Esistono molte relazioni privilegiate anche nella lingua: cane e gatto, sale e pepe, dolce e salato. Ma nessuna di queste è forte quanto quella tra nonno e nipote. Questo duo linguistico è unito da un legame indissolubile perché, se non c’è un elemento della coppia, viene a mancare anche l’altro. Quando si esiste in funzione di qualcun altro si può dire che oltre alla complicità l’elemento fondante è il bene più profondo. Anche attraverso la geometria dell’affetto si può fare questo esempio. A Natale, attorno al rettangolo imbandito, solitamente da un prelibato menù di pesce, si trova un cerchio in cui tutti i punti sono equidistanti dal centro. Ma il nonno ha sempre lo stesso posto. Seduto a capotavola, con il suo sorriso sereno, sopravvissuto a mille e più liti, al suo fianco destro ha il nipote accanto a sé. Solitamente il nipote è anche traduttore di decibel e rispiega al nonno che sente poco, che si sta parlando della vicina Agnese, non della città di Varese. Basta una strizzata d’occhi per capirsi, un cenno del capo.
I nonni sono speciali perché ci conoscono nei nostri vizietti più nascosti. Questo accade perché sono stati loro a crearli in noi nipoti. Il dolcino immancabile dopo il caffè, quel cioccolatino che sai di non dover mangiare ma al quale non resisti, quello è merito della nonna. Quella domenica in cui non hai voglia di cucinare ma ti alzi al mattino per diventare uno chef stellato, anche quello merito della nonna. Un altro lascito dei nonni? Quando guardi le tue piante e subentra il senso di competizione per l’orto del nonno, ecco, il vizietto di comprare un bel fiore è lì che preme sulla tua coscienza. In tutti i gesti dei nipoti c’è un senso nascosto che i nonni hanno impresso in loro. Sicuramente i ricordi dei nipoti che hanno avuto la fortuna e il privilegio di avere dei nonni sono simili ai miei. Un ciuffo di capelli bianchi soffici, una sala grande in cui correre scatenati senza essere sgridati, le scale salite di fretta, un pianoforte sul quale mettere le dita sporche dopo la merenda, la tv di pomeriggio, il secchiello portato cinquanta volte dal mare alla sdraio per costruire un castello, l’ombra del giornale letto sotto il sole di mezzogiorno, la leggerezza di mani ruvide che spalmano la crema solare, un pranzo improvvisato che però inspiegabilmente include ogni tuo cibo preferito e qualcuno che nemmeno sapevi di volere.
I nonni sono come babbo Natale tutto l’anno, il regalo sono loro, ma quando si è piccoli non ci si accorge dell’importanza di quella presenza. I nonni, quando sei piccolo stanno lì finché arriva la mamma perché “la mamma è sempre la mamma”, e le si salta in braccio con una foga da far mancare il respiro. Forse i nonni si devono sempre accorgere di questa differenza che esiste tra un cucciolo che sta con loro per giocare e quello che poi vede il genitore con le lacrime agli occhi per la gioia. La differenza risiede nel fatto che anche loro abbracciano con la stessa foga quei nipotini dispettosi, vivaci, urlanti e qualche volta un po’ ingrati. Ma non si aspettano niente in cambio se non la possibilità di viziarti con il loro grande affetto. Chi cresce con i nonni, quando poi effettivamente non è più bambino, ritorna sempre a quei ricordi d’infanzia e vede solo loro, i nonni, onnipresenti. Non ci si ricorda dei momenti quotidiani in cui il papà passava l’aspirapolvere di venerdì sera, ma sicuramente è un’avventura epica impressa per sempre nello scoglio della memoria, quella notte al minigolf, in Liguria, e il profilo delle palme nel buio, le luci iridescenti e la gioia intensa di un desiderio che si avvera. La nonna che ci tiene per mano mentre sembriamo dei chihuahua impazziti che vogliono andare dappertutto, per tenerci calmi ci dona quell’agognata moneta per lo zucchero filato e poi ecco il nonno che con un solo sguardo ci impone la tranquillità. Non ci sono nemmeno parole nei ricordi che riguardano i nonni, il bene è un silenzio imperante e avvolgente, la comunicazione è avvenuta nel linguaggio segreto di una relazione esclusiva. Poi si torna dai nonni quando la vita scorre velocissima e per loro si prepara come un regalo, una buona notizia che riguarda il nostro avanzamento. Ogni successo è un loro sorriso e ogni sorriso una soddisfazione. Nessuno è più orgoglioso di un nonno, nessuno più di lui dirà a un amico che viene a bere il tè, quanto sia felice del concorso di pianoforte al quale ha partecipato il nipote. I nonni immagino lo raccontino così : “ sai che il mio — nome del nipote — è stato promosso alla maturità, ha preso la patente, ha preso la laurea, ha trovato lavoro, ha avuto un bambino, si è sposato, ora vive in Germania!” e così conoscono la tua vita nei fatti meglio di quanto la conosca tu. Certo, poi la dimenticano un po’ e bisogna ricordargli che sì, hai finito di studiare (7 anni fa).
Alla fine, nella vita non si smette mai di essere nipoti, finché c’è un pensiero per i nonni e finché a ferragosto si decide di andare in montagna in un ristorante, per un pranzo lungo diciassette ore. E’ lì che si dimostra tutta la gratitudine per un’infanzia felice. Il bene è più di un semplice dovere, è il pensiero che ogni momento felice crea i presupposti per ricordi meravigliosi. Dopotutto, ci si prende cura del futuro come si può, addomesticando con costanza le emozioni rivolte ai differenti tempi della propria vita.
Se un qualsiasi nipote scrivesse una lettera ai propri nonni, non avrebbe bisogno di spiegare che per loro prova un bene di quelli che non tramontano mai. Un bene che alla sera talvolta ci sveglia dalla preoccupazione, ci fa commuovere e poi ci fa raccontare di loro, di quei nonni che abitano un po’ lontano e la domenica borbottano di cimiteri e date.
A Natale, tutti tornano a casa e stanno a casa solo per loro, una famiglia intera si mobilita per stare insieme, ai nonni. Ma i nonni guardano i loro nipoti e gli fanno quell’ultimo occhiolino, quel sorriso dolce e furbesco, con una mano timidamente portata davanti alla bocca. In quel momento non hanno cinquant’anni di differenza ma tornano bambini, noi e loro. Il nipote seduto alla destra del nonno, lo guarda e ricambia quel sorriso sotto i baffi. Stanno prendendo in giro la vita che li ha uniti e qualche giorno lontano li dividerà. Ma non ci sarà mai un duo più unito, più forte, più unico. Anche il prossimo Natale, qualsiasi cosa accada, sarà sempre così. Dedicato a tutti i nonni dai loro nipoti.