Bambini soldato, la denuncia di Unicef: ancora 19mila in Sud Sudan

In occasione della Giornata Internazionale contro l’uso dei bambini soldato, l’Unicef ricorda che nel Sud Sudan sono oltre 19mila i minorenni impiegati nel conflitto, esploso nel 2013.

Dall’inizio della guerra civile l’Unicef Sud Sudan ha mediato  e gestito la smobilitazione da esercito e gruppi armati di oltre 3.100 minorenni. 

Nel solo 2018, ne sono stati rilasciati 955, fra cui 265 ragazze. 
Ad essi si aggiungono altri 119 (fra cui 48 bambine) liberati nell’ultima settimana a Yambio.

«Ogni bambino e ragazzo sottratto a un gruppo armato rappresenta un’infanzia recuperata e un futuro riguadagnato» spiega il Direttore dell’Unicef Henrietta Fore, che si era recata nel Sud Sudan nella prima missione del suo mandato, nel gennaio 2018. 

«Il numero dei bambini soldato liberati nel paese continua a crescere. – precisa Fore – Questo è un successo incoraggiante, ma c’è molto ancora da fare prima che tutti gli oltre 19mila minorenni ancora in armi siano restituiti alle proprie famiglie».  

Dall’ottobre 2014 a giugno 2018, il meccanismo di monitoraggio e segnalazione (MRM) ha registrato 2.894 incidenti verificati di sei tipi di gravi violazioni (uccisioni o mutilazioni; reclutamento da forze e gruppi armati; stupri o altre forme di violenza sessuale, rapimenti, attacchi su scuole e ospedali e negazione di assistenza umanitaria) che hanno colpito 9.268 bambini (7.201 ragazzi e 1.966 ragazze e 101 non riconosciuti). 

Altri 965 incidenti, che le Nazioni Unite non hanno potuto verificare, si stima abbiano colpito oltre 9.500 bambini. Per ricordare questa giornata, l’UNICEF ha lanciato un nuovo video-animazione che racconta la vera storia di James, bambino rapito da un gruppo armato in Sud Sudan e costretto a combattere, rilasciato nel luglio 2017. 

L’animazione mostra solo alcune delle tante odissee che bambini utilizzati da forze e gruppi armati hanno affrontato. I bambini rilasciati nel 2018 da gruppi nelle vicinanze di JubaBentiuPibor e Western Equatoria, sono stati inseriti in un programma di reintegrazione guidato dall’Unicef e i suoi partner.

Esempi di servizi forniti dai programmi di reintegrazione sono: cure mediche, supporto psicosociale, istruzione formale e formazione professionale. L’Unicef, fin dallo scoppio della guerra civile nel 2013, ha chiesto a tutte le parti in conflitto in Sud Sudan di rispettare i diritti e la protezione dei bambini secondo la legge nazionale e internazionale, tener fede ai loro impegni e smobilitare migliaia di bambini nei gruppi e forze armate.

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