Tu chiamale se vuoi emozioni… Quelle stesse emozioni che ormai non riusciamo quasi più a provare ascoltando questo o quell’altro musicista/cantante che viene fuori dal solito talent show, che ingurgita e rigetta ragazzini che sognano la gloria musicale, ma che concede poi l’effimera fama solo a pochi eletti. Cosa ci rimane oggi della buona musica? Il ricordo di artisti come Lucio Battisti, il ragazzo di strada diventato un’icona della musica italiana, grazie alla collaborazione con Giulio Rapetti, in arte Mogol, con il quale scrisse la maggior parte delle sue hit più famose.
Classe 1943, Lucio Battisti nacque il 5 marzo, il giorno dopo Lucio Dalla (scomparso nel 2012) ed è da considerarsi un vero e proprio innovatore della musica leggera italiana, soprattutto per via delle tematiche delle canzoni, incentrate per lo più sull’amore o sulla vita quotidiana, negli anni in cui altri artisti, come Guccini o De Gregori, scrivevano canzoni socialmente e politicamente impegnate. Lucio Battisti, nonostante il suo disimpegno politico, venne spesso criticato e intorno a lui si creò la leggenda che fosse fascista (come accadde per i Beatles per la leggenda della morte di Paul McCartney, anche qui la gente cominciò a vedere dei riferimenti al fascismo sulle copertine degli LP o sui testi delle canzoni). Le critiche però non si fermarono soltanto alla politica, ma anche alla sua “voce”, considerata non adatta per un cantante, come si vede dai video d’epoca del programma di Renzo Arbore del 1970, Speciale per voi, in cui Battisti venne “messo alla gogna” da un pubblico che non si risparmiò di certo nell’attaccarlo.
Battisti conosceva i suoi limiti e l’idea di cantare come solista fu di Mogol. All’inizio egli si mostrò un po’ riluttante, ma alla fine accettò… per fortuna. Battisti collaborò nel tempo anche con altri artisti, Mina in primis con cui fece uno storico duetto nel 1972 negli studi della RAI. L’animo di Lucio Battisti era molto “delicato”, come del resto la maggior parte sue canzoni. Non amava molto le telecamere e cercava di stare sempre ben protetto dai media, soprattutto quando si trattava della sua vita privata, il suo angolo di paradiso che voleva proteggere a tutti i costi e, quando già nei primi anni ’70 decise di ritirarsi dalla vita pubblica, mantenne la promessa fino alla fine, nel 1988, quando morì a seguito di una malattia.
Quello che resta oggi di Lucio Battisti è la purezza della musica, quella autentica, criptica, dolce, ma allo stesso tempo audace e che non deve ostentare improbabili rime per sembrare diversa agli occhi di un pubblico che ha ormai sentito di tutto (come accade spesso nei talent di oggi), ma si racchiude nel vibrare delle corde di una chitarra che risuona nel vento tiepido di una musica che non sfiorirà mai.
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