Cos’è il “novel coronavirus”?
L’allarme a livello internazionale per il Coronavirus è scattato il 31 dicembre 2019, allorché le autorità sanitarie cinesi hanno riferito all’OMS l’esistenza di un focolaio di polmonite provocata da un virus finora sconosciuto nella città di Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei e più popolosa metropoli della Cina centrale con circa 11 milioni di abitanti.
Il 7 gennaio 2020 gli epidemiologi cinesi hanno identificato la causa del focolaio epidemico in un nuovo virus, denominato 2019-nCoV, o “novel coronavirus”. All’origine del virus c’è un animale infetto (nello specifico, un serpente) transitato nel grande mercato del pesce di Wuhan, dove vengono abitualmente commercializzati anche animali vivi come serpenti o pipistrelli.
Il nuovo virus appartiene alla vasta famiglia dei coronavirus, la stessa di cui fanno parte il comune raffreddore ma anche le ben più insidiose SARS e MERS (una malattia epidemica diffusa in Medio Oriente sin dal 2012). Gli effetti provocati dai coronavirus sono per lo più febbre, tosse e difficoltà respiratorie, con complicanze che possono però compromettere anche in modo letale la salute dei soggetti più vulnerabili.
Come si trasmette il novel coronavirus?
Originariamente confinato in una o più specie di animali selvatici (i cosiddetti animali-serbatoio), il 2019-nCoV ha subito una serie di variazioni genetiche fino a compiere il “salto di specie” che lo ha reso trasmissibile all’essere umano.
Il contagio da persona a persona avviene per contatto a breve distanza e non per via aerea: ciò significa che si può contrarre il virus attraverso uno starnuto o un colpo di tosse emesso da un soggetto malato entro circa un metro di distanza, ma non semplicemente respirando l’aria di una stanza nella quale è presente una persona già contagiata, come avviene invece nel contagio dell’influenza.
Quale impatto ha l’epidemia di coronavirus?
I dati più aggiornati forniti dalle autorità sanitarie cinesi riferiscono di 830 casi di contagio e 26 decessi, tutti nella provincia di Hubei. Le vittime hanno un’età compresa tra 48 e 89 anni. Casi di 2019-nCoV sono stati confermati in tutte le 22 province della Cina, ma si hanno notizie di contagi anche in altri paesi dell’Estremo Oriente (Vietnam, Corea del Sud, Giappone, Singapore e Taiwan) e uno negli Stati Uniti.
Il virus può arrivare da noi?
È fondato il timore che il virus possa estendersi ad altre regioni del mondo. Per questo l’OMS ha giudicato molto positivamente le misure di sicurezza tempestivamente messe in atto dal governo cinese,come il divieto di spostamenti da e per Wuhan e la chiusura per quarantena di altri centri urbani.
Nel nostro paese sono stati attivati scanner termici negli aeroporti per controllare la temperatura dei viaggiatori in arrivo dalle zone a rischio, mentre l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha allertato i medici di famiglia delle città che ospitano aeroporti internazionali, come Roma e Milano.
Una speciale task force sul coronavirus è stata istituita presso il Ministero della Salute.
Al momento non vi sono ragioni per adottare in Italia misure di profilassi particolari
Quali sono i pericoli per la salute infantile?
I coronavirus sono responsabili di circa 1/5 delle polmoniti virali, e la polmonite è tuttora la prima causa diretta di mortalità infantile a livello globale, con circa 800.000 decessi annui tra i bambini di età compresa tra 0 e 5 anni (153.000 tra neonati di età inferiore a un mese), pari a un decesso ogni 39 secondi.
I bambini, insieme agli anziani e ai malati cronici, sono i soggetti più vulnerabili alle infezioni respiratorie acute. A essere a rischio sono soprattutto i neonati e i bambini sotto i 2 anni di età, a causa della fisiologica immaturità del sistema immunitario. I bambini immunodepressi sono esposti a un rischio particolarmente elevato.
Ci sono cure per questa malattia?
A differenza della comune polmonite batterica, quella da 2019-nCoV non può essere curata con gli antibiotici.
Al momento non esistono però farmaci antivirali specifici. La terapia consiste quindi nell’alleviare i sintomi con anti-infiammatori, antipiretici e idratazione, ma soprattutto nel rigoroso isolamento del paziente. Non esiste neppure un vaccino, la cui messa a punto richiederebbe nel migliore dei casi non meno di un anno di tempo.
Fonte e Foto UNICEF: Passeggeri in una stazione ferroviaria di Hong Kong – ©Kin Cheung/Associated Press