Altro che Muro di Berlino. Oggi le Barriere nel Mondo sono molte di più

Quando venne abbattuto il Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, i muri nel mondo erano 16. Oggi sono 63, presenti in diversi Stati in tutta la Terra, alcuni di questi ancora in fase di progettazione. In pratica, un terzo dei paesi del globo ha innalzato barriere lungo i propri confini, e continua a farlo. Lo dice uno studio della University of Québec, pubblicato nel 2016 da Elizabeth Vallet, Zoe Barry e Josselyn Guillarmou.

Così, oggi, a 29 anni di distanza da quell’evento che entrò nella simbologia mediatica come un grande momento di cambiamento, ci ritroviamo a fare i conti con la paura del diverso fatta a colpi di malta e cemento. Insomma, la globalizzazione e il multiculturalismo di cui ci piace molto parlare, evidentemente hanno ancora molta strada in salita, e al massimo hanno ancora molte barriere, pure fisiche, da attraversare.

Dal 2000, nel mondo sono stati eretti circa 10mila chilometri di cemento e filo spinato. E il fenomeno, invece che decrescere, continua ad aumentare: solo nel 2015 sono state costruire 17 barriere, una percentuale maggiore rispetto ai precedenti 27 anni. In molti, a proposito di barriere del secondo millennio, staranno pensando a Donald Trump e alla recinzione da innalzare lungo i 3200 km di confine tra Messico e Stati Uniti. Già oggi esistono diverse recinzioni lungo quel territorio per un totale di 1126 km. Di questi, il primo fu innalzato nel 1993. E proprio pochi giorni fa, vista la chimera della costruzione del muro fisico, il presidente americano ha detto di voler schierare «un muro di persone per fermare l’invasione», ovvero una nuova carovana di migranti che, dal Messico, sta per arrivare negli USA.

Per quanto riguarda il resto del globo, la maggior parte delle recinzioni si trovano in Asia. Le altre? Le troviamo dall’Ungheria alla Bulgaria, dalle due Coree alla Cisgiordania, dall’Arabia Saudita al Kenya, ad esempio.

Insomma, l’alba di un nuovo mondo, aperto e cosmopolita, che l’abbattimento dei 160 chilometri di cemento nella capitale della Germania sembrava promettere, è stato solo un miraggio. Un’utopia a tinte amare dalla quale, forse, abbiamo ricavato solo passi avanti per gli spostamenti all’interno dell’Unione Europea. Forse. La Brexit insegna che dopotutto non abbiamo ancora guadagnato neppure questo.

Eppure i confini sono solo costruzioni artificiali e arbitrarie degli esseri umani. Malta e arroganza per sottolineare quel diritto di proprietà che, naturalmente, non esiste. Naturalmente esistono la Terra, la natura e la vita. Vita che spesso, tra un confine e l’altro, chi ha avuto la fortuna di nascere nella parte più ricca del globo, possiede. E possiede proprio grazie al suo essersi impossessato della ricchezza dei paesi meno abbienti. Eppure, senza confini, potremmo aiutarci e stare meglio tutti. Senza inutili manie di aspra crescita economica individuale.

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