Massimo Nobili segue da 40 anni le tracce dello Sciamanesimo Scandinavo, ovvero quello dei popoli antichi del nord Europa, della tradizione norrena. Originario della frenetica Milano, si è trasferito in Valle d’Aosta per vivere in piena sintonia il suo percorso spirituale.
Oggi è presidente di Άsa-Ódhinn, “un’associazione culturale operante nell’ambito della ricerca etica e spirituale – citando dalla loro stessa descrizione – che ha lo scopo di diffondere nel rispetto delle leggi italiane la Tradizione e la Spiritualità degli antichi popoli del Nord Europa. È retta da uno statuto interno ed è aperta a chiunque desideri condividere le idee, le finalità e i programmi dell’Associazione stessa”.
Possiamo leggere le sue riflessioni grazie al sito Viandante del Nord e al libro che sta presentando in questi mesi per tutta Italia, “Sulle tracce dello Sciamanesimo Scandinavo, dalle sue radici ai giorni nostri”.
Lo abbiamo intervistato per scoprire da vicino questa realtà, una delle meno conosciute nell’ambito dello sciamanesimo.
Chi è Massimo Nobili?
«Massimo è un uomo di 59 anni. Ho iniziato questo percorso a 17 anni a Milano, ho incontrato lì il mio primo maestro che mi ha seguito per un lasso di tempo. Ho viaggiato per diversi anni nei paesi scandinavi a scopo di ricerca e di pratica. Dal 1990 ho deciso di iniziare a trasferire le mie conoscenze relative alla tradizione norrena e allo sciamanesimo scandinavo anche ad altre persone.
Di lavoro invece faccio tutt’altro, sono un personal trainer e sono un terapista in posturologia funzionale: separo la mia vita professionale dalla mia strada spirituale benché nella vita di tutti i giorni non possiamo esimerci dal portare ciò che siamo».
Come ti sei avvicinato a questo percorso?
«A 13 anni ho vissuto un’esperienza dalle connotazioni abbastanza traumatiche, condizione questa che è quasi una prassi per chi è chiamato a un certo tipo di percorso.
Ero estremamente giovane e non parlai dell’accaduto con i miei genitori. A distanza di pochi anni incontrai il mio maestro con il quale mi aprii e gli raccontai questa esperienza. Fu la scelta giusta perché Emilio fu la persona che mi guidò per diversi anni. Poi, all’età di 24 anni fui messo davanti ad una scelta: se volevo continuare questo tipo di pratica dovevo allontanarmi da Milano. Milano è (oggi come allora) una metropoli priva di una buona energia per poter proseguire su un certo tipo di percorso. Così me ne andai grazie anche ad un’occasione lavorativa. Nel 1986 poi mi trasferii in Valle d’Aosta dove attualmente vivo».
Cosa intendi per luogo con “buona energia”?
«È assodato che tutto l’universo è un agglomerato di energia. Ci sono determinati luoghi su questa terra che hanno vibrazioni più positive rispetto ad altri. Vivere a contatto con la natura permette di riconnetterti con delle tue parti spirituali più profonde. In una metropoli mancano spesso armonia ed equilibrio, presupposti questi che invece ti permettono di vivere al meglio le esperienze a carattere sciamanico».
Hai viaggiato molto, quali luoghi hai visitato e perché?
«Ho viaggiato per questioni di ricerca e sperimentazione nei paesi Scandinavi, in particolare in Svezia, paese che amo tantissimo, in Norvegia e Lapponia Finlandese. Sono del parere che per poter vivere determinate esperienze bisogna respirare l’aria di luoghi antichi, dove la tradizione, si è sviluppata. Vivere seppur temporaneamente in questi luoghi, facendo pratiche legate alla tradizione stessa, vuol dire nutrirsi e respirare in sintonia con le aree dove gli antichi e la tradizione sono nati. Qualunque tipo di tradizione si segua, è importante viaggiare nei luoghi sacri dove questa tradizione si è sviluppata. Io ho avuto questa possibilità quindi ho viaggiato in questi luoghi. Sono state esperienze estremamente interessanti, anche a contatto con persone che mi hanno aiutato e seguito per alcune pratiche».
A differenza di altri sciamanesimi, lo Sciamanesimo Scandinavo è meno conosciuto. C’è una motivazione per questo?
«È un tipo di sciamanesimo molto poco conosciuto probabilmente perché la religione cristiana, quando ha cominciato a espandersi nel nord Europa, ha distrutto fisicamente tanti luoghi e tante conoscenze che erano ancora vive sino al 900 circa dopo Cristo. Durante la cristianizzazione, dove la conversione non è avvenuta con la strategia (si pensi ad esempio alla conversione per ragioni politiche o sociali come nel caso dell’Islanda) è avvenuta con la forza. Nell’Editto di Lippe del 1000 D.C. Carlo Magno fece decapitare in un solo giorno 5000 primogeniti delle nobili famiglie sassoni per piegarli al cristianesimo. Perdendo il contatto con i propri valori culturali e religiosi, anche lo sciamanesimo ne fece le spese. Affermare oggi che lo sciamanesimo scandinavo sia integro come una volta sarebbe dire una menzogna. A differenza di realtà come i nativi americani rinchiusi e circoscritti in riserve dove hanno avuto la possibilità di portare avanti le loro tradizioni, i popoli norreni non hanno avuto questa opzione.
Ricordiamoci poi che l’Islanda si è convertita in massa intorno al 1850 circa previo delibera del suo Parlamento proprio per evitare la disgregazione del tessuto sociale. Quindi è chiaro che tutti questi elementi non hanno aiutato a portare avanti una tradizione che invece è stata trasmessa solamente da pochi e anche in segreto proprio per evitare di incorrere nelle ire della religione emergente. Questo ha fatto sì che molte cose siano andate perse».
Hai detto che in passato molti si sono nascosti. Tu invece ti nascondi o hai subito commenti irrisori per questo?
«No, non ho alcun problema. Viviamo in un’epoca – per fortuna da una parte e per sfortuna da un’altra – molto diversa dal 1.000 D.C. Dobbiamo ricordarci che la tradizione norrena è rimasta integra fino al 900 D.C. circa. Poi sono iniziate le conversioni. Oggi viviamo in un’epoca sicuramente più aperta come mentalità e accettazione. Diciamo che questo fenomeno della New Age che grossomodo appare intorno al 1970 si è sviluppato proprio perché la maggior parte di persone di questa cultura e società non trovava risposte né da un punto di vista spirituale, religioso o politico e quindi ci si è rivolti ad altre realtà.
Il fenomeno della New Age si è sviluppato molto in questo contesto. Forse grazie anche a ciò, oggi abbiamo la possibilità di far conoscere questa pratica che in passato era vista come demoniaca perché profondamente diversa dai concetti della religione emergente. Oggi c’è molta più flessibilità. Malgrado questo ritengo che ci siano ancora molti pregiudizi, soprattutto per alcune tradizioni come quella norrena. Il motivo di ciò è che gli amanuensi che non vedevano di buon occhio questi “barbari pagani”, nella trascrizione del mito, delle saghe e dei princìpi della tradizione norrena, ne hanno riportato un quadro fosco e distorto, mettendo in rilievo solo l’effetto distruttivo dei vichinghi, senza invece considerare i contributi che questi hanno portato al mondo, come per esempio l’esportazione, la scoperta di nuove terre o l’artigianato. Pensiamo solo al fatto che i vichinghi non conoscevano la sega per la costruzione delle loro navi, che hanno dato la base per la realizzazione dell’odierno aliscafo. Detto ciò, per quanto mi riguarda ad oggi, non ho mai avuto riscontri negativi tranne da parte di altri individui o gruppi più per questioni di divergenze personali. Ma non si può essere d’accordo sempre su tutto».
Normalmente, come dici, si conosce la parte negativa della Tradizione Norrena. Ci illustri invece le sue positività e quella dello Sciamanesimo?
«Lo sciamanesimo, archeologicamente parlando, è la pratica magico religiosa spirituale più antica che l’uomo conosca. Da graffiti trovati in Francia, lo sciamanesimo è stato datato a 35mila anni fa. Quindi è la pratica sicuramente più antica con la quale l’uomo si è approcciato come elemento di contatto con il divino.
Detto questo, lo sciamanesimo e comunque le tradizioni antiche, hanno di positivo che permettono all’uomo, all’individuo, di entrare in contatto con una parte che oggi purtroppo nella maggior parte dei casi abbiamo perso. Sono quelle parti profonde nostre che ci avvicinano agli elementi della natura. Lo sciamanesimo è una pratica semplice e naturale così come tutte le popolazioni arcaiche vivevano la loro vita in maniera molto più semplice rispetto a quella di oggi. Non è che non esistesse la logica e la razionalità ma c’era un unire il sacro con il secolare. Oggi viviamo in una realtà, a causa degli aspetti educativi, sociali e religiosi, che ci distacca, ci separa da quello che è l’essenza della vita stessa. Non è che gli uomini antichi non avessero difetti, li avevano come tutti ma oggettivamente erano in grado di vivere una realtà unendo spirituale e materiale. Oggi invece c’è un grande distacco da questo. Prova ne è anche l’avvento di tantissime malattie che una volta non esistevano».
Di quali malattie parli?
«La maggior parte delle malattie, oggi, sono causate da una vita estremamente stressante e disarmonica. Una volta si viveva meno come quantità di anni, ma si viveva in maniera più naturale e più equilibrata rispetto ad oggi».
Fatte queste premesse, per te è possibile un ritorno alla spiritualità in questa società?
«È possibilissimo connetterci con la nostra vera natura e con le parti più profonde e con la parte spirituale di questo pianeta. Il pianeta è un’entità viva e questa è una cosa che non dobbiamo mai dimenticare. La natura è il nostro vero e unico maestro che abbiamo e ci dà indicazioni ben precise. Sia quando si ribella, come accade molto spesso negli ultimi anni, sia quando invece ha degli aspetti più armonici.
Tutte le tradizioni antiche, non solo quella che io pratico, aiutano l’individuo a ritrovare se stesso. L’essere umano oggi ha bisogno di riconnettersi con se stesso e con l’energia e l’anima stessa del nostro pianeta, ovvero il nostro habitat, e noi lo stiamo distruggendo sotto tutti i punti di vista.
Cercare di riscoprire attraverso culture antiche quali siano i valori che muovevano questi popoli, credo sia il primo passo per cominciare a riscoprire chi realmente noi siamo e quale sia il compito al quale realmente siamo chiamati».
Qual è il compito al quale siamo chiamati? Chi siamo? Hai una risposta?
«Ognuno deve trovare la propria dimensione. Io ho trovato la mia e le mie risposte attraverso un cammino molto lungo, non privo di difficoltà. Quando vogliamo crescere e realizzarci e ci incamminiamo lungo una strada, non sappiamo cosa incontreremo. Per pensare di trasformare qualcosa di così profondo o importante come l’essere umano, non possiamo pensare di esimerci dalle difficoltà che incontreremo lungo il percorso. Io però adotto un cavallo di battaglia: se insisti e resisti, raggiungi e conquisti.
La mia realtà l’ho trovata e proprio una delle cose fondamentali che mi sono state insegnate, è che quando acquisisci un certo tipo di conoscenza, la conoscenza la devi usare e trasmettere. Perché una conoscenza non trasmessa è persa, quindi, una volta che hai acquisito un certo tipo di conoscenza, trasmettila. Anche perché nella trasmissione continui a imparare. Siamo tutti qui per imparare. Quando non abbiamo più nulla da apprendere e imparare, è il momento in cui ce ne andiamo da questa vita e accediamo a un piano di realtà diverso».
Secondo te è fondamentale non mischiare diversi tipi di sciamanesimo, perché?
«Purtroppo è accaduto negli ultimi decenni che l’antropologo americano Michael Harner, sulla base di esperienze personali con diversi tipi di sciamanesimo tribale, ha pensato di creare un tipo di sciamanesimo che potesse essere adatto a tutti. L’ha chiamato Core Shamanism, sciamanesimo transculturale. In realtà, questo tipo di sciamanesimo mette insieme solo delle tecniche che accomunano diversi tipi di sciamanesimo.
È credenza comune infatti che all’origine, in un tempo mitico non rintracciabile neppure da un punto di vista antropologico, lo sciamanesimo su questa terra fosse uno. Questo tipo di pratica si è poi allargata in tutto il pianeta assumendo delle connotazioni tribali e ha mantenuto elementi comuni. Si tratta però solo di elementi tecnici come per esempio l’uso del tamburo, la concezione dell’albero che sorregge l’universo, il cavallo come strumento per viaggiare attraverso i mondi.
Harner ha preso questi elementi tecnici e li ha assemblati facendo conoscere questo Core Shamanism in tutto il mondo. La parola “core”, indica il “centro”, l’essenza di qualcosa. Lo sciamanesimo, però non è qualcosa di tecnico ma di spirituale. Focalizzare sulla tecnica senza tenere in considerazione l’aspetto magico-religioso tribale che contraddistingue tutti i tipi di sciamanesimo tradizionale è, a mio avviso, un grosso errore. Da un punto di vista antropologico si legga il testo principe sullo sciamanesimo scritto da Mircea Eliade, un antropologo romeno morto anni fa che spiega molto bene cosa sia in realtà lo sciamanesimo: è una pratica magico religiosa e quindi legata a un certo tipo di religione che include divinità e spiriti tribali e non vaghe energie universali. Questo non vuol dire che taluni individui non ne abbiano ricavato dei benefici dal core shamanism, ma diverso è dire che si pratichi sciamanesimo…
Lo sciamanesimo transculturale non si rifà a nessun tipo di tradizione religiosa o spirituale ma diventa solo una pratica che fa punto sugli aspetti tecnici. La parte tecnica può aiutare la parte spirituale. Ma se manca la parte spirituale, quella tecnica rimane semplicemente qualcosa di scarno, o meglio di incompleto. Le popolazioni antiche invece avevano poco di tecnico. Lo sciamanesimo per loro era qualcosa di spirituale, religioso. Mancando questa parte non credo si possa oggettivamente parlare di sciamanesimo».
Se una persona si avvicina a te dicendoti di avere bisogno di scoprire la spiritualità, consigli in ogni caso di seguire lo sciamanesimo norreno o ogni persona deve trovare la sua strada spirituale?
«Ognuno deve trovare la sua. Lo scorso mese un ragazzo è venuto da noi perché pensava di essere chiamato a questo tipo di sciamanesimo, ma in realtà durante alcune pratiche si è accorto che la sua strada era un’altra. Se n’è accorto proprio grazie alle pratiche che gli ho proposto. E questo è un grande risultato. Nessuno dovrebbe fare né manipolazione né cercare di veicolare a tutti i costi il proprio tipo di pratica. Ognuno deve trovare la sua via. Quindi, se le nostre pratiche possono aiutare qualcuno a trovare la propria via, che non ha nulla a che vedere con la nostra, ben venga. L’individuo si realizza quando riesce a trovare la sua strada. Noi non facciamo proseliti. È qualcosa che non ci interessa perché sarebbe contro producete, sia per chi viene, sia per noi».
Cosa pensi di chi è lontano dalla spiritualità e non la cerca nella sua vita?
«Credo che esista un momento per ogni cosa. Non credo che esistano persone all’interno delle quali non esista un minimo di scintilla perché tutti proveniamo da un’unica sorgente. Ritengo però che ci siano persone che, per motivi differenti, sono più addormentate rispetto ad altre. Rispetto ovviamente il pensiero di tutti e ritengo semplicemente che probabilmente non è ancora arrivato il momento per loro di scoprire determinate cose, per loro probabilmente arriverà».
Cosa intendi con “proveniamo tutti da un’unica sorgente”?
«All’origine la sorgente è unica, proprio come lo sciamanesimo. Non parliamo di Dio o di divinità. La vita su questa terra è arrivata grazie a una sorgente, dopodiché ha preso delle direzioni ben precise. È un discorso complesso. Indipendentemente dal professare monoteismo, politeismo o una religione priva di dei, come il buddismo ad esempio, gli individui hanno all’interno “una scintilla” che si può manifestare in forme differenti».
Hai progetti in programma per il futuro?
«Abbiamo progetti importanti. Si sta creando un gruppo di tradizioni norrene legate a questo tipo di spiritualità e pratica. Sono persone di varie età, dai 20 ai 50. Il nostro obiettivo è di acquistare una porzione di bosco in Valle d’Aosta e fare un centro di ritrovo per tutte le persone che vogliono venire a praticare e vivere esperienze a contatto con la natura. Obiettivo è anche quello di concorrere, per quello che ci è possibile fare, al risveglio di questa umanità, considerato anche il momento e i tempi che stiamo vivendo».
I miti sono importanti nello sciamanesimo. Come approcciarsi ad essi in modo corretto?
«I miti sono importanti soprattutto da un punto di vista formativo. È importante tenere però in considerazione il fatto che un mito è un racconto allegorico. Quando leggiamo un mito leggiamo la storia di un popolo in forma allegorica. Esso è un corpo di insegnamento sacro che parla della nascita di un popolo e del suo sviluppo e contiene indicazioni ben precise, anche da un punto di vista rituale, per la formazione degli individui.
Come ogni racconto allegorico, però, ha bisogno di essere interpretato correttamente e non è sempre facile perché è soggetto ad una interpretazione anche personale. Una persona che non ha un background di un certo tipo all’interno di quella tradizione, avrà la tendenza a leggere indicazioni legate al mito che saranno parziali o non completamente corrette. Ecco perché per l’interpretazione corretta del mito, così come di altri testi, suggerisco sempre di leggerli individualmente e cercare di comprendere ma poi confrontarsi anche con qualcuno che è esperto in materia. Confrontarsi su alcuni elementi ci può aprire degli spazi importanti».
Quali miti iniziare a leggere per approcciarsi alla Tradizione Norrena?
«Meglio iniziare con “Miti nordici” di Gianna Chiesa Isnardi. È un ottimo testo che apre con un breve spazio sulla parte storica, uno più ampio sulla parte mitologica e parla molto della simbologia. La simbologia è estremamente importante e formativa».
A proposito invece del tuo libro, “Sulle tracce dello Sciamanesimo Scandinavo, dalle sue radici ai giorni nostri”?
«Ad oggi è l’unico in Italia che parla di Sciamanesimo Scandinavo e contiene alcune tracce biografiche. In ogni capitolo parlo delle mie esperienze, quindi approccio il contenuto di quella parte. È un excursus che parte dalle sue radici: esso nasce in realtà in India per giungere poi in Scandinavia intorno al 2500 a. C. Partendo dall’aspetto etimologico (ovvero dallo studio della parola) illustro la parte simbolica e l’influenza che esso ha avuto in alcune tribù siberiane. E’ un percorso che influenza addirittura le arcaiche popolazioni del Giappone, alcune caucasiche e attraverso gli Urali e arriva in Germania per poi risalire in Svezia e fermarsi in questa zona. Da qui, intorno al 2.500 a.C. nasce quella che conosciamo come Tradizione Norrena e Sciamanesimo Scandinavo. Spiego poi cosa a noi è rimasto dello Sciamanesimo Scandinavo».
È ancora possibile praticare lo Sciamanesimo Scandinavo?
«Ovviamente sì, anche se con delle ovvie modifiche rispetto a 2000 anni fa. Nel libro racconto di alcune pratiche che vengono utilizzate per dare possibilità all’individuo per riconnettersi con le parti più profonde dell’individuo. Le pratiche dello sciamanesimo oggi hanno infatti queste finalità: guarire in senso spirituale, cosa questa che poi si riflette sulla parte materiale e acquisire quella conoscenza e consapevolezza così tanto necessaria nella vita di tutti i giorni. Il libro vuole essere un percorso storico, mitologico, archeologico, linguistico dalle origini ai giorni nostri dello Sciamanesimo Scandinavo, oltre a parlare di rune, da sempre fondamenti della Tradizione Norrena e dello Sciamanesimo Scandinavo».