L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, lancia un appello affinché si risponda con urgenza per porre fine alle condizioni sempre più disperate in cui vivono rifugiati e migranti nei centri di accoglienza delle isole Egee.
Le condizioni all’interno delle strutture sulle isole di Lesbo, Chio, Samo, Cos e Lero sono assolutamente inadeguate e hanno continuato a deteriorarsi, dall’ultima visita di Filippo Grandi avvenuta a novembre 2019. Dalla crisi del 2015, il numero di arrivi in Europa lungo le rotte del Mediterraneo è crollato ma, nell’ultimo anno, quello degli arrivi in Grecia è aumentato rendendo ancora peggiore il livello di sovraffollamento cronico che affligge le strutture delle isole.
Filippo Grandi ha accolto con favore i recenti sforzi profusi dal governo greco per far fronte alla situazione, esprimendo soddisfazione per la serie di misure prioritarie annunciate questo mese. Tuttavia, ci vorrà inevitabilmente del tempo prima che le misure pianificate entrino pienamente in vigore.
È necessario agire quanto prima con risolutezza per alleviare le sofferenze causate dal sovraffollamento mediante trasferimenti su ampia scala di richiedenti asilo verso la terraferma, dove gli attori competenti devono mettere a disposizione in tempi rapidi un numero supplementare di strutture di accoglienza.
“Le condizioni di vita sulle isole sono riprovevoli e vergognose”, ha dichiarato Filippo Grandi. “La Grecia – col sostegno dell’Europa – deve agire immediatamente per rispondere a una situazione non più sostenibile, in attesa che le misure a più lungo termine producano effetti”.
Anche il clima invernale sta ora contribuendo ad aggravare le sofferenze sulle isole. Molte persone non hanno a disposizione né fonti di energia né, addirittura, di acqua, e vivono circondate da sporcizia e immondizia. La capacità dei servizi sanitari è inadeguata.
I rischi a cui sono esposte le persone più vulnerabili, quali donne incinte, neo-madri, anziani e bambini sono tra i più gravi mai registrati nel contesto di crisi di rifugiati su scala mondiale. Inoltre, è necessario agire per rispondere alle comprensibili preoccupazioni delle comunità locali che accolgono rifugiati e migranti, al fine di evitare che le tensioni sociali si inaspriscano ancora di più.
Naturalmente, infine, è di cruciale importanza non lasciare sola la Grecia. L’Unione Europea le ha assicurato un sostegno fondamentale e ininterrotto mediante i fondi erogati dalla Commissione Europea e dalle sue agenzie, tra cui l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO). Queste risorse continuano a essere necessarie, così come lo sono misure che prevedono condivisione delle responsabilità, quali i programmi di ricollocamento dei minori non accompagnati e di altre persone vulnerabili.
Da quando è terminato il programma di ricollocamento di emergenza a fine settembre 2017, solo un numero ridotto di Paesi europei ha assunto l’impegno di farsi carico sul proprio territorio di richiedenti asilo e rifugiati in arrivo dalla Grecia nell’ambito di tale programma e delle procedure accelerate di ricongiungimento familiare.
Per rispondere alla situazione critica che affligge le isole, l’UNHCR chiede al Governo greco, alle istituzioni dell’UE e agli Stati europei di:
• Ridurre immediatamente le condizioni di affollamento e i rischi connessi assicurando ulteriore disponibilità di posti all’interno di strutture di accoglienza sulla terraferma per almeno 20.000 persone, facendosi carico del trasferimento di queste ultime nel più breve tempo possibile.
• Migliorare le condizioni di vita delle persone che restano sulle isole, assicurando priorità all’erogazione di acqua, servizi igienico-sanitari e assistenza medica.
• Assistere i minori non accompagnati con programmi di ricollocamento verso altri Paesi europei consentendo loro, inoltre, di ricongiungersi ai propri familiari.
• Assicurarsi che le procedure di asilo non siano soltanto più rapide, ma anche eque ed efficienti.
• Includere tutele legali nell’ambito dell’imminente revisione delle normative in materia di asilo e della loro applicazione.
• Investire in soluzioni a lungo termine a beneficio delle persone alle quali è riconosciuto lo status di rifugiato, garantendo loro l’opportunità di divenire autosufficienti.
Foto © UNCHR/Achilleas Zavallis