Il senatore della Lega Roberto Calderoli è stato condannato dal Tribunale di Bergamo a un anno e sei mesi per diffamazione aggravata dall’odio razziale per aver dato dell’orango all’ex ministro Cecile Kyenge, durante la festa della Lega Nord di Treviglio nel luglio 2013.
Kyenge, ministro per l’Integrazione del Governo Enrico Letta, non si è costituita parte civile, allora non aveva sporto denuncia e non sono previsti risarcimenti di natura economica. In procura a Bergamo era però partito d’ufficio il procedimento sostenuto dai pm Maria Cristina Rota e Gianluigi Dettori: nel 2015 ricevettero un primo stop visto che la difesa aveva menzionato l’articolo 68 della Costituzione secondo il quale i membri del Parlamento, nell’esercizio delle loro funzioni, non possono essere chiamati a rispondere delle loro affermazioni. La Consulta aveva però dato ragione al tribunale e il processo era ripreso. I pm avevano chiesto 2 anni, la difesa l’assoluzione.
Come ha commentato sul suo profilo Facebook: «Abbiamo vinto un’altra volta. Evviva evviva evviva. Il razzismo la paga cara. Anche se si tratta del primo grado di giudizio, e anche se la pena è sospesa, è una sentenza incoraggiante per tutti quelli che si battono contro il razzismo. Perciò esprimo la mia soddisfazione per questa vicenda: non solo per questioni personali, ma anche perché la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si può e si deve combattere per vie legali, oltre che civili, civiche e politiche».