«Le mie misure sono: 2.202 casi di femminicidi registrati negli ultimi nove anni nel mio Paese». È la voce di una delle 23 partecipanti di Miss Perù 2018 a parlare. Una in fila all’altra, le ragazze in gara per il concorso di bellezza nel paese dell’America latina a ottobre hanno dato una scossa alla consuetudine per parlare di femminicidio. «Le mie misure sono: l’81 per cento degli aggressori delle piccole sotto i cinque anni sono all’interno della famiglia» ha denunciato un’altra candidata.
Attorno a loro, pannelli con i titoli dei giornali riguardanti le violenze contro le donne, dove a parlare sono le cifre: nel 2016 sono stati 124 gli omicidi e 258 i tentati omicidi in Perù. Non più superficiali misure del proprio corpo insomma, ma numeri che denunciano una situazione verso la quale aumenta di giorno in giorno la consapevolezza mondiale. La violenza contro le donne, in termini non solo di omicidio o violenza fisica ma anche abusi psicologici e sottomissioni.
#MisMedidasSon l’hastag spopola su Twitter grazie a Miss Perù
Manco a dirlo, l’atto delle miss peruviane ha creato tanto (positivo) scalpore e in pochi minuti su Twitter è diventato virale l’hashtag #MisMedidasSon (le mie misure sono). Anche perché, dopo la tradizionale passerella, in occasione dei 5 minuti di intervista concessi, ogni candidata ha potuto esprimere il proprio punto di vista sul tema. Al termine, Romina Lozano, vincitrice del concorso, ha proposto di creare un database con le informazioni degli aggressori, un mezzo in più per tutelare le donne tramite la consultazione del sito online.
Ed ecco come il piccolo schermo, grande narcotico delle masse, per di più tramite un programma televisivo dove la superficialità dell’apparenza fisica regna sovrana, usa (finalmente) la propria forza per porre maggiore sensibilità verso un tema di fronte al quale non è più possibile chiudere gli occhi.
E se anche Miss Italia denunciasse il femminicidio?
C’è ancora tempo per il concorso di bellezza in Italia. Tempo nel quale i numeri della violenza contro le donne nel Bel Paese difficilmente tenderanno a diminuire. Oltre cento donne in Italia, ogni anno, vengono uccise da uomini, quasi sempre dal compagno stesso della vittima. Sono inoltre migliaia le donne molestate, perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subito una forma di abuso.
Nel 2016 i femminicidi in Italia sono stati 120 e anche nel 2017 la media è di una vittima ogni tre giorni. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia.
Gli omicidi in ambito familiare, invece, secondo le forze dell’ordine, sono in lieve ma costante calo: 117 nel 2014, 111 nel 2015, 108 nel 2016. Ad accomunare i tanti casi spesso ci sono incomprensioni e tensioni familiari, il desiderio di separarsi, l’affidamento dei figli.
Stalking in aumento: non solo femminicidio
Sono 3 milioni e 466 mila in Italia, secondo l’Istat, le donne che nell’arco della propria vita hanno subito stalking, ovvero atti persecutori da parte di qualcuno, il 16% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Di queste, 2 milioni e 151 mila sono le vittime di comportamenti persecutori dell’ex partner. Ma il 78% delle donne che ha subito stalking, quasi 8 su 10, non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto.
25 Novembre: Giornata Mondiale contro la Violenza delle Donne
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stata istituita in ricordo ad un brutale assassinio, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Trujillo. Tre sorelle, di cognome Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone venne simulato un incidente.
La Giornata Mondiale contro la Violenza delle Donne è stata istituita dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. Da allora ogni anno, durante il mese di novembre in generale e il 25 in particolare, si susseguono le più disparate iniziative a tema. Ma basteranno? Probabilmente no. Per cambiare un comportamento perpetrato nell’animo umano fin dalla notte dei tempi ci vuole ben altro. Ci vuole intanto un’educazione mirata al rispetto del singolo soggetto a partire dall’asilo prima e le scuole elementari successivamente.
E poi – per prendere esempio ancora Miss Perù 2018 – sfruttare questo mezzo così popolare e perlopiù deleterio, quello della televisione, per diffondere sempre più messaggi di amore e denunciare le ingiustizie. Le formule magiche non esistono, questo è sicuro. Ma non dobbiamo neppure dimenticarci che Alberto Manzi, con “TV buona maestra” insegnò a leggere e scrivere a milioni di italiani negli anni Sessanta. Chissà che non si possa far spuntare un nuovo insegnante per il corso del rispetto.