Ansoumane Konate ha 22 anni, è nato in Guinea e da un anno e 10 mesi è in Italia. Migrante come molti altri arrivati dalle coste libiche, alle spalle ha lasciato la famiglia e ora sogna un futuro dignitoso. È tra i ragazzi in attesa di avere un responso per la sua domanda di asilo accolto da CombInAzione, associazione di Busto Arsizio (Varese).
Com’era la tua vita in Guinea?
“Non era facile. Mio padre è morto nel 2014. Lui riparava condizionatori. Quindi ho preso il suo posto. Ho dovuto interrompere gli studi. Però ho detto a mia madre che avevo bisogno di materiali per lavoro. Sapevo che mio padre aveva lasciato dei soldi in eredità. Dopo 4 mesi li ho chiesti a mio zio. Quei soldi non sono mai arrivati anche se me ne sarebbero bastati solo una parte.
Ero rimasto senza soldi e senza possibilità di tirare avanti. Allora con gli ultimi risparmi ho comprato un motorino e ho deciso di andare all’avventura. Sono partito per il Mali, la frontiera. Un mio amico con il quale sono partito è morto. Sono stato in Mali per un mese, poi sono stato un anno e 18 mesi in Algeria. Quindi mi sono diretto in Libia e sono stato lì un mese.
In Algeria ho lavorato per tanto tempo. Quindi ho messo da parte i soldi per arrivare in Libia. Arrivato in Libia, ho capito subito che non volevo restare lì ma volevo andare in Italia”.
Com’è stato il viaggio nel deserto?
“Ho viaggiato per due mesi nel deserto tra Mali e Algeria. Il viaggio è molto pericoloso. Nel frattempo sono morte 3 persone: non c’è acqua, è difficile sopravvivere. Anche perché in Mali c’è ancora guerra, non è semplice passare per questo territorio”.
Quanto hai pagato il viaggio dalla Libia all’Italia?
“Ho pagato 200 euro. Il motore della prima imbarcazione si è rotto, quindi abbiamo cambiato barca e siamo ripartiti dopo due settimane. Abbiamo viaggiato su una barca molto piccola”.
Sapevi delle tante persone morte in mare? Cosa ti ha spinto a rischiare?
“È così. Non potevo ritornare. Ho trascorso tanti anni in strada. Se hai visto la guerra, hai visto un amico morto per strada, allora forse è meglio andare”.
Com’è stato arrivare in Italia?
“È arrivata da me una persona e mi ha chiesto come mi chiamavo e se stavo bene. È stata la prima volta dopo due anni che qualcuno mi chiedeva come stavo. Ero contento”.
Che speranze hai per la tua vita in Italia?
“Non è facile l’avventura. Sono qui per lavorare e guadagnare soldi per aiutare la mia famiglia e basta”.
Quali corsi hai frequentato?
“Ho studiato italiano, fatto il corso per guidare il muletto, quello di elettricista e la terza media. Nel frattempo sto facendo tirocinio in ambito agricolo”.
Dove ti piacerebbe lavorare?
“Mi piacerebbe fare l’elettricista anche perché ho fatto questo lavoro in Africa e mi piace”.
Cosa sogni per il futuro?
“Sogno di fare la mia vita, basta. Fare la mia vita bene e basta”.
La tua canzone preferita?
“Mi piace il cantante Degg Force 3”.