Via libera della Consulta sull’attribuzione del cognome materno ai figli. La Corte costituzionale italiana dichiara illegittima l’automatica assegnazione del cognome del padre.
La Corte costituzionale ha accolto in data 8 novembre 2016 il ricorso presentato dalla Corte di Appello di Genova sulla possibilità di dare il cognome della madre ai figli nati da matrimonio. La causa era stata promossa da una coppia italo-brasiliana che aveva richiesto di apporre il doppio cognome al figlio e aveva ricevuto nel 2012 il rifiuto dell’Ufficiale di Stato civile. Il deposito della sentenza è affidato a Giuliano Amato, mentre l’ordinamento attuale associa il caso in oggetto ad una norma implicita: non è prevista da una disposizione di legge ma è deducibile da alcuni articoli del codice civile, da un Regio decreto del 1939 e da un decreto del presidente della Repubblica risalente al 2000.
Già nel 2006 la Consulta si era occupata di un caso simile in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno. In quell’occasione i giudici, pur definendo l’attribuzione automatica del cognome del papà un «retaggio di una concezione patriarcale della famiglia», dichiararono inammissibile la questione sottolineando che spettava al legislatore trovare la strada risolutiva, ma ad oggi il Parlamento non si è ancora espresso sul tema.
La ragione di questo nuovo ed importante passo avanti è riconducibile soprattutto all’evoluzione del quadro giuridico registrata con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il quale nell’ambito dei diritti fondamentali innalza il divieto per tutte le discriminazioni fondate sul sesso. A tale proposito l’Italia riceve dalla Corte di Strasburgo una sanzione, risalente al 2014, per la mancanza nel nostro ordinamento di una deroga sull’assegnazione automatica del cognome paterno.
Dopo più di due anni il DDL sul doppio cognome ai figli è ancorato in commissione Giustizia al Senato, ma il suo relatore, Sergio Lo Giudice (PD), ha annunciato a breve una rielaborazione del testo che consentirà ai genitori di conferire al figlio il cognome della madre con un’apposita dichiarazione.
Non rimane che attendere la pubblicazione della sentenza e l’eventuale nuovo regolamento che disciplini la materia, per capire se questo inedito grado di civiltà potrà essere raggiunto a tutti gli effetti con l’affermazione della parità tra padre e madre all’interno di una famiglia.