ll 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Ecco un consiglio di lettura in chiave Lgbt. “II caso Eddy Bellegueule”: un pugno nello stomaco per chi vuole assaggiare il sanguigno sapore della fobia.
Era il 17 maggio 1990 quando l’OMS rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali facendo sì che, senza più essere considerato come patologico, anormale, deviante, l’orientamento sessuale diventasse parte integrante dell’identità di ogni individuo.
Così, a partire dal 2007, ogni anno il 17 maggio si celebra in Europa la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Questi due termini indicano la discriminazione che le persone, sia omosessuali che trasgender (ma anche bisessuali) soffrono a causa di una fobia, ossia una paura immotivata della quale sono vittime in più sensi. Perché non bisogna dimenticare che l’omofobia è anche quella interiorizzata di chi non accetta se stesso.
Per questo motivo, una giornata dedicata a questa tematica non è superflua – come dimostrano i recenti avvenimenti in Cecenia – e dovrebbe essere un’occasione di riflessione in funzione di denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale o al genere.
Un consiglio di lettura per la giornata dell’omotransfobia
Nonostante di omofobia e transfobia si senta parlare quasi esclusivamente negli sconcertanti casi di cronaca dai quali risalta la diffusione del fenomeno, ci sono libri e film che danno una prospettiva particolare sull’argomento, come, per esempio, “II caso Eddy Bellegueule”: il romanzo autobiografico (o meglio, autofittivo) di Édouard Louis, nel quale la violenza gioca un ruolo principale. Violenza, il punto di partenza e di arrivo, in una realtà che imprigiona il protagonista, vittima di soprusi poiché effeminato, diverso, gay.
Eddy tenta di riscattarsi facendola finita con una vita che non gli appartiene e, in un costante tentativo di conformarsi e uniformarsi alla realtà degli altri, capisce che per allontanarsi dalla violenza l’unica soluzione è quella di evadere. Tuttavia, non si evade mai del tutto e di questa omofobia l’autore ne denuncia ogni lato, inserendola in un contesto che la spiega.
La povertà, l’ignoranza e l’impossibilità di emanciparsi sono gli elementi che propagano l’omofobia, quindi, per contrasto dal romanzo emerge anche l’occasione di lasciarsela alle spalle tramite la cultura, ossia, mettendo in evidenza la possibilità di evasione che la letteratura permette e, in ultima istanza, la denuncia che la letteratura può realizzare.
Denunciare per raccontare e viceversa, affinché la violenza non si propaghi più.