Luigi Manohar, italiano ad Auroville: 15 anni di speranza e armonia

Immagina un mondo immerso nella natura, un luogo di pace, spiritualità e nessuna proprietà. A qualcuno sembra utopia. Invece, nel sud dell’India, tutto questo è diventato realtà. Perché alla fine, quella voglia di cambiamento portata dagli anni ’60, qualcuno l’ha ascoltata. E così è nata Auroville, una città che oggi conta 3mila residenti provenienti da 58 Paesi di tutto il Mondo. Un ecovillaggio per «trovare l’unità nella diversità».

Tra i 160 italiani, da 15 anni c’è anche Luigi Manohar, avellinese con Beat Generation e spiritualità nel sangue. Lo abbiamo intervistato per aprire uno Sguardo curioso verso questa alternativa città…

Intervista realizzata in collaborazione con I. Capitanio

Chi è Luigi Manohar Fedele? Presentati

«Luigi Fedele nasce ad Ariano Irpino, provincia di Avellino, il 4 settembre 1946. Scuole elementari, medie, liceo classico, in un ambiente di paese, con una gran voglia di fuggirne al più presto, ma assorbendo valori e vicinanza alla natura che si riveleranno importanti nel futuro.

Frequenta l’università a Napoli, prima Ingegneria Elettronica e poi, causa gli studi classici e l’aver cominciato a girare il mondo, si sposta a Lingue e letterature straniere moderne. Si è laureato con una tesi su “Allen Ginsberg e la Beat Generation”, maturata dopo lunghi soggiorni di studio e di lavoro nella “Swinging London” di fine anni ’60 tra psichedelia, creatività, rivolta nonviolenta, spiritualità fuori dalle religioni e yoga».

Chi era Manohar in Italia?

«Rientrato in Italia per adempiere all’obbligo del servizio militare, ai tempi obbligatorio, inizia a lavorare a Milano nel campo musicale dell’organizzazione di concerti rock, prima come international road manager e label manager della Trident, poi come International manager nella RIFI record di Fred Bongusto, Iva Zanicchi, Zecchino d’oro, Homo Sapiens, contribuendo al loro successo internazionale, poi dell’Ariston dei Matia Bazar, Rettore, un importante sodalizio artistico con Vito Pallavicini, poi, sempre nell’ambito della discografia indipendente, alla creazione internazionale dell’etichetta Italo-disco Discomagic, molte collaborazioni e consulenze con etichette come la Duck Records, Best International, Green Records, infine creando la propria etichetta discografica ed Edizioni Musicali Bumshiva music».

Com’è cambiata la tua vita ad Auroville e cosa ti ha fatto partire?

«Fin dal 1965 avevo cominciato a interessarmi alla cultura e alla spiritualità dell’India, la mia insegnante di yoga mi fece conoscere Sri Aurobindo e Mère, quindi ero perfettamente al corrente, nel febbraio 1968, della fondazione di Auroville, città internazionale in cui cominciavano a confluire le forze sane della rivolta studentesca nonviolenta europea, per sperimentare e mettere in pratica, su un terreno vergine e desertificato nel Sud dell’India, le teorie di Sri Aurobindo. Questa città venne riconosciuta fin dall’inizio dall’UNESCO come patrimonio culturale dell’umanità futura.

Per molti anni Auroville è rimasto un punto di riferimento nella mia vita, irraggiungibile in un’epoca di difficili comunicazioni aeree. Nel frattempo proseguivo, anche se con una ideologia anarchica, alla ricerca di una società più matura e umana.

Avevo comunque soddisfazioni legate al mio tipo di lavoro creativo che mi portava a vivere nel mondo musicale, a viaggiare facendo comunicare culture musicali, esportando la musica italiana in Giappone, Russia, Francia, Spagna, Portogallo, Brasile, Bulgaria, Georgia, Svezia… e importando in Italia musica Latino-Americana, Brasiliana, jazz e avanguardia.

Poi, a un certo momento, nel 2002, qualcosa è scattato, anche particolari circostanze mi han fatto decidere di prendermi un mese “sabbatico” e andare finalmente a vedere cosa succedeva ad Auroville. È stato un colpo di fulmine alla fine di un lungo innamoramento a distanza!

Auroville mi ha conquistato e da parte sua ci ha messo di tutto per facilitarmi una decisione difficile, spianandomi tutte le strade e facendomi scoprire potenzialità che non sapevo neppure di avere. Ho scoperto anche che i miei ideali erano qui condivisi, e che finalmente potevo portarli avanti non più da isolato, ma in un gruppo di persone dalla forte motivazione, e con basi culturali, pragmatiche e visionarie condivise ampiamente».

Perché la scelta di questo nome? Ogni abitante di Auroville lo cambia?

«Ad Auroville c’è l’abitudine di chiamarsi solo col nome, e molti adottano un nuovo nome spirituale. Il mio nome Luigi era già detenuto da qualcuno che era qui prima di me, quindi dei miei amici dello Sri Aurobindo Ashram di Pondicherry mi fissarono un appuntamento, nel giorno del mio compleanno, con il suo ex assistente Bansidhar, autorizzato a individuare nominativi spirituali.

Ultracentenario, senza saper nulla della mia storia che negli anni londinesi mi aveva messo in stretto contatto con il movimento di Krishna e con il suo fondatore Prabhupad Bhaktivedanta, mi ha assegnato il nome Manohar, spiegandomi che è uno dei nomi di Krishna (la bellezza di Krishna che suona il flauto per le gopis, pastorelle), un’importante divinità indiana che rappresenta la bellezza della musica, dell’armonia, e anche dell’insubordinazione creativa».

Krishna_&_gopis_on_river Auroville

Cosa significa vivere ad Auroville?

«Ad Auroville siamo attualmente circa 3000 residenti “ufficiali” e ognuno di noi potrebbe rispondere a questa domanda in maniera diversa: diversi sono i percorsi che ci hanno portato qui, diverse le aspirazioni, le speranze, i sogni che pur ci accomunano.  Certamente un concetto più spirituale dell’esistenza, una ricerca della convivenza su questo pianeta con gli altri umani, tutti alla pari, ma anche con animali e piante, tutti parte di un ecosistema da rispettare.

Poi, una ricerca nel superare il concetto di danaro come sistema di valori che rende schiavi: all’interno di Auroville non esiste circolazione di danaro, siamo tutti lavoratori volontari con una “maintenance”, un mantenimento fatto di servizi e solo in parte di denaro a cui poter attingere per acquisti all’esterno.

Un altro aspetto che personalmente mi ha portato qui è il ritorno ad una vita semplice, a contatto con la natura, fuori dai condizionamenti della televisione e dei mass media. Per 9 anni ho vissuto nella Green Belt, la foresta di Auroville, in una semplice capanna di mattoni con il tetto di foglie di cocco, nella comunità di Adventure con i servizi e la cucina in comune, come pure il pozzo dell’acqua e l’elettricità fornita da pannelli solari.

Casa_in_Adventure Auroville

Oltre ai nostri diversi lavori, dedicavamo 2 giorni alla settimana alla piantumazione di nuovi alberi, nella stagione adatta, alla raccolta degli anacardi e di altra frutta: la vita di questa comunità intenzionale di 15 persone ci vedeva preparare a turno la cena collettiva, due meditazioni collettive settimanali, canto di bhajans, sharing o condivisione settimanale delle nostre sensazioni, progetti, storie personali, co-responsabilità dei vari incarichi per il funzionamento della comunità, oltre a varie occasioni di feste e celebrazioni collettive, danze, falò, eccetera…

Poi il ciclone Thane del 2011 distrusse la mia capanna e ci fu una dispersione della comunità. Ora vivo nella zona residenziale di Auroville, in una comunità di nome Realization, che è piuttosto un organizzato e pacifico condominio, con una riunione mensile di programmazione, ma senza occasioni di incontro intenzionale e spirituale».

casa_Realization Auroville

Per saperne di più: Vivere e lavorare ad Auroville

Nella Carta presentata nel 1968 si afferma che “Auroville non appartiene a nessuno in particolare. Auroville appartiene a tutta l’umanità. Ma per vivere ad Auroville bisogna essere servitori volontari della coscienza divina”. Ti senti “volontario della coscienza divina”? Cosa significa? Cosa significa spiritualità per un abitante di Auroville?

«Ad Auroville abbiamo deciso di dedicarci allo Yoga Integrale, un concetto di Sri Aurobindo e della Madre. Lo Yoga integrale, che sublima lo yoga fisico delle posizioni asana, è un atteggiamento di consapevolezza profonda in tutto quello che si fa, in ogni momento, dal lavoro qualunque esso sia, ai rapporti umani, all’alimentazione, al rispetto dell’ambiente, alla pulizia del corpo e dell’animo, alla purezza di approccio verso qualsiasi attività, nella prospettiva che l’essere umano, come tutto l’universo in cui siamo immersi e che trasportiamo all’interno del nostro corpo, è in continua evoluzione verso un divenire divino a cui tutto appartiene e in cui tutti si rispettano.

I primi 40 anni dalla fondazione di Auroville sono stati impiegati, oltre alla riforestazione di un deserto che ora è diventato un giardino di alberi, fiori, piante e animali selvatici, alla costruzione del Matrimandir, l’anima, il cuore di Auroville, al centro della nostra città a forma di galassia.

Matrimandir Auroville Luigi Manohar

Il Matrimandir ospita una stanza di meditazione molto particolare, unica al mondo, è immerso in una zona di pace di giardini a tema spirituale, e altre stanze di meditazione e purificazione. Il Matrimandir, a forma di globo, è costruito in modo da restare in connessione con l’universo, attraverso un raggio di sole che costantemente viene convogliato perpendicolarmente al suo interno su una sfera di cristallo di 70 cm, e a enormi dischi, concavi e convessi, che ne ricoprono la superficie e che assorbono e ridiffondono energia.

È una sorta di stazione di ricarica energetica e spirituale per gli Auroviliani che, secondo i propri ritmi, dedicano parte del loro tempo alla meditazione individuale al suo interno o all’esterno. Collettivamente in determinate ricorrenze dell’anno, nell’enorme anfiteatro adiacente – al cui centro un’urna a forma di bocciolo di loto ospita la “Carta costitutiva” e le manciate di terra che vennero portate da 250 paesi del mondo nel giorno della fondazione – si svolgono raduni collettivi aperti a tutti solitamente all’alba o al tramonto.

In particolari occasioni viene acceso un enorme falò all’alba, con decorazioni floreali, canti collettivi di mantra, meditazioni silenziose, musica, concerti, teatro o altri eventi.

A poca distanza, sempre all’interno dei giardini del Matrimandir, si trova un gigantesco banyan, un albero dalle radici pensili che scendono giù dai rami e diventano essi stessi nuovi tronchi con nuove radici, ma collegati all’albero originario, gradualmente diventando una piccola foresta costituita da tanti tronchi uniti tra loro nello stesso albero, a simboleggiare quell’unità nella diversità che è un altro importante principio costitutivo di Auroville».

“La Madre”, Mirra Alfassa, rappresenta per voi abitanti di Auroville ancora oggi un leader spirituale? E Sri Aurobindo?

«La Madre e Sri Aurobindo sono costantemente un faro che illumina il nostro percorso di vita in Auroville. Siamo arrivati qui attirati da un sogno comune che è stato splendidamente espresso dalla Madre in un testo che si intitola appunto “Un sogno”, e cerchiamo di portare avanti il progetto di costruzione di una società ispirata da unità, fratellanza, efficienza nella ricerca di una vita migliore.

Dopo il Matrimandir, l’edificio più bello ed importante di Auroville è il Savitri Bhavan, che è un centro di studi e documentazione su quanto ci è stato lasciato dai nostri Maestri, sede di una biblioteca specializzata, mostre, conferenze, letture collettive, musica, canti corali, film, tutto teso a esplorare il patrimonio di insegnamenti e di intuizioni che ci è stato lasciato.

Io personalmente frequento, ogni domenica mattina, una lettura collettiva guidata del Savitri, che è il poema epico più importante scritto da Sri Aurobindo, direttamente in lingua inglese, fonte di ispirazioni e di “visioni”. Mi occupo anche di filmare gli eventi che avvengono, come conferenze, concerti, mostre.

Inoltre, una delle realizzazioni più soddisfacenti ed entusiasmanti che ho portato a termine qui, qualche anno fa, è stata una collana in 18 DVD con illustrazioni di “Savitri” dipinti da Huta, ispirati dalla Madre, brani salienti letti da Lei stessa accompagnata dalla propria musica all’organo, in 3 cofanetti di 6 DVD ciascuno».

Questa spiritualità fortemente legata alla natura incide anche sulla vostra dieta?

«Già quando vivevo a Londra, fine anni ’60, ho seguito per qualche anno la dieta macrobiotica, da prima ancora di venire ad Auroville sono un convinto vegetariano, come forma di rispetto per la sofferenza degli animali, ma anche dell’ambiente, e anche per una migliore salute fisica e mentale.

Non sono vegano, nel senso che fornisco al mio corpo proteine dal latte, formaggi e un uovo fresco al giorno, tutte le mattine. Qui ad Auroville abbiamo la fortuna di poter controllare che ciò di cui ci cibiamo sia assolutamente genuino, le uova me le procuro da galline ruspanti nella foresta, allevate da un amico, il latte, formaggi, verdura e pane vengono prodotti qui, senza additivi chimici di alcun tipo.

La maggior parte degli Auroviliani sono vegetariani, alcuni vegani, ma c’è assoluta libertà di comportamento al riguardo. La Solar Kitchen e altre caffetterie per Auroviliani servono solo piatti vegetariani o vegani, alcuni ristoranti o pizzerie aperti anche ai visitatori, offrono una più ampia scelta, anche carnivora».

Ci sono anche abitanti appartenenti a differenti religioni?

«Non viene chiesto di rinnegare una propria religione, se già si ha, ma di rendersi conto che tutte le religioni conducono ad una spiritualità più alta e universale. Soprattutto si evita di esibire pubblicamente una propria religione, se la si ha, o di fare opera di proselitismo.

Naturalmente rispettiamo l’iconografia e la tradizione dell’Induismo indiano nel quale siamo immersi. Su questo la Madre è stata molto chiara: in un programma espresso nel 1970 dice “Ricerca attraverso l’esperienza della verità suprema. Una vita divina, ma no alle religioni”. In un’altra occasione ebbe modo di definire il sistema sociale di Auroville come una “Divina Anarchia”.

Nonostante l’articolo 1 della Carta costitutiva di Auroville prescriva che “per diventare Auroviliano, uno debba essere servitore volontario della consapevolezza divina”, alla fondazione di Auroville partecipò attivamente anche l’allora URSS, Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, regno del comunismo marxista. Questo la dice lunga rispetto all’universalità e alla comprensione che sta alla base di Auroville. Vi lascio da leggere la Carta di Auroville».

La Carta di Auroville

  1. Auroville non appartiene a nessuno in particolare. Auroville appartiene all’umanità nella sua totalità. Ma per vivere ad Auroville si deve essere il servitore volontario della Coscienza Divina.

  2. Auroville sarà il luogo di un’educazione senza fine, di un progresso continuo, e di una giovinezza senza vecchiaia.

  3. Auroville vuole essere il ponte tra il passato e il futuro. Approfittando di tutte le scoperte esteriori e interiori, Auroville vuole lanciarsi con coraggio verso le realizzazioni a venire.

  4. Auroville sarà un luogo di ricerca materiale e spirituale, per dare un corpo vivente ad una vera Unità Umana.

Com’è la tua giornata tipo?

«La mia giornata inizia con una mezz’ora di meditazione e di Tai Chi (che si può definire “yoga in movimento”), praticato o individualmente a casa mia, o in gruppo, una volta alla settimana. Colazione con caffelatte, pane marmellata, uovo fresco crudo di giornata e frutta, tutto di Auroville, poi doccia, barba, abluzioni varie.

Entro le 10 del mattino mi reco in ufficio, il web office che si trova in Town Hall, centro direzionale di Auroville, nella palazzina dei Media, dove mi occupo di comunicazione in qualità di webmaster del sito ufficiale di Auroville, definito “enciclopedico” dalla guida turistica Lonely Planet, con oltre 4.300 pagine costantemente aggiornate su tutti gli aspetti di Auroville, dalla “visione”, all’organizzazione sociale ed economica, all’educazione.

Mi occupo anche di altri aspetti basilari di cui non abbiamo ancora parlato in questa intervista: l’architettura, il rapporto con la natura e con la bio-regione in cui ci troviamo, la ricerca, compresi gli studi e le documentazioni nel mondo su questo esperimento unico di cui siamo allo tesso tempo “cavie” e ricercatori.

Rispondo alle numerosissime email che chiedono notizie e delucidazioni su Auroville, dall’aspetto turistico alle curiosità più inaspettate, e mi occupo di alcune pagine sui social networks, Facebook, Flickr, YouTube, etc.

Pranzo, in base alla mia maintenance, tre volte alla settimana alla Cucina Solare e tre volte al Visitors Center, mentre la domenica e di sera mi preparo qualcosa da me, o invito ospiti o vengo invitato.

Il pomeriggio lo dedico ad altre attività comunitarie come partecipare a meeting decisionali, o assistere a conferenze, laboratori, mostre, ed altri eventi che solitamente documento attraverso video e foto (oltre 500 video attualmente presenti su YouTube legati ad Auroville, e migliaia di foto su Flickr), che poi mi occupo di editare e pubblicare.

Leggo molto, spesso più libri contemporaneamente, in lingua italiana ed inglese. La sera, male che vada, c’è il nostro “Cinema Paradiso” che ogni sera offre un film di un paese diverso, in lingua originale con sottotitoli, ma spesso la scelta si fa difficile per la concomitanza con concerti, spettacoli teatrali, spettacoli di danza, festival legati alle 54 nazionalità presenti attualmente qui.

evento_spettacolare_Anfiteatro Auroville

Una vita culturale molto intensa e direi, affascinante. Un paio di volte alla settimana trovo il tempo di visitare il Matrimandir, meditare all’interno della camera interna, partecipare alle meditazioni collettive all’anfiteatro o sotto l’albero banyan.

Sono abbastanza nottambulo, e le ultime ore della giornata le dedico all’editing di foto e video da pubblicare il giorno dopo, e a tenermi in contatto con famiglia, amicizie e rapporti con l’Italia e l’Europa, grazie alla differenza di fuso orario di 4 ore e mezza.  Finisce che vado a dormire tra l’1 e le 2 di notte…».

Come si diventa cittadini di Auroville?

«Nel corso degli anni è mutato il criterio di accettazione di nuovi Auroviliani: sono necessari comunque almeno tre mesi di “ambientamento” prima di esprimere l’intenzione di fare un tentativo di adesione a questo esperimento.

Il Newcomer (Nuovo arrivato) viene guidato ed accompagnato da due mentori, consiglieri che lo aiuteranno ad integrarsi, trovare un alloggio, un lavoro, e sperimentare per almeno un anno una vita diversa, in un ambiente totalmente diverso.

Il tutto all’interno di un percorso di adattamento che si va sempre più perfezionando, con scadenze scandite dall’Entry group che si occupa degli aspetti formali e procedurali, che dopo un anno ed un periodo di feed-back da parte dell’intera comunità, porterà ad essere accettato allo status di Auroviliano».

La_grande_avventura La Madre Auroville

Come vede il turista un cittadino di Auroville?

«Molti Auroviliani hanno talvolta la sensazione di trovarsi in uno zoo, dove vengono osservati dai visitatori che diventano sempre più numerosi, più superficiali, e più sbrigativi nei giudizi.

In effetti un visitatore occasionale non ha molte occasioni di incontrare i veri Auroviliani, se non quelli addetti a determinati servizi a contatto col pubblico, come al Visitors Centre, al Matrimandir, ai ristoranti, ai negozi. Occorre già una permanenza di più di un giorno per avere l’opportunità di una visita guidata all’interno del Matrimandir, da prenotare personalmente almeno un giorno prima, una vera curiosità per trovare il modo di visitare edifici della Zona Internazionale come il Savitri Bhavan, Unity Pavilion, Bharat Nivas, Tibetan Pavilion, e un po’ di fortuna nel capitare in una giornata di qualche evento particolare…

Il cittadino di Auroville preferisce un visitatore animato da una vera ricerca, che si documenta prima di arrivare, e che si immerge nella realtà auroviliana per almeno una settimana, cercando di non rimanere sulla superficie di una visita turistica, ma di entrare un po’ più in profondità nel tessuto connettivo degli Auroviliani, solitamente troppo impegnati in più di una occupazione per dedicare molto tempo alle curiosità dei visitatori».

Qual è la vostra lingua ufficiale?

«Ufficialmente in Auroville esistono e vengono incoraggiate 4 lingue, l’Inglese il Francese, il Tamil lingua locale, il Sanscrito lingua classica. In pratica la lingua più utilizzata è l’inglese, anche se il francese viene molto utilizzato all’interno della comunità francofona di circa 420 persone, la seconda dopo gli Indiani che sono 1300, mentre seguono i tedeschi 250, gli italiani 160, olandesi oltre 100, statunitensi 95, russi 70, inglesi 65, spagnoli 55 e via via a decrescere in un totale di 58 nazionalità. Comunque, su una popolazione di circa 3000 abitanti, con un’equa ripartizione tra uomini e donne, circa 725 sono bambini».

Per saperne di più: Censimento Aurovilliani

Visto l’approccio etico in sintonia con la natura, come sono costruiti lì gli edifici?

«Evidentemente al primo posto è la sostenibilità ecologica degli edifici: tipici di Auroville sono edifici costruiti con una tecnica sperimentata qui, con una macchina che compatta in mattoni la terra scavata per la costruzione, e con questi mattoni sono costruite le case, come quella in cui vivo adesso.

Sono in corso, fin dai primordi, altri esperimenti con materiali di costruzione di riciclo, il bamboo, materiali e tecniche tradizionali della zona, ma questo è anche un paradiso per gli architetti alla ricerca di sperimentazioni stilistiche, creative e sui materiali».

Non utilizzate la tv ma internet e i social media: qual è la differenza dal tuo punto di vista di questi mezzi di comunicazione?

«La TV esiste, per chi vuole, ma sono decisamente pochi; molto più diffuso è internet e i social media. Abbiamo anche un sito web interattivo interno, Auronet, riservato ad Auroviliani e Newcomers, in cui ciascuno può pubblicare e commentare, che è molto importante per la comunicazione, in fase di elaborazione dei vari progetti e di scambi rapidi in caso di emergenza.

Esistono anche più reti di email, una con comunicazioni a tutti i residenti, mentre sempre più i gruppi operativi utilizzano whatsapp e le varie piattaforme Google. Sì, tecnologicamente siamo molto avanzati.  Inutile dire che anch’io privilegio la comunicazione orizzontale di internet piuttosto della televisione che, anche chi ce l’ha, usa più che altro per programmi scientifici e culturali…».

Auroville potrebbe diventare la città tipo di tutto il mondo o sarebbe utopia?

«L’idea dell’esperimento Auroville è di arrivare ad un modello di città di 50mila abitanti, che serva come modello per altre città simili. In effetti molti esempi di comunità di questo tipo, comunemente definiti eco-villaggi, esistono in molte parti del mondo e in molti paesi e continuano a nascerne, ma Auroville rimane l’esperimento più longevo con i suoi 50 anni, e più cosmopolita, con le sue oltre 50 nazionalità».

galaxy_auroville

Come si pone Auroville di fronte ai diritti civili? Parliamo di persone Lgbt…

«Naturalmente non esiste nessuna forma di discriminazione di razza, sesso, età, opinione, Auroville è un esempio di tolleranza che anzi con alcuni suoi esponenti è all’avanguardia nelle lotte per il riconoscimento dei transgender, ora ufficialmente rispettati legalmente e socialmente in India».

Ci si può sposare tra abitanti di Auroville?

«Certo che ci si sposa in Auroville, ognuno sceglie il proprio modo di solennizzare e festeggiare l’avvenimento, ma è una cosa privata in cui Auroville non interviene in alcun modo, tanto meno con un riconoscimento religioso o sociale.  Massima libertà anche in questo campo. Naturalmente si verificano gli incroci più strani, di etnie, tradizioni e culture… ma anche questo è un aspetto meraviglioso dell’esperimento di Auroville».

Ci sono infrastruttura adatte a persone diversamente abili?

«Sempre di più gli edifici di nuova costruzione si adeguano a queste esigenze che all’inizio erano un po’ trascurate in un posto “di frontiera” come questo.

Accessible Auroville”, gestito da italiani, fa continua opera di sensibilizzazione in questo campo, e siamo riusciti anche a procurarci donazioni per un autobus appositamente attrezzato per caricare almeno una sedia a rotelle per volta, primo e finora unico esperimento del genere in India, che fa servizio giornaliero tra Auroville e Pondicherry».

Come avviene il sostentamento economico?

«Come ho già detto, gli Auroviliani, compresi i bambini, ricevono una maintenance sia in servizi che in denaro. Le units, tutte le attività produttive di Auroville compresi i ristoranti, guest house, piccole e grandi fabbriche, sono parte di un servizio finanziario che si occupa della circolazione del denaro, e almeno un terzo degli introiti va a finanziare i servizi di Auroville.

Ognuno di noi, residenti, newcomers, volontari temporanei e ospiti, versa una quota mensile del proprio introito alla comunità. Il tutto è pubblico e trasparente e viene pubblicato mensilmente sul nostro periodico di informazione News & Notes, che settimanalmente fornisce notizie ed informazioni sulle attività dei gruppi e dei servizi, sugli eventi di tutti i tipi, su seminari, workshops, esposizioni, corsi e terapie, orari, spettacoli, scambi di servizi, di abitazioni, e quant’altro. Anche il News & Notes viene pubblicato sul sito web e scaricabile in .pdf per chiunque, anche all’estero, voglia tenersi informato su quanto avviene qui.

Vorrei aggiungere che ad Auroville si cerca di bandire la proprietà privata e lo stesso concetto di “possedere” qualcosa. In principio, chiunque decide di venire a partecipare come volontario a questo progetto, dovrebbe ricevere alloggio, vitto e quanto necessario per vivere: in pratica non abbiamo ancora raggiunto questo obiettivo e, per esempio, vista la carenza iniziale di case, un Newcomer che voglia stabilirsi qui deve essere in grado di partecipare a qualche cooperativa che sta costruendo alloggi, pagandolo di tasca propria.

Questo alloggio rimane comunque proprietà di Auroville, io ne sono soltanto l’utilizzatore e nel tempo, quando a me non servirà più, potrà essere dato in utilizzo ad un altro, creando così gradatamente una disponibilità sempre più vasta e diffusa».

Auroville ci fa pensare alla Hundertwasserhaus, la casa di Hundertwasser a Vienna. Ne ha mai sentito parlare? Cosa ne pensa?

«Abbiamo visto un film documentario recentemente su questa casa a Vienna; non ricordo molto chiaramente, ma non mi sembrava di aver trovato molte attinenze con Auroville, a parte una certa convivenza comunitaria e, certo, tanta creatività e gioia di vivere».

Ci hai detto che vivi ad Auroville da 15 anni “pur con le sue sfide e difficoltà”, quali sono?

«Le difficoltà sono anzitutto materiali, dovute al clima tropicale molto umido a cui il nostro corpo non è molto abituato e che spesso causa infezioni problematiche anche da piccoli taglietti trascurabili a cui in Europa non diamo nessun peso.

Poi le scomodità dovute ad una temperatura “da sauna” che all’aridità dei mesi estivi (aprile, maggio, giugno, luglio), contrappone le violente piogge monsoniche di ottobre-novembre, che peraltro negli ultimi anni si stanno affievolendo, creando problemi alla falda acquifera.

Poi l’interminabile burocrazia indiana con cui talvolta si ha a che fare e, quando si esce da Auroville, il traffico, l’inquinamento, la confusione tipiche dell’India che turisticamente possono sembrare esotiche ma poi, vivendoci dentro, diventano meno divertenti, anche per chi, come me, ama la cultura e la tradizione dell’India.

E c’è la “sfida” di Auroville, il sogno collettivo che si cerca di realizzare ma che trova tante difficoltà all’interno e all’esterno, un lavoro di Sisifo in cui di continuo bisogna inventare nuove soluzioni per uscire dai condizionamenti che ci sono stati imposti dalle culture da cui proveniamo.

Molto spesso anch’io dico a me stesso che in effetti questa è un’utopia, di cui molti ci accusano, forse irrealizzabile almeno in questa generazione… ma poi mi rispondo che, ebbene, posso ritenermi felice e privilegiato di poter vivere nell’utopia, nel sogno, nella speranza…».

Vista la convivenza di cittadini da tutto il mondo ad Auroville, come vedi l’ondata di crescente diffidenza verso il diverso che emerge in particolare in Italia in questo periodo?

«Sono abbastanza in contatto via internet con quello che accade in Italia e nel mondo, e veramente soffro per questa ondata di paura che porta molti a rinchiudersi in se stessi, nelle proprie case, nella propria finta sicurezza, senza concedersi il privilegio di aprirsi alla condivisione di culture, di abitudini, di benessere, di gioia con persone che arrivano “da fuori”.

È un fenomeno che in Italia si accompagna ad una visione triste e pessimistica del futuro, anche delle nuove generazioni, una tristezza e una mancanza di entusiasmi che non riscontro in altri paesi, tutti peraltro accomunati in questo momento in quest’ondata di paura del diverso, del nuovo, della comunità, dell’amicizia.

Ad Auroville si prova bellezza e gioia di vedersi circondati da gente di tutti i colori, di tutte le razze, tutte le età, generalmente sorridenti. Specialmente i bambini hanno trovato qui il loro paradiso di libertà, giocano e crescono insieme senza pregiudizi.

Spesso nati essi stessi da incroci inter-razziali, sin da piccoli si esprimono in più lingue, quella di origine in famiglia, quelle con cui vengono in contatto a scuola o all’asilo, persino il Tamil che io trovo difficilissimo pur nella mia predisposizione per le lingue».

Sulla pagina Facebook di Auroville c’è un commento al quale vorremmo tu rispondessi in questa intervista. L’utente scrive che si tratta di un paradiso per ricchi mentre gli indiani fanno il “lavoro da schiavi”: “It’s a paradise for rich western hippies while Indians workers do all the hard work. It seems to get back to colonial times, with whites taking care of cultural activities while Indians do slave work. They are a fraud, a racist fraud!”. Cosa ne pensi?

«Purtroppo questo commento è apparso nella pagina di Auroville che io stesso gestisco su Facebook, ma in maniera più diffusa sulla pagina di Auroville Italia, in Italiano perché questa persona è italiana. Purtroppo quest’uomo, in un’affrettata visita di mezza giornata, ha voluto captare quella che è solo una proiezione della sua mente e, per ragioni che solo lui conosce, gettare fango su questo esperimento.

I fatti dicono che quasi metà degli Auroviliani sono di origine indiana e Tamil, e tutti lavorano fianco a fianco, gomito a gomito con l’altra metà di origine occidentale o orientale, negli uffici come nei campi, nella foresta, nelle fabbriche, nelle guest houses, nei servizi, nelle scuole, nell’arte, nella cultura, nella comunicazione.

Avrà visto certamente in giro, specialmente nelle case in costruzione, molta manodopera di lavoratori Tamil, che vengono dai villaggi vicini, non sono Auroviliani, ma sono ben lieti di trovare un’occupazione, un buono stipendio per vivere con le loro famiglie che altrimenti non avrebbero mezzi di sostentamento.

Auroville ha portato benessere ai paesi vicini, da cui come pendolari arrivano circa 8000 lavoratori al giorno, appunto come manovali, uomini e donne, per lavori domestici occasionali o continuativi, operai nelle ditte di Auroville, non colonizzati o sfruttati ma tutelati nel loro stipendio, previdenze, protezione dei minori e delle donne.

I “ricchi hippies occidentali” hanno creato scuole, centri sociali, ambulatori, cure mediche nei villaggi intorno, contribuiscono quotidianamente all’emancipazione delle donne e dei minori, e l’intero hinterland di Auroville fiorisce di iniziative commerciali locali come negozi, artigiani, alberghi, ristoranti ed altre attività turistiche, un “indotto” della popolarità crescente di Auroville.

Molti di noi si sono presi carico personalmente di situazioni disperate, sovvenzionando il percorso scolastico e la sopravvivenza di bambini che non avrebbero avuto la minima possibilità di una educazione, e credetemi, non c’è soddisfazione più bella del vedere un bambino raggiungere il suo semplice sogno di crescere “come gli altri” e alla fine raggiungere il suo inserimento nella società, in alcuni casi diventando essi stessi Auroviliani».

Riassumendo la tua esperienza ad Auroville?

«In conclusione, posso dire che, dopo quindici anni, sono ben felice di questa scelta di vita, che mi vede parte di un esperimento unico al mondo, in contatto con il mondo, immersi nella speranza e nella ricerca di un’esistenza più armoniosa».

Qual è la tua canzone preferita?

«Questa è facile: “Imagine” di John Lennon. Leggendo il testo (da me qui tradotto), vedrete che potrebbe ben essere l’inno di Auroville».

“Immagina

Immagina che non c’è il paradiso

È facile se ci provi

Nessun inferno sotto di noi

Solo il cielo sopra di noi

Immagina tutta la gente, che vive il presente.

Immagina che non ci sono nazioni

Non è difficile

Nulla per uccidere o per morire

E nessuna religione

Immagina tutta la gente vivere una vita in pace, …anche tu.

Puoi dire che sono un sognatore

Ma non sono il solo

Spero che un giorno ti unirai a noi

E il mondo sarà unito.

Immagina che non ci sono proprietà

Mi chiedo se ci riesci

Nessuna necessità di avidità e di odio

Una fratellanza di uomini

Immagina tutta la gente che si condivide tutto il mondo, …anche tu.

Puoi dire che sono un sognatore

Ma non sono il solo

Spero che un giorno ti unirai a noi

E il mondo sarà unito”.

 

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