Valentina, donna di 46 anni, badante rumena, è in Italia dal 2005 per cercare di sostenere economicamente gli studi della figlia. Il suo è un grido di dolore tutto d’un fiato, tramite il quale emergono le difficoltà della vita da straniera e la precaria esistenza da senzatetto. Nel suo cammino ha sopportato di tutto, dagli insulti continui e i lavori senza sosta, allo stupro da parte di un prete, al dormire in aeroporto per mesi. Ma non demorde.
L’abbiamo incontrata grazie ai Vicini di Strada, associazione di volontariato di Como che si occupa di marginalità.
«Sono una donna rumena di 46 anni, con una figlia di 26 anni in Romania – precisa subito – Sono venuta per lei, per farla studiare. Sono andata a scuola e mi hanno detto che mia figlia non avrebbe passato l’anno. Mi ha fatto molto male sapere che non poteva studiare, nonostante volesse farlo: era colpa della corruzione, dovevi pagare i professori. Ma da sola, divorziata, non ce la facevo. Lei veniva sempre a piangere da me, dicendomi che non le spiegavano nulla e non la aiutavano. O paghi e ti fanno passare l’anno o non ti considerano.
Quindi ho chiesto a un amica che era già venuta in Italia sei mesi prima di me, di darmi un lavoro. Così sono venuta in Italia nell’agosto del 2005. Questa ragazza mi aveva promesso che c’era lavoro. Invece sono arrivata e non c’era nulla. Si trattava solo di un poliziotto siciliano che prometteva lavoro, invitando donne. Non dava lavoro, non dava nulla. Con 2 euro in tasca, ho preso la borsa e sono scappata via. Mi voleva addirittura far sposare con un vecchietto dell’età di mio padre: ho detto che se mi volevo sposare mi sarei sposata con qualcuno al quale volevo bene, non con un vecchietto per avere una casa.
Ho preso la borsa e ho iniziato la vita. Sono andata alla stazione di Catania e ho cercato aiuto da altri rumeni. Invece di aiutarmi volevano farmi del male. Per la paura sono scappata nel centro di Catania e ho dormito fuori da lì per una settimana. Fuori dalla stazione dei treni c’era una chiesa cattolica: il sacerdote di quella chiesa aiutava chi non aveva lavoro. C’era pure un musulmano con 5 figli a casa che aiutava le ragazze. A un certo punto ha visto me che stavo sempre nascosta e lontana e avevo paura di tutto e mi ha chiesto il motivo. Io ho detto che non conoscevo nessuno e niente. Per fortuna lui parlava il rumeno. Ha venduto il suo telefonino e mi ha dato 20 euro per andare a dormire in un posto.
Per tre notti ho fatto la fame. Sono svenuta davanti alla chiesa e quel ragazzo musulmano mi ha presa in macchina e mi ha portato in un fast food con un’altra ragazza rumena per assicurarmi che non mi avrebbe fatto del male. Mi ha preso un panino e una bottiglia di acqua e mi ha chiesto da quanto tempo non parlassi con la mia famiglia: era da un mese. Quindi mi ha comprato una scheda telefonica da 20 euro e sono riuscita a parlare con la mia famiglia. Loro già mi avevano data per sparita sull’Interpol.
Quella ragazza mi ha portato alla Caritas, dopo una settimana mi ha fatto trovare un lavoro molto brutto: assistevo una persona malata di Alzheimer all’ultimo grado. Ma intanto guadagnavo qualcosa e imparavo l’italiano. Per 500 euro sono stata con quella signora per due mesi.
Poi sono stata alla Caritas di Acireale e ho trovato un altro lavoro. Ho lavorato per due anni con una famiglia molto brava: lei lavorava all’agenzia delle entrate e lui era un avvocato. La signora anziana aveva un ictus, piangeva continuamente e gridava giorno e notte. Poverina, era una donna molto attiva e vedendosi così, senza parlare e camminare, si sfogava urlando.
Dopo un anno ho potuto fare i documenti: ho fatto la carta d’identità e ho avuto un regolare contratto. Quindi sono riuscita a tornare a casa in visita alla mia famiglia. Dopo, mia figlia ha cominciato a studiare in università. Così non mi bastavano i soldi per aiutarla: ho dovuto lasciare il mio lavoro in Sicilia e ho pensato di salire a Roma per trovare altro.
Salita a Roma, ho trovato un lavoro per una signora malata di depressione. Non voleva muoversi mai, stava sempre a letto. Lì ho incontrato una ragazza rumena con un sacerdote rumeno, della chiesta rumena a Roma. Dopo due mesi, il sacerdote rumeno ha fatto di tutto per scacciarmi per poter avere accanto a lui una sua coetanea. Avevo chiesto di avere un contratto per lavorare e mi hanno detto che non mi avrebbero fatto nulla.
Dopo ho lavorato per 6 anni e mezzo in una famiglia. Da loro non ho avuto problemi. Poi ho trovato un’altra famiglia, invece, dove ho lavorato per 6 mesi: non ce la facevo più con la moglie mentre lui era bravissimo, un ex maresciallo della Guardia di Finanza, di 86 anni, molto malato.
La moglie mi diceva sempre che sono brutta, che sono stronza, che sono una maledetta straniera. Ho dovuto sopportarla, reggerla perché avevo bisogno di soldi. Dopo 6 mesi, i figli volevano andare in ferie: per la rabbia che loro andavano in ferie, mi faceva di tutto. A un certo punto ho detto ‘basta’. Ho sopportato per sei mesi, non dormivo di notte per curare il marito perché lei doveva dormire e riposare. Nel mentre mi sono rovinata la mia salute. E loro, per la rabbia che me ne sono andata, non mi hanno pagato neppure i contributi. Mi hanno pure fatto una firma falsa per fare in modo che io non avessi la disoccupazione.
Sono stata al centro per l’impiego e, quando ero davanti alla signora, mi è stato detto che non avevo più diritto: ‘Hai firmato’. Ma io non avevo firmato nulla. Così mi hanno fatto perdere la disoccupazione. Dopodiché ho dormito per tre mesi in aeroporto. Piange ndr.
Sono andata in una chiesa ortodossa rumena. Ho chiesto aiuto. Lui mi ha detto: ‘Va bene, ho un posto ma fai la brava, non ti conosco’. Ho lavorato come una schiava per tre settimane. Dalle sette e mezza del mattino, fino alla mezzanotte. Alle 4 mi svegliavo e dovevo cambiare il pannolino alla signora e supportare insulti e critiche del marito. ‘Devi rotolare così il pannolino’, ‘quello non lo devi fare’, etc.
Non avevo mai neppure un paio di ore di riposo. Era una villa grande, con quattro stanze e un bel giardino. Dovevo pulire tutto e curare la signora. Mi chiamava sempre a girarla e sistemarla. Il marito mi diceva: ‘Usa questo straccio per la polvere’. Dopo un quarto d’ora mi richiamava e mi diceva: ‘Non va bene questo straccio’, e me lo buttava addosso come se fossi una schiava. ‘Taglia più grosso il pomodoro’, poi: ‘No è troppo grosso, taglialo più piccolo’.
Mi hanno fatta impazzire, quindi ho detto che me ne andavo e di pagarmi: mi è stato detto che non avevano i soldi e che sarebbe dovuto arrivare il figlio. Ma il figlio mi ha risposto che non aveva soldi, di chiedere al padre. Insomma, sono andata via senza un soldo. Ho chiesto spiegazioni al sacerdote ma mi hanno detto che non c’era nulla da fare.
Quindi sono tornata in aeroporto a dormire. Dopo sei mesi a dormire lì, mi è venuta una emorragia, mi sono rovinata la schiena ed ero disperata. Chiedevo anche su internet di aiutarmi.
Ho incontrato un altro sacerdote rumeno di Genova, sono andata da lui perché diceva di aiutarmi e che aveva un appartamento dove sarei rimasta a dormire. Mi ha pagato il biglietto e sono arrivata a Genova alle otto e mezza di sera, mi ha offerto un panino e poi siamo andati nel suo appartamento, al posto di portarmi nell’appartamento che mi aveva detto. Era un prete, quindi mi fidavo di lui. Mi ha detto: ‘Dormi tu nella mia stanza, io sto sul divano’.
Per tre giorni siamo stati insieme, mi portava da mangiare e non mi faceva uscire di casa. Diceva che, se dopo una settimana non avessi trovato nulla, mi avrebbe presentato agli altri parroci. Mi sono fidata. Dopo tre giorni, la sera mi dice: ‘Voglio fare l’amore con te’. Gli ho fatto notare che, prima di tutto, era un sacerdote e poi che aveva 29 anni mentre io 46. Lui però ha insistito. Mi sono spaventata e mi sono chiusa nella stanza.
È andato a mangiare in parrocchia e, quando è ritornato, mi ha detto: ‘Apri la porta o la sfondo’. Mi sono spaventata e ho dovuto per forza fare sesso con lui. Volevo scappare, mi ha chiuso la porta e non mi ha fatto uscire per tre giorni. Ho dovuto sopportare tutto. Gli ho detto che, se non mi avesse fatta uscire, io avrei gridato e che sarebbe uscito un grande scandalo. Lui mi ha minacciato di buttarmi nel mare ma gli ho fatto notare che il mio cadavere sarebbe tornato indietro e mi avrebbero trovata e quindi avrebbero trovato anche lui.
Le mie grida lo hanno spaventato così mi ha fatto andare via. Sono finita poi all’emergenza freddo di Genova grazie ad un altro prete. Ho denunciato tutto, ma io sono ancora ‘matta’ e lui è ancora sacerdote. Quel prete, addirittura, è salito di grado. Mentre io sono più giù. Piange ndr.
Ho dormito all’emergenza freddo lì, poi ho lavorato per qualche mese a Bologna. È morta la signora dove lavoravo quindi sono tornata in Romania fino ad ottobre. Quel mese mi ha chiamata un’altra ragazza rumena dicendomi che c’era un altro lavoro per me. Tornata a Bologna, non c’era più quel lavoro. Quindi ho dovuto dormire ancora 5 giorni in aeroporto. Chiedevo aiuto a tutti coloro che sentivo parlare. Una ragazza rumena mi ha detto che c’era una signora da aiutare. Mi hanno detto che mi avrebbero dato lavoro tramite un’agenzia e avrei dovuto dormire da una sua amica, pure lei rumena.
Sono andata a Bussolengo, vicino Verona. Quindi ho preso il treno senza biglietto: ho detto al controllore di farmi pure la multa ma dovevo arrivare per forza a Verona per lavorare. Arrivata lì, sono andata in agenzia: mi ha fatto la scheda e mi ha portato da quelle ragazze per dormire. Dopo tre giorni, mi hanno avvisata che mi avevano trovato lavoro ma, nel frattempo, mi chiedevano soldi: ‘Guarda che io ti do lavoro ma tu mi devi pagare 200 euro per il posto di lavoro’. Io ho acconsentito, l’importante sarebbe stato lavorare. In più mi hanno detto che dovevo pagare pure l’affitto per questa ragazza e anche a questa condizione ho acconsentito.
Mi hanno chiamato dall’agenzia per iniziare di sabato sera. Sarebbe stato un lavoro di notte per far abituare la signora, sarei stata la sua badante dalle otto e mezza di sera alle nove di mattina, a 6 euro all’ora. Sono andata a lavorare per una settimana: poi mi ha chiamato il capo dicendomi che la signora mi voleva perché ero stata brava, quindi sarei andata giornalmente a 900 euro al mese senza contratto all’inizio.
Ho chiesto quindi i soldi per la settimana in cui avevo lavorato, mi hanno promesso di pagarmi il mese successivo, oltre ai primi 900 euro. Quindi mi hanno detto pure che avrei preso solo 5 euro all’ora. La famiglia mi ha quindi detto che mi avrebbero fatto loro il contratto, al posto dell’agenzia.
Dopo tre settimane non potevo lavorare più con loro: la signora stava molto male ed era abituata da 4 anni con un’altra badante, faceva di tutto per farmi del male e tornare con l’altra. Non dormiva per 36 ore continuamente. Se pulivo la casa, ributtava tutta la spazzatura in casa. Ogni cosa che facevo, venivo accusata di non lavorare bene. Mi sono sentita molto male, vomitavo e non riuscivo a stare in piedi. Ho chiamato la famiglia per chiedere loro di tranquillizzare la signora ma mi hanno detto che mi sarei dovuta arrangiare da sola perché ormai ero la badante.
Ho risposto: ‘Allora arrangiatevi voi e me ne vado’. Sono stata nove giorni con loro per preavviso e mi hanno detto che non mi avrebbero pagata e quindi non avrei avuto il diritto di prendere nulla, se non per un breve periodo. Alla fine, grazie a un avvocato, sono riuscita a farli acconsentire di pagarmi, ma non tutto subito. Intanto ho chiamato l’agenzia per prendere i soldi del primo periodo in cui lavoravo tramite loro: avevano pagato tutte le altre ragazze tranne me. Ma l’agenzia mi ha detto che non mi avrebbe pagato perché me ne ero andata via da loro. Quindi li ho denunciati ai carabinieri. E ora vediamo come va.
Per tutto questo dico: credo in Dio ma non credo più alla Chiesa, ai sacerdoti. Mi sono fidata sempre e mi è sempre andata male con loro.
Dopo quel periodo sono risalita a Brescia e ho trovato un altro lavoro. Poi ho pensato di andare in Svizzera: con i 700 guadagnati sono andata a Lugano. Ero così stanca che mi sono addormentata in treno con tre persone davanti a me. Quando mi sono svegliata mi sono resa conto di non avere più soldi con me, mi avevano rapinata. Sono dovuta tornare indietro e chiamare il sacerdote a Roma per chiedere aiuto: mi ha consigliato di chiamare un sacerdote della zona in cui mi trovavo. Così, da Milano, ho chiamato un sacerdote rumeno che conoscevo da un po’, mi ha detto che non avrei trovato posto lì per dormire e mi ha consigliato di andare a Como.
Ero stanca e disperata, con tutte queste esperienze non mi andava più di fare amicizie con nessuno. Quindi sono arrivata a dormire all’emergenza freddo a Como e ora sto cercando altro. Un po’ mi sono ripresa ma devo riprendermi bene per andare avanti.
Per questo dico: che siamo stranieri è vero, che siamo rumeni è vero, ci sono tanti che rubano ma siamo in tanti a voler lavorare e siamo sempre presi in giro e non mi sembra giusto. E non facciamo lavori dove stai in casa con le mani in tasca e guardi la tv. Ci sono lavori in cui sei impegnato 12 ore di fila perché ti dicono che ti pagano. E alla fine non sei neanche pagata.
E allora mi chiedo: dov’è la giustizia? Se vai a fare una denuncia e nessuno ti guarda per il fatto che sei una semplice straniera, cosa dobbiamo fare? Devo cominciare anche io a fare la delinquente? Mi auguro di no, mi auguro di rimanere la persona giusta che sono stata fino ad ora. Ho una bella figlia, una bella famiglia, che educazione posso dare a mia figlia? Mamma ruba? No. Mia figlia ha finito l’università e ora non riesco ad aiutarla come facevo prima, magari meno: per il fatto che sono giusta e non sono pagata.
Non ho mai detto nulla a mia figlia e alla mia famiglia. Perché mia madre è malata di cuore, ha la discopatia ischemica, mio padre 13 anni fa, dopo aver annunciato che sarei andato in Italia a lavorare ha avuto una commozione cerebrale e a capodanno è stato ricoverato per infezione urinaria. Come posso dire ai miei genitori che sono fuori casa? O a mia figlia? Così parlo con loro ridendo. Piange ndr.
Non volevo parlare ma anche gli altri devono sapere la verità. Che ci sono tanti che ci accusano e ci dicono: ‘Bastardi stranieri’. Ma non sanno che dobbiamo sopportare tante cose per guadagnare un euro. Persone che hanno veramente soldi, che stanno bene economicamente ma praticamente ti sfruttano, ti calcano sotto i piedi solo per il fatto che sei straniera. Sono straniera è vero ma mi sento molto orgogliosa, più orgogliosa di loro: anche se non ho soldi, dormo con la coscienza a posto sapendo di non aver fatto a nessuno del male. Non so come dormiranno loro ma io dormo bene. Anche se non ho soldi dormo bene. Piange ndr.
Mi fa rabbia: sto chiedendo aiuto e non chissà cosa. Chiedo solo un posto di lavoro. Un posto stabile dove puoi lavorare tranquillamente, dove puoi essere anche tu sicura. E alla fine trovi queste persone che fanno male. Fanno male. Grazie mille. Spero che qualcuno ascolterà e forse inizieremo a fare giustizia».