Auroville, l’ecovillaggio senza denaro, governo e religione, a sud dell’India, fu fondato nel 1968 da Mirra Alfassa. Nota come “La Madre” (Mère), fu una mistica francese e compagna di Sri Aurobindo. A lei si rifanno ancora oggi i 3mila auroviliani presenti in città. «Siamo arrivati qui attirati da un sogno comune», ci ha raccontato Luigi Manohar che da 15 anni ha lasciato l’Italia.
Così oggi, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa (17 novembre 1973), vogliamo ricordarla con “Un sogno”. Il testo da lei scritto, qui pubblicato nella sua versione integrale in italiano, è tutt’ora fonte di ispirazione per gli abitanti di Auroville. «Cerchiamo di portare avanti il progetto di costruzione di una società ispirata da unità, fratellanza, efficienza nella ricerca di una vita migliore» racconta ancora Manohar. Così, abbiamo pensato di riportare qui le parole che ancora oggi sono «un faro che illumina» il loro percorso di vita.
Un sogno – Mirra Alfassa, La Madre
Dovrebbe esserci in qualche angolo della Terra un luogo di cui nessuna nazione abbia il diritto di dire: “È mio”. Un luogo dove ogni uomo di buona volontà, con una sincera aspirazione, possa liberamente vivere come cittadino del mondo obbedendo ad una sola autorità, quella della Verità Suprema.
Un luogo di pace, di concordia, di armonia, dove gli istinti combattivi dell’uomo siano utilizzati esclusivamente per vincere la causa delle sue miserie e della sua sofferenza, per superare la debolezza e l’ignoranza, per trionfare sui propri limiti e sulle proprie incapacità. Un luogo dove i bisogni dello spirito e la ricerca del progresso prevalgano sul soddisfacimento dei desideri e delle passioni, sulla ricerca del piacere e del godimento materiale.
In questo luogo i bambini potrebbero crescere e svilupparsi integralmente senza perdere il contatto con la loro anima; l’istruzione sarebbe data non per superare esami od ottenere diplomi e sistemazioni, ma per arricchire le facoltà esistenti e farne nascere di nuove.
In questo luogo i titoli e le posizioni sarebbero sostituiti da occasioni per servire ed organizzare; si provvederebbe in ugual misura ai bisogni di ognuno e la superiorità intellettuale, morale e spirituale si tradurrebbe nell’organizzazione, non in maggior piacere e potere, ma in maggiori doveri e responsabilità.
La bellezza in tutte le forme artistiche (pittura, scultura, musica e letteratura) sarebbe a tutti ugualmente accessibile, essendo la facoltà di partecipare alle gioie che essa dà limitata unicamente dalla capacità di ciascuno e non dalla posizione sociale o finanziaria.
Ciò perché in questo luogo ideale il denaro non sarebbe più il padrone sovrano; il valore personale avrebbe un’importanza infinitamente superiore a quello della ricchezza e della posizione sociale.
Il lavoro non sarebbe un mezzo per guadagnarsi la vita, ma il mezzo per esprimere e sviluppare le proprie capacità e possibilità, servendo contemporaneamente l’insieme del gruppo che, da parte sua, provvederebbe alle necessità della esistenza e al campo d’azione di ognuno.
In sintesi, sarebbe un luogo in cui le relazione fra gli esseri umani, che di solito sono quasi esclusivamente basate sulla concorrenza e la competizione, sarebbero sostituite da sentimenti di emulazione, di collaborazione e di reale fraternità.
La terra non è certamente pronta a realizzare un tale ideale, perché l’umanità non possiede ancora le conoscenze necessarie per capire ed accettare ciò, né l’indispensabile forza cosciente per eseguirlo.
Ecco perché lo chiamo un sogno.
Eppure, questo sogno è sulla strada per diventare una realtà.
È esattamente quello che stiamo facendo su piccola scala, in proporzione ai nostri modesti mezzi.
Il risultato è certamente ben lungi dall’essere perfetto, è progressivo: a poco a poco ci avviciniamo al nostro scopo che, speriamo di essere in grado, un giorno, di offrire al mondo come in mezzo pratico ed efficace di uscir fuori dal presente caos per rinascere in una nuova vita più vera e più armoniosa.