Da cam girl a mistress a tutti gli effetti, per indole, perché «dominatrici si nasce». Ecco l’intervista a Crystal Dea, in questo ruolo nel mondo Bdsm da 4 anni. Il suo è uno sfogo per avvisare i cosiddetti “slave”, ovvero chi si rivolge a lei per essere “sottomesso”, a non finire nelle mani (di altre mistress) sbagliate.
Di Milano, originaria della Calabria, nei suoi siti online – crystaldea.blogspot.it e mistresscrystaldea.it – aggiunge ogni dettaglio. Ecco cosa racconta di lei:
«Ho iniziato come cam girl, l’ho fatto per un periodo ma non mi piaceva molto, non era la mia vera indole. Discendo da una famiglia di donne padrone, dominanti: non che facciano questo misestiere, ma è proprio nella nostra indole essere autoritarie e farsi rispettare.
Mi sono stancata di fare la cam girl, non era quello che cercavo. Volevo far vedere veramente chi sono. Quindi è iniziato questo mio percorso da mistress, lo faccio da circa 4 anni.
Mi è piaciuto da subito, ho iniziato a fare video, foto, sito. Ho passato molto tempo a realizzare tutto, ho lavorato fino alle 5 del mattino, tutt’ora me ne occupo così tanto».
Quali pratiche Bdsm svolgi?
«Faccio ogni tipo di pratica, tranne quelle che detesto, ovvero gli aghi, il bondage e lo scat, insomma ciò che fa male alle persone».
Preferisci la dominazione psicologica?
«Sì, sono una mitress molto apprezzata in quanto non sono sgarbata, amo dialogare con tutti i miei slave perché una mistress deve essere come una mamma chioccia che si prende cura di tutti i suoi figli. E io mi prendo cura dei miei slave. Oggi, purtroppo, il Bdsm in Italia è molto diverso rispetto all’estero. All’estero è migliore e più vero: qui ci sono molti falsi slave, che cercano sesso così come ci sono molte mistress false, improvvisate».
Come si diventa una vera mistress?
«Si diventa mistress reali imparando dagli slave. Poi la mistress ci mette del suo, deve studiare le pratiche, deve studiare tutto il mondo Bdsm ma prima di tutto deve essere molto coinvolta in ciò che fa. Ricevo un sacco di telefonate dove gli slave si lamentano perché prendono una fregatura. Ma lo vogliono loro: vedono un paio di gambe ma non vanno a leggere ciò che veramente c’è scritto nell’annuncio. Però puoi accorgerti subito se l’annuncio è falso: ci sono spesso foto finte. Sono gli slave stessi che si fanno fregare.
Poi ti trovi una in pigiama, una che ti mette davanti alla televisione. E dov’è il coinvolgimento? La mistress, innanzi tutto, è studio. Deve anche avere un abbigliamento decoroso, portato come si deve. Deve capire il suo slave e fare una sessione con vero coinvolgimento: tra i due deve esserci complicità, non cabaret da sottoscala. Si deve creare quel tipo di rapporto che con i miei slave ho sempre.
Dico sempre, nei miei annunci, di stare molto attenti e capire bene chi sono le mistress. Non dico di venire tutti da me, ma di affidarsi a vere mistress. Ci sono tutte queste giovincelle che si mettono in gioco. Lì il malcapitato ci casca e ne esce con le ossa rotte. E per colpa delle improvvisate, ci stiamo andando di mezzo tutti. È anche vero che ormai si improvvisano tutte mistress perché c’è un guadagno facile di soldi».
E tu ti mantieni facendo la mistress?
«No. Faccio anche altro. Non si vive grazie a questo, così come facendo la cam girl. La maggiorparte delle mistress ha un lavoro tradizionale. Io lo faccio perché è dentro di me e non voglio deludere nessuno. Ogni volta che faccio la sessione cerco coinvolgimento. Non metto un limite di tempo, con l’orologio in mano, come molte che cercano solo di fregare gli schiavi».
Come si conquista la fiducia di uno slave?
«La fiducia di uno slave si conquista facendo capire che sei una persona seria. In primis, siamo tutti persone e il rispetto ci vuole da entrambe le parti. Essere mistress non significa massacrare la gente e io, con i miei slave, ho un buonissimo rapporto. All’inizio dell’incontro ho sempre un dialogo con loro: dobbiamo ricordarci che, prima di tutto, siamo persone. Lo slave acquista fiducia in te, grazie a ciò che tu fai per lui. E lui, a sua volta, ha fiducia in te».
Cosa provi ad avere il controllo su un’altra persona?
«Mi piace molto. Vedo tanta gente emozionata, agitata. Io li metto a loro agio e si fa la sessione. Mi do completamente come loro si danno completamente a me. Mi piace molto, altrimenti non lavorerei fino alle 5 del mattino e non avrei costruito tutto ciò che ho costruito fino ad ora».
Dolore e umiliazione, nel mondo Bdsm, sono due aspetti importanti nel rapporto tra mistress e slave. Sei d’accordo?
«Sì, sono importanti ma c’è sempre un limite. Se lo slave ti dice ‘fermati’, ti devi fermare. Non devo ammazzare una persona, questo è un gioco ma la gente ancora non se l’è messo in testa. Poi certo, donna padrona si nasce, mistress si nasce: non si improvvisa e non si diventa».
C’è un rapporto sessuale tra mistress e slave?
«Oggi lo slave, spesso, chiede sesso. Così non sei più una mistress, sei una prostituta: la vera mistress non fa sesso, chi lo fa rovina l’immagine delle mistress. Magari si può giocare sull’eros, sull’eccitazione ma il sesso lo fanno solo le prostitute, non le mistress: in pratica non si arriva alla penetrazione».
Prima mi accennavi riguardo all’abbigliamento adeguato da mistress. Cosa intendi?
«L’abbigliamento da mistress deve essere sempre bellissimo: amo vestirmi di nero, in latex, provocante, tacchi alti o calze velate. Deve essere un abbigliamento sexy, provocante ma non volgare».
Quali caratteristiche cerchi in uno slave?
«Prima di tutto deve essere pulito, e neppure sotto alcool o altre sostanze. E deve essere davvero coinvolto e convinto in ciò che deve fare con me».
Cosa consigli a un ragazzo che vuole iniziare per la prima volta una sessione?
«Più che altro cerco di capire se è portato. Lo si vede, lo capisci. Vedi se cercano sesso o un vero rapporto Bdsm».
Che caratteristiche hanno gli slave che si rivolgono a te?
«Vengono ragazzi anche molto giovani (però meno di 23 anni non li accetto) così come uomini sposati o fidanzati. Molti di loro cercano questo tipo di rapporto con le loro compagne ma non lo trovano e così vengono da me. Il Bdsm è un bel mondo ma bisogna saperlo veramente vivere. Se sei una mistress fasulla hai chiuso, puoi andare a zappare il terreno».
Dove avvengono le tue sessioni Bdsm?
«Faccio incontri a Milano».
Lavoreresti con altre mistress?
«No, meglio sole che male accompagnate. C’è troppa invidia e concorrenza, cosa che io detesto. Perché ci deve essere complicità. Ogni tanto può avvenire ma meglio ogni tanto perché non amo essere sfruttata dato che faccio da ‘webmaster’… se vogliono un webmaster, se lo pagano».
Perché il nome Crystal Dea?
«È un nome molto importante, ricorda il cristallo di rocca. Ho aggiunto Dea perché la dea è venerata. Sono davvero legata a questo ruolo. E spesso mi mostro in webcam, anche solo un minuto, per dimostrare ai miei futuri slave la mia vera identità. Perché chi non ha niente da nascondere si mostra. Voglio che gli slave, quelli veri, soprattutto i novelli che non sanno dove dirottarsi, non si facciano fregare».
Frequenti locali Bdsm?
«No, perché non sono carne da macello. I locali pensano ad ingrassare le loro tasche. Mi dissocio da tutte queste bamboline che si mostrano e poi non prendono niente. Se ti danno 50 euro, forse, è ‘troppo’. Economicamente voglio ingrassare io, non gli altri. Oggi veniamo trattate come mercenarie.
Quando una vera mistress mette in piedi un dungeon con una attrezzatura che costa un capitale, perché non deve essere omaggiata mentre una prostituta per strada sì? Per i piaceri degli slave, noi facciamo un investimento. Se a te non sta bene, non venire da noi. Stai comodamente seduto a casa sul divano senza rompere le scatole a nessuno, perché nessuno ti cerca. Io metto un annuncio, poi sei tu che cerchi me: se non ti sta bene, stai a casa tua. Se vieni da me, sai che mi devi omaggiare».
Qual è la cifra richiesta per una sessione?
«Preferisco non dirlo».
Nella vita di tutti i giorni ti nascondi?
«Lo sanno i miei famigliari e i miei amici più stretti. Agli altri non mi va di farlo sapere. Poi, se lo scoprono, non importa. Non mi importa del giudizio degli altri, perché gli altri non mi danno niente».
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