Fabrizio De André, il Principe Libero a 20 anni dalla sua scomparsa, 11 gennaio 1999 – 2019. Scopri la biografia di Faber tra religione, politica, rapimento ed età adulta.
Questo articolo, come tutto il trambusto mediatico di questi giorni in occasione della ricorrenza della sua scomparsa, non gli sarebbe certo piaciuto.
Eppure è leggenda, come tutte le vite straordinarie, spesso piene di vizi e debolezze, ma dotate di una invidiabile purezza d’animo e di pensiero.
Non si sa da dove cominciare a parlare di Fabrizio de André, come se avesse vissuto tante vite in una sola, senza contare quelle vite che sono diventate realtà grazie alle sue canzoni.
Si può parlare del De André borghese e benestante facendo riferimento alla sua famiglia di origine e alla sua giovinezza e in questo capitolo si parla quindi anche della sua ribellione agli stessi princìpi, alla militazione nei gruppi anarchici Genovesi insieme a Paolo Villaggio, alla frequentazione delle strade più povere e malfamate della città vecchia di Genova, come via del campo, dove le sfaccettature e i colori degli ultimi in qualche modo lo arricchiscono e gli donano ispirazione. Poveri, drogati, puttane sono solo alcune delle categorie di persone che insegnano a De André che anche nel degrado si può trovare qualche cosa di bello. Anzi, forse soprattutto da loro si può imparare qualcosa e lui, con la sua poetica, ci insegna a sua volta che:
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
[Via del Campo]
Faber e la Religione
Fabrizio non era certo un giovane religioso, è sempre stato infatti anarchico. Ma in qualche modo il legame con la religione lo ha sempre affascinato, forse anche grazie a preti come Don Gallo che univano la spiritualità ai bisogni degli uomini, a partire dagli ultimi, gli stessi a cui De André ha dato voce nelle sue canzoni.
Ma fu una sorpresa quando, proprio durante il periodo in cui era in atto una rivoluzione culturale storica nata a partire dal ’68, uscì un disco il cui concetto era totalmente basato su temi religiosi: la buona novella.
In realtà i temi sono stati trattati in maniera totalmente laica. De André, infatti, parla di Cristo come uomo e della Madonna solamente come madre di questo uomo, analizzando per esempio la sofferenza di una bambina come Maria ed evidenziando le virtù umane più che divine.
Non tutti avevano capito dell’analogia tra il movimento rivoluzionario di quel tempo e una figura come il Cristo.
Le idee politiche di Fabrizio De André
Faber era un uomo con valori tipici della sinistra ben radicati ma fu anche contestato dai movimenti della stessa sinistra quando, nel 1973, uscì Storia di un impiegato.
Storia di un impiegato narra la vita di un giovane sessantottino che vuole la rivoluzione accorgendosi troppo tardi di essere spinto da una vena individualistica, più che per il bene comune. Un ragazzo che, nel ribellarsi al potere, diventa parte dello stesso potere decidendo sulla vita e la morte degli altri mediante un atto terroristico.
De André voleva far riflettere, voleva cercare di far comprendere che la rivoluzione doveva essere più culturale che militare, voleva far “capire che non ci sono poteri buoni“.
Purtroppo, il disco è stato mal interpretato ed è stato visto come un attacco ai movimenti rivoluzionari.
Per questo motivo, nei concerti non ci sarà più traccia delle canzoni di questo LP, fatta eccezione per “Verranno a chiederti del nostro amore”.
Il rapimento di Fabrizio De André
Fabrizio de André è leggenda. Tra i tanti motivi che rendono la sua vita così particolare e mitica c’è anche un fatto spiacevole, un fatto di cronaca, un rapimento.
Per 4 mesi De André e la compagna Dori Ghezzi – divenuta moglie solo successivamente – sono stati tenuti ostaggi, sequestrati nella amata Sardegna dove vivevano.
Colpiscono le prime parole dopo la liberazione, evidenziando ancora una volta l’animo profondamente comprensivo ed empatico del cantautore genovese. Riferendosi ai suoi carcerieri, infatti, disse parole di pietà:
“Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai”
Questo avvenimento fu inoltre un ulteriore ispirazione per i testi delle sue canzoni, non solo per il brano “Hotel Supramonte” che narra poeticamente dell’accaduto, ma per tutto l’album “Indiano” che descrive una analogia tra i pellerossa e il popolo sardo.
L’età adulta di Fabrizio De André
Fabrizio De André non ha mai smesso di occuparsi degli ultimi e dei temi sociali e, negli anni ’80, ha trattato temi come l’omosessualità con “Andrea” e l’aborto con “Rimini”.
L’età adulta ha fatto sì che Faber cogliesse, in modo ancora più preciso e più a fondo, le sfaccettature dell’animo umano.
Fino ad arrivare a quello che molti considerano il capolavoro, l’album con il quale ci ha lasciato, Anime Salve.
Da un certo punto di vista sembra quasi un sunto di tutti i personaggi trattati in precedenza, quasi come se avesse trovato la definizione per loro, anime salve appunto.
Anime salve significa, infatti, spiriti solitari, il tema centrale è la solitudine. Solitudine vista in chiave negativa quando forzata. Per esempio, quando parla della transessualità o dell’emarginazione di un rom.
Ma la solitudine può essere vista anche con accezione positiva, è il caso del brano omonimo al titolo dell’album e cantato con il coautore di tutto l’LP, Ivano Fossati: Anime salve punto, dedicato a tutti gli spiriti liberi che sono diversi per scelta e quindi liberi.
Fabrizio de André è leggenda per grandi meriti ma, oltre a Fernanda Pivano che lo disse pubblicamente, siamo in tanti a pensare che più che di un mito si parli de “il più grande poeta del novecento”.
«per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione…
…e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità».
[Smisurata Preghiera]