimonianza…
“Brava, io più di fare quello non posso fare. Dopo di che dovrebbero muoversi loro. O hanno le mani legate dalla legge o non lo so… comunque a me non hanno mai aiutato. Gli unici sono stati mio padre e mio fratello che facevano la ronda di notte ma capisci che non si può neppure vivere nel farwest dove ognuno si fa giustizia da solo.
Sta di fatto che lui non si è più fatto vedere per quattro mesi, un pomeriggio mi chiama sua mamma e mi dice che lui voleva vedere il bambino. …In realtà avevo pensato di togliergli la patria potestà ma ero sempre con la remora di dire ‘metto in galera il padre di mio figlio’, un domani mio figlio mi accuserà o mi dirà ‘brava’? Non ho mai fatto nulla per mandarlo dentro, ancora oggi non passa gli assegni e sarebbe perseguibile penalmente perché, non passando gli alimenti ai minori, andrebbe nel penale. Di mettere in galera il padre di mio figlio, nonostante tutto, non mi va. Quindi piuttosto non mangio, tiriamo la cinghia ma io non me la sento. Mio figlio sta crescendo con certi esempi, ora ha 11 anni, un domani trarrà da solo le proprie considerazioni…
Comunque, quel giorno alla fine ho accettato di far venire a vedere il bambino al mio ex marito con i genitori. Mio figlio non voleva… ai tempi aveva sette anni. Da lì, però, è ricominciata la routine del vederlo ogni 15 giorni”.
Ma durante questi nuovi incontri ti ha mai chiesto scusa?
“No, come se niente fosse. Lui dice che non è successo nulla. Rifiuta categoricamente ogni volta che mi ha messo le mani addosso. Questo nonostante la testimonianza di mio figlio…”.
Quindi tuo figlio ricorda gli episodi di violenza?
“Sì, li ricorda. L’abbiamo portato da una dottoressa per vedere se l’avessero segnato in qualche modo. Lui ricorda ma, dopo quelle volte, passato il trauma, non ne abbiamo più parlato perché sarebbe stato come mettere il dito nella piaga. Lui ne ha risentito comunque: è stato un bambino violento. Reagiva a ogni cosa, anche all’asilo e nei primi due anni di elementari con la violenza. Se un compagno non aveva voglia di giocare con lui perché preferiva giocare con un altro bambino, lui lo picchiava. Purtroppo aveva avuto quell’esempio. Ora, sono passati anni, ha un ottimo esempio in casa, di conseguenza è cambiato totalmente e non è più aggressivo. Ovviamente il carattere genetico quello è. È sempre molto irruento, anche quando gioca, lo fa con il fisico… ti si butta addosso, è il suo modo, ma non lo fa più con la luce negativa di prima”.
E come va il suo rapporto con il padre ora?
“Lui convive con una ragazza e ha avuto una bambina da poco. Quindi mio figlio ha una sorellina ed è felicissimo: durante la gravidanza non ne ha parlato con nessuno, ora la sta prendendo bene… anche perché si somigliano molto! E ha già il senso di protezione verso di lei.
Ora invece io con il mio ex marito ci parliamo a monosillabi anche perché tutto ciò che faccio per mio figlio, per lui, è sbagliato. Mio figlio ha un disturbo dell’apprendimento, un dsa comprovato e certificato, soffre di dislessia e, nonostante i certificati di ospedale, logopedista, dottori e insegnanti… lui non ci crede”.
Rifiuta qualsiasi cosa…
“Rifiuta qualsiasi cosa che non venga da lui. Addirittura mi ha detto che ha un’amica psicologa che gli ha spiegato il suo disturbo ma lui non le crede lo stesso, pensa solo che nostro figlio sia svogliato. Invece, se affrontate insieme le sue difficoltà si risolvono, se gli si fa il muro di gomma non se ne viene a capo più.
Il mio attuale compagno è il suo vero padre: viene a scuola, dalla logopedista, dalla pediatra, lui c’è. Mentre il mio ex marito non c’è (quasi) mai stato. Da padre, dovrebbe dirgli solo grazie mentre non vuole neppure vederlo. Abbiamo anche invitato a cena lui e la sua compagna con il pancione per cercare di instaurare un rapporto… cerchiamo di creare una sorta di famiglia allargata dove ci si scambia opinioni e consigli per il bambino ma niente…”.
Quindi qualche cena insieme c’è stata?
“Quella volta al compleanno di mio figlio e il compleanno prima e basta. Avevamo fatto una festicciola al pomeriggio. Poi, eravamo tutti anche al giorno della Comunione. A gruppetti, divisi per famiglie, ma c’erano tutti. È stata una giornata piacevole nonostante tutto perché ho visto la felicità di mio figlio, come l’ho vista quella volta che il mio ex marito è venuto qui a mangiare con la sua compagna. Mio figlio le vivrebbe bene queste cose, è lui che mette un muro di gomma. A me, personalmente, oggi non me ne frega più niente di quello che è successo prima. Non me ne frega più niente delle botte, degli insulti… ho girato pagina. La mia vita economicamente non è cambiata, vivo in una casa popolare dopo aver avuto due sfratti ma non penso più al passato”.
Foto: © Creative Commons – Flickr: Marco Monetti
La volontà di rinascita, nonostante le aggressioni subite
Quello che hai vissuto non ti ha fatto perdere la fiducia verso gli uomini?
“No, anche se la sfiducia verso il genere umano c’era già dentro di me da quando ero piccola per colpa della mia esperienza con i genitori. Avendo avuto tante fregature, però, ci provi sempre. Ho pensato che non poteva andare sempre male. Non mi ci sono buttata a pesce con il ragazzo che ho avuto dopo il mio ex marito, siamo andati a vivere insieme dopo un anno e mezzo e la storia con lui mi è stata molto di aiuto. Mi ha aiutato molto anche a tranquillizzare il mio bimbo dopo che tornava nervoso da ogni visita con il papà”.
Quanto il tuo stato d’animo è stato influenzato da questi avvenimenti?
“Sono serena, ho una scorza dura. Prima ero molto nervosa, piangevo sempre, mi sono consumata. Non mi curavo, non pensavo a me stessa o a mio figlio. Tutto, con il mio ex marito, era andato malissimo, poi è finita con l’altro ragazzo. Quindi mi domandavo: cosa do a mio figlio? Ci sono state delle sere in cui ho pensato di farla finita, di tagliarmi le vene con la lametta… poi vedevo lui in culla e pensavo, ‘che cazzo fai’? Insomma, ho trovato la forza in mio figlio. Quando gli è stato diagnosticato un dsa mi è sembrato un problema insormontabile. Ora mi sono resa conto che è una situazione superabile… ha pure la media dell’otto a scuola! Per fortuna ho anche trovato delle maestre splendide che hanno capito i suoi comportamenti talvolta aggressivi. Poi, le cose sono sempre andate a incastrarsi come un puzzle e la serenità è arrivata”.
Ma, a parte la comprensione delle maestre, questa situazione ha influenzato la vita scolastica di tuo figlio?
“Sì, tutto si ripercuote su di lui. Ci sono delle mamme che, addirittura, non mi salutano e non hanno mai invitato mio figlio ai compleanni dei loro figli mentre io ho sempre invitato tutti… arrivano solo in otto. C’è molto pregiudizio sulla mia condizione, probabilmente per come si comportava mio figlio nei primi due anni di scuola. Ora è molto protettivo, è un ragazzo di cuore che aiuta i più piccoli”.
Ora come si comporta il tuo ex marito con te?
“Non più come prima ma è ancora verbalmente aggressivo. Urla, mi insulta, mi manca di rispetto. Quando mi è vicino non riesco più a ragionare. Tutto ciò che ha fatto mi ha segnata dentro e ancora oggi, se qualcun altro alza il tono di voce con me, mi spavento, non mi piace sentire la gente che litiga. Sono anche andata in un centro psichiatrico per stare meglio ma mi davano solo un sacco di gocce da bere e quindi ho lasciato perdere. Ne sono uscita da sola da questa condizione, trovando la forza da mio figlio”.
Mi accennavi anche che, alla fine, ‘poteva andarti peggio’…
“Vero. Non mi capacito ancora di come il mio ex abbia potuto compiere alcuni gesti ma sono convinta di aver trovato un… moderatamente deficiente. Tra l’altro, i suoi amici non avrebbero mai pensato che lui potesse essere così, non mi credeva nessuno… tutti dicevano che si trattava della persona più brava del mondo”.
Cosa consigli ad altre donne che si trovano ora nella situazione che hai vissuto?
“Prima di tutto devono denunciare il fatto… anche se non puoi mai controllare completamente la persona. Sarebbe opportuno, però, creare centri di aiuto contro la rabbia”.
Foto: © Creative Commons – Flickr: “Choice” – Scelta d’amore di Marco Musso