Con il Governo giallo-verde è arrivato anche lui, il Ministro della disabilità e della famiglia. Lorenzo Fontana, vicesegretario federale della Lega, non ha fatto parlare di sé dopo i primi minuti di mandato solo per le sue acerbe dichiarazioni contro le famiglie omogenitoriali.
A sollevare dibattiti è stato anche l’affidamento per la gestione in ambito disabilità, una novità arrivata con Giuseppe Conte (o, meglio dire, con Matteo Salvini e Luigi di Maio). In molti hanno accolto la questione con entusiasmo, altri invece non l’hanno vista di buon grado. Così, abbiamo deciso di intervistare chi vive la disabilità in prima persona, sia sulla propria pelle, sia sulla pelle dei propri cari, per capire meglio i differenti punti di vista e rifletterci ad ampio raggio.
Abbiamo posto due semplici domande:
1) Cosa pensi sul fatto che ci sia un Ministro per la disabilità?
2) Cosa chiedi al nuovo Governo?
Intervista realizzata in collaborazione con Valentina Bottini
Valentina, 32 anni, atassia di Friedreich
1. «Ho accolto con cauto ottimismo la notizia del ministro per la disabilità. Sono ottimista nel sperare che si faccia ordine in questo ambito. Spero veramente che si intervenga con un personale più serio negli uffici (Asl, Caf, Cisl…) e più competente nelle commissioni mediche che regolano la vita del disabile ogni qual volta questo deve si deve rivolgere a loro per chiedere ausili e assistenza per la sua quotidianità».
2. «Devo essere sincera, su questo Governo ho cambiato opinione diverse volte; sono passata dallo scetticismo alla speranza, dall’aspettativa all’incredulità. Economicamente mi fa quasi paura, ma dal punto di vista concreto e sociale mi sembra che le basi ci siano (come ad esempio il Ministro per la disabilità o quello per lo sviluppo del sud). Ho sentito una ventata di novità e di giovinezza ma poi sento certe dichiarazioni proprio di alcuni ministri e torna l’incertezza (“mi cadono le braccia”). Stiamo facendo passi avanti o passi indietro? Proprio per questo non chiedo più nulla, le richieste sono le stesse da molti anni, li aspetto tra un anno per il giudizio su cosa hanno fatto».
Mirko, 31 anni, incidente
1. «Ottimo».
2. «Non so più cosa chiedere a quelli sulle poltrone».
Elisabetta, 50 anni, malattia invalidante
1. «Se avesse potere, sarebbe una gran cosa».
2. «Chiederei di considerare i diversamente abili come una risorsa a cui attingere per affrontare la realtà con un’angolazione diversa ma proprio per questo utile a raggiungere l’integrazione di tutti: una comunità di sostegno, non da sostenere».
Giusi, 41 anni, sclerosi multipla
1. «Penso che sia positivo perché indica una maggiore attenzione ai nostri problemi, avere un Ministro che si occupa di me è rassicurante».
2. «Al nuovo Governo chiedo più equità e buonsenso nel gestire le risorse dello Stato».
Paolo, 33 anni, Atassia di Friedreich
1. «Penso che sia più sensato ottimizzare quel che c’è già, piuttosto che ingrandire ancora il carrozziere».
2. «Chiederei seriamente centri per le autonomie regionali, abrogare l’idea delle gare d’appalto su protesi e ausili, affiancamento precoce di terapisti occupazionali giovani e grintosi (se 15 anni fa avessi incontrato quelli che mi aiutano oggi sarebbe stato tutto molto diverso. Forse non avrei avuto un percorso diverso, ma certamente sarebbe stato più sereno). Inoltre è curioso il divario Inps-Inail, che scatena una guerra tra poveri e sembra gridare ai disabili Inps di essere ancora più deboli».
Marco, 47 anni, parente di disabile
1. «Mi sembra una cosa rispettosa basta che attuino leggi in grazia di Dio, ma soprattutto le facciano rispettare a tutta quella massa di ‘ignoranti’ degli italiani, prendi ad esempio il parcheggio disabili».
2. «Leggi, soprattutto lavoro ed economia più equa, non dico di non pagare, altrimenti il sistema si bloccherebbe, ma avere i servizi adeguati al cospicuo danaro che ti obbligano a pagare, prendo esempio dalle trattenute che mi ritrovo tutti i mesi in busta paga».
Mara, 36 anni, amica di diversamente abili
1. «Eccellente».
2. «Dovrebbero iniziare ad aiutare le persone che ne hanno veramente bisogno per una quotidianità dignitosa per tutti, disabili, bambini, adulti, anziani».
Mamma di un ragazzo in riabilitazione dopo un grave incidente in moto
«Mi sono trovata in difficoltà perché non c’è un percorso ben chiaro. Siamo rimbalzati da un ufficio all’altro del Caf. Lo stesso succede per gli assegni familiari, le pratiche della 104, l’Asl. Quindi, se ci fosse una persona di riferimento in tutte le strutture, qualcuno che si occupi di tutte le pratiche amministrative, non sarebbe male. Quando ti capita una ‘patata bollente’ non si ha la testa per affrontare anche le pratiche burocratiche, se c’è una figura che si occupa di queste cose, tanto di guadagnato».
Giovanna, 39 anni, fisioterapista che lavora con disabili più o meno gravi
1. «È una novità positiva se fatta con due dita di testa e non per dare lo stipendio ad un altro ministro. Uno dei miei colleghi mi ha detto che secondo lui il Ministro non dovrebbe esserci perché il Ministro della salute dovrebbe occuparsi di tutto, anche delle disabilità.
Un altro collega mi ha detto che bisogna incrementare il fondo sanitario perché quello italiano è il più basso d’Europa: senza l’incremento del fondo sanitario è difficile sostenere tutte queste belle iniziative che già si fa fatica a mantenere quelle vecchie, per cui tutto parte dal finanziamento del fondo sanitario».
2. «Chiedo maggiori risorse economiche e umane non tanto per le strutture (qui al nord si lamentano sempre ma di soldi ne hanno) ma per le cooperative, i centri post dimissioni, il reinserimento lavorativo con agevolazioni. Tante persone, quando capita qualcosa di grave, si ritrovano a non uscire nemmeno di casa, anche se magari hanno una o due braccia che funzionano. Sono per la società un peso, un costo. Abbattimento barriere architettoniche e obbligo di ascensori capienti anche nelle nuove abitazioni oltre che nei vari edifici.
Alcuni pazienti in carrozzine mi hanno segnalato una difficoltà, all’inizio sembra buffa ma pensandoci bene è un problema serio: hanno difficoltà a prendere il caffè alla macchinetta perché dove si inseriscono le monete è troppo in alto per una persona seduta.
Ho rivolto le tue domande ad alcuni colleghi che mi hanno suggerito che bisogna togliere i finti disabili e togliere le differenze se si è disabili Inail o no e rendere il tutto più equo».
Maria Chiara ed Elena Paolini, le sorelle che hanno lanciato il movimento Liberi di Fare (le abbiamo intervistate qui)
1) «L’idea di un ministero a parte, secondo me, è problematico dal punto di vista culturale e ideologico: mi sembra un passo indietro, non rivolto all’inclusione. Le politiche che riguardano la disabilità devono essere politiche trasversali; un ministero ad hoc va contro il mainstreaming, cioè l’idea che la disabilità non è un mondo a parte ma fa parte del mondo. Unendo alle considerazioni ideologiche alcune considerazioni più pratiche, non possiamo non tener conto che sarà comunque un ministero senza portafoglio. Inoltre il Contratto di Governo Lega-M5s è un po’ scollegato rispetto ai lavori precedenti che sono stati fatti in tema di disabilità. Aggiungiamo il fatto che il ministro Fontana non mi sembra avere esperienza in tema di disabilità. E, soprattutto, il fatto che ha espresso opinioni preoccupanti in tema immigrazione e persone Lgbt: a mio avviso, o sei per i diritti di tutti o non lo sei».
2) «Al nuovo Governo, Liberi di Fare chiede delle risposte concrete per far fronte ad una delle emergenze sociali più gravi del nostro Paese. Chiediamo che ad ogni persona (con disabilità di qualunque tipo) a cui serva assistenza personale autogestita, vengano garantiti fondi adeguati e continui a seconda delle necessità individuali.
Chiediamo cioè che vengano forniti ad ognuno i mezzi per assumere l’assistente (o gli assistenti) di cui ha bisogno per vivere. Questo deve essere effettuato dopo adeguata analisi dei bisogni; sulla base di interventi individuali e non standardizzati; abolendo i limiti di età per la partecipazione agli interventi (solitamente fissati ad oggi in Italia alla fascia di età 18-65 anni), in modo da rispettare i principi di autodeterminazione, autonomia e indipendenza, i quali non acquistano valore o non ne perdono al raggiungimento di determinate età; senza considerare il reddito personale, dato che è incostituzionale applicare questo parametro in relazione a servizi di base rivolti a persone con limitazioni funzionali; secondo provvedimenti nazionali (sull’esempio di Inghilterra e Svezia), che non siano legati alla frammentazione delle regioni. In generale chiediamo che le esigenze fondamentali delle persone – in definitiva i diritti umani di base – non vengano subordinate alle scelte economiche».
Iacopo Melio, nome ormai noto per aver lanciato l’associazione “Vorrei prendere il Treno” (qui la nostra intervista), alle nostre domande ci rimanda al suo post di Facebook sullo stesso argomento. Pubblicazione che ha ricevuto numerose polemiche, irrispettose, per le quali riportiamo, di seguito, anche la sua replica.
Il post iniziale:
«Quindi, ricapitolando, a decidere della mia libertà sarà un leghista che alle donne, quella libertà, vuole toglierla, decidendo per loro cosa debbono fare con il proprio corpo e con la propria vita.
Ma, soprattutto, a decidere della mia indipendenza sarà un uomo messo “ad hoc”, proprio per quella cosa lì, giusto per ribadire quanto la disabilità sia una categoria a parte e quanto occorrano provvedimenti “speciali” per persone “speciali”. Perché, giustamente, se TUTTI tenessero di conto della disabilità quando si occupano del proprio settore, rendendo ogni loro manovra inclusiva per chiunque, sarebbe stato troppo difficile: troppo lavoro, troppa responsabilità, troppa capacità di astrazione…
Volete mettere la bellezza di nominare qualcuno che, a tempo pieno, pensi a come far sentire bisognose certe persone?
E in mezzo a questi pensieri, vi regalo un mio bellissimo selfie dopo il primo giorno di governo M5S-Lega. Ho provato a interpretare la “deriva nichilista” (???) proclamata da Lorenzo Fontana: rigorosamente in bianco e nero, come il nostro gioioso futuro.
Buongiornissimo».
La replica ai commenti negativi:
«Libertà di espressione non significa nulla di tutto quello che avete scritto, soprattutto se sparate menzogne celandovi dietro ad un “Melio non accetta le critiche!!”, quando in realtà dovreste conoscere la differenza tra “confronti costruttivi, basati su idee e argomentazioni”, e “beceri insulti“.
NO, non ho mai votato PD solo perché voi siete leghisti.
NO, non mi piace Renzi solo perché a voi piace Grillo.
NO, non ho mai detto che “ieri” si sta meglio di “domani”, solo perché voi approvate questi Ministri.
NO, non sto dalla parte del “meno peggio” perché accontentandosi non è mai cambiato niente.
NO, i miei non sono pregiudizi ma riflessioni consequenziali alle dichiarazioni di certi signori (tenendo conto del loro passato e delle loro posizioni più che nette).
NO, non sono uno che “aspetta e spera”, perché credo che in certi casi il buongiorno si veda dal mattino, ritenendo che i pericoli vadano arginati prima di avere dei danni.
SÌ, accetto il contraddittorio quando è sano e pacifico.
SÌ, ritengo che la vera uguaglianza si raggiungerà solo quando agiremo per ideali e non per caritatevoli “buone intenzioni”.
SÌ, sogno un mondo “su misura di tutti”, e non “su misura anche dei disabili”, perché questa non è inclusione.
E SÌ, alla vostra cattiveria risponderò sempre in modo ironico e leggero, perché NO… non sarò mai come voi».