Dieci anni fa uno sconosciuto su Netlog – in uno spazio di alterità nella sconfinata rete che univa la mia generazione priva di connessione a banda larga – riportava le parole di un autore che mi consigliava di leggere. Quell’autore era Chuck Palahniuk.
Dieci anni fa non avrei mai immaginato di poterlo incontrare e questo è accaduto grazie al Festival Collisioni di Barolo. A due passi, o meglio due ore da quella che definisco “casa”, si trova un paesaggio mozzafiato di borghetti che sorgono su colline verdeggianti. Un paesaggio che si direbbe marchigiano o toscano, bagnato dal sole dello stereotipato pallido nord.
Solitamente, in Italia si tende a valorizzare con una forma di campanilismo esasperato anche il più piccolo vicolo di un paese in cui parlano una forma di dialetto incomprensibile, ma quando il Bel Paese viene visto con uno sguardo che si allontana oltre i confini per poi ritornare a percorrerli tutti, allora accade la magia. Barolo è stupenda, non è la gita fuori porta in una giornata estiva e l’incontro con un grande autore a renderla tale, sarebbe bella anche deserta. Il setting perfetto di un romanzo a lieto fine.
Durante il festival AgriRock Collisioni ci sono stati molti altri artisti presenti: attori, cantanti, scrittori. Roberto Saviano, per esempio, durante il suo intervento tra lo scroscio di applausi, fa pensare a quanti di noi condividono una preoccupazione per la responsabilità personale, la bontà, la voglia di continuare a difendere i valori nonostante la “fertilità” delle critiche negative.
Fa pensare a quanti vicino a te che applaudono sono un’esigua percentuale rispetto a quelli che già commentano sui social, in modo acritico, negativo, odioso. La maggioranza che vedi attorno a te è sempre minoranza rispetto al contesto globale.
Al suo fianco, François Dumont di Medici Senza Frontiere spinge alla riflessione sulle carceri libiche e sui “morti che si accumulano” mentre noi placidamente, in un giorno estivo, possiamo godere del sole italiano.
Le Collisioni collimano con il carattere di Sguardi perché, nonostante l’urto del pensiero non provochi dolore, una mente acuta riesce a percepire come l’essere entrati in contatto obblighi a guardarsi, guardare gli altri, vedere che la realtà è ricca di occasioni e opportunità.
In un Italia in cui si critica, ci si lamenta spesso e c’è un ristagno culturale, un piccolo paese riesce a organizzare un festival con personalità internazionali e indiscusse: ieri sera il concerto dei 30 Second to Mars.
L’Italia che porta il nazionale e l’internazionale ad applaudire alla bellezza, è questa che si può sognare. Come scrisse un grande scrittore, ma solo in un autografo: “We’ll always have Barolo”.