Si definiscono “slave”, in italiano “schiavi”, e affidano mente e corpo alla cosiddetta “mistress”, una “dominatrice”. È il mondo del Bdsm, ovvero una vasta gamma di pratiche relazionali ed erotiche dove tutto ruota attorno a complesse dinamiche: dal dolore all’umiliazione, dal servizio alla simulazione, appunto, della schiavitù. E per capire meglio questo mondo, tanto nascosto quanto diffuso, abbiamo intervistato tre slave. Tutti e tre “schiavi” di Lady Leyla, la mistress con la quale ci siamo confrontati qualche mese fa (leggi qui la sua testimonianza). Ecco le loro voci.
54 anni, dipendente pubblico, convivente.
Ti definisci uno slave?
“Decisamente sì”.
Da quanto tempo fai parte del mondo Bdsm?
“Da quasi 30 anni. Ho avuto moltissime esperienze come schiavo ma anche qualche esperienza come padrone di schiave”.
Cosa rappresenta per te il Bdsm? Quanta importanza riveste nella tua vita?
“Il Bdsm mi ha accompagnato per tutta la vita. È una parte della mia vita a cui non ho mai voluto rinunciare e alla quale non saprei mai rinunciare”.
Quali sono le motivazioni che spingono una persona a cedere il controllo totale del proprio corpo e della propria mente ad un’altra?
“Nel momento in cui cedo il controllo alla mistress mi sento veramente libero. Se mi fido della mistress, affidarsi a lei dà l’ebrezza di un salto nel vuoto con la sicurezza che non ci si farà male. C’è solo piacere”.
Quando hai capito di provare piacere ad essere sottomesso?
“Il Bdsm fa parte della mia vita da quando ero molto piccolo, da quando ero bambino. Sono sempre stato attratto da situazioni sadomasochistiche, in particolare di bondage. Ha sempre fatto parte delle mie fantasie masturbatorie. Poi da grande, intorno ai 25 anni ho iniziato a praticare dal vero”.
Cosa ti piace di più dell’essere sottomesso?
“La sensazione di potermi affidare con totale fiducia alla mistress, anche se questo magari significa subire delle torture o umiliazioni anche molto pesanti”.
Ogni quanto ti rivolgi a una mistress? Hai una mistress di fiducia?
“Tipicamente, quando trovo una mistress di fiducia, faccio una sessione ogni due mesi, indicativamente. Ma quando possibile anche più spesso. Al momento il mio punto di riferimento è Lady Leyla. È decisamente la mistress più fantastica che abbia avuto l’onore di servire. È una vera fuoriclasse e credo di poterlo dire con una certa cognizione di causa, avendo molti anni di esperienza e avendo servito moltissime padrone”.
Che tipo di rapporto si crea tra schiavo e mistress?
“Dipende molto dalla situazione. Se si tratta di un incontro occasionale, non si va aldilà di una prestazione forzatamente un po’ asettica. Se si instaura un rapporto continuativo con una mistress si possono avere sessioni di intensità difficile da descrivere. Poi il rapporto può evolvere anche in altre direzioni, ad esempio con alcune mistress che ho servito sono diventato amico. A quel punto però abbiamo interrotto il rapporto D/s. Per servire una mistress, devo sentirla in un certo senso distante e inarrivabile, con un’amica questo non succede”.
Sei più per una dominazione psicologica o fisica?
“Mi piace molto la dominazione psicologica, anche perché può essere esercitata a distanza, magari nel tempo tra una sessione e l’altra. Ma anche l’aspetto fisico per me riveste una grandissima importanza”.
Quanto è fondamentale il sesso in una relazione dominazione-sottomissione?
“Per me ha poca importanza. Mi è capitato di servire padrone che richiedevano prestazioni sessuali ma sono state una minoranza. Nel rapporto d/s tendo a sublimare”.
Quali pratiche prediligi?
“Difficile da dire. Ho provato moltissime pratiche, sempre nell’ambito del codice SSC e davvero non saprei limitarmi ad elencarne poche. Se proprio devo, direi bondage, sodomizzazione, pissing, adorazione, umiliazione, essere prestato alle amiche della mistress ma l’elenco potrebbe continuare a lungo”.
Dichiari pubblicamente di fare parte del Bdsm? Se sì, hai mai subito discriminazioni o pregiudizi?
“No, nel modo più assoluto. Purtroppo ancora i pregiudizi verso queste pratiche, aldilà di fenomeni di moda, sono fortissimi. La riservatezza resta ancora uno dei requisiti imprescindibili quando si sviluppa un rapporto D/s”.
Alessandro, 25 anni, sardo, single e studente universitario.
Ti definisci uno slave?
“Ognuno assegna al termine slave un significato, ci sono varie sfaccettature a quanto ho potuto apprendere. A me piace il termine slave ma per descrivermi utilizzo spesso ‘sottomesso’, lo trovo più adatto per descrivere la mia condizione mentale e fisica piuttosto che la condizione ‘sociale’ come nel caso di schiavo, inteso come significato storico”.
Da quanto tempo fai parte del mondo Bdms?
“Sono in contatto con il Bdsm e il mondo femdom da circa 6 anni. Lo conoscevo anche da prima ma solo in maniera astratta e come spettatore non troppo vicino”.
Cosa rappresenta per te il Bdsm? Quanta importanza riveste nella tua vita?
“Rappresenta una passione, uno stile di vita, una perversione, una necessità! Nella mia vita ricopre un ruolo importante. Sebbene nessuno sia al corrente della mia vicinanza a questo mondo, non appena ho un minuto di tempo lo dedico alle miss, a nuove conoscenze e nuove esperienze in questo ambito”.
Quali sono le motivazioni che spingono una persona a cedere il controllo totale del proprio corpo e della propria mente ad un’altra persona?
“In primis, penso sia la natura del sottomesso. Poi, parlo di me personalmente, è la fiducia nel dom, l’eccitazione di non essere più padroni di se stessi ma affidarsi totalmente ad una donna che si reputa superiore e in grado di gestire il proprio corpo e la propria mente meglio del soggetto stesso. E inoltre, cosa principale, ci si lascia guidare affinché la mistress sappia condurre il sottomesso al traguardo massimo di soddisfare a pieno la mistress stessa”.
Quando hai capito di provare piacere ad essere sottomesso?
“Sembra una risposta banale e talvolta non veritiera ma credo che il primo piacere nel vedere una donna sottomettere un uomo, io l’abbia avuta guardando un cartone animato alle elementari, probabilmente. In seguito, anche in ambito sessuale, andavo a ricercare ragazze dal carattere forte o che anche solo all’apparenza mi dessero l’impressione di potermi ‘sopraffare’. Dai 18 anni in poi, è stata una progressiva scoperta che mi ha portato fin qua”.
Cosa ti piace di più dell’essere sottomesso?
“Donare il controllo alla mia mistress, affidare a lei tutto e pensare di essere completamente nelle sue mani”.
Ogni quanto ti rivolgi a una mistress? Hai una mistress di fiducia?
“Ho delle mistress con le quali interagisco di più, certo. E tra queste, ci sono a loro volta quelle che sento maggiormente e quelle che sento meno spesso. Una di queste è Lady Leyla, che definirei divina. Per quanto riguarda la prima domanda, direi che in linea di massima ogni giorno mi rivolgo ad una mistress”.
Che tipo di rapporto si crea tra schiavo e mistress?
“Fiducia. Dipendenza. Appartenenza”.
Sei più per una dominazione psicologica o fisica?
Entrambe direi. L’una senza l’altra penso non possano coesistere. Tuttavia, non mi reputo affatto un masochista e prediligo la dominazione mentale. Dalla mente poi, si può arrivare a controllare tutto”.
Quanto è fondamentale il sesso in una relazione dominazione-sottomissione?
“Fondamentale direi zero! Poiché il sesso, nelle occasioni in cui si verificasse, è solo una divina concessione della mistress ed è orientato principalmente al piacere della padrona. Personalmente poi, penso che la componente erotica sia intrinseca e anche molto importante. Un uomo eccitato è ancora più facilmente plasmabile al volere della padrona”.
Quali pratiche prediligi?
“Come detto prima, adoro le pratiche con la componente erotica-psicologica. Controllo del orgasmo (T&D, castità ecc), tickling, bondage, stimolazioni, deprivazione sensoriale… molte altre, non vorrei rischiare di dimenticarne troppe per cui faccio prima a dire che i miei limiti attuali sono nel clinical, scat e sodomizzazione sostanzialmente”.
Dichiari pubblicamente di fare parte del Bdsm? Se sì, hai mai subito discriminazioni o pregiudizi?
“No, nessuno conosce questa mia inclinazione”.
Sardo, 38 anni, commesso in un supermercato.
Ti definisci uno slave?
“Sì anche se è un po’ ardua la questione da spiegare. Mi definisco uno slave anche se non lo sono a 360 gradi. Nonostante mi piaccia questo ruolo, ho un carattere spiccato ed impulsivo. Ma nella fantasia sì, mi piace il mio ruolo da slave”.
Da quando tempo fai parte del mondo Bdsm?
“Ne faccio parte da 2 anni, da quando conosco Lady Leyla. Ma da sempre, da ragazzino, da quanto ero alle elementari, ho sempre avuto questa pulsione. Ho iniziato prima con i piedi, poi con tutto ciò che fa parte di questo ruolo”.
Cosa rappresenta, per te, il Bdsm? Quanta importanza ha nella tua vita?
“È un mondo da scoprire ancora per me, un mondo che mi affascina ed è la mia vita. Il problema è non poterlo vivere in libertà. Lo vorrei vivere quotidianamente ma, soprattutto nella zona geografica in cui vivo, non è facile trovare persone che hanno la mia stessa passione, quindi mi freno tanto. Non riesco a viverla come vorrei”.
Quindi vorresti vivere il Bdsm alla luce del sole?
“Sì, vorrei essere me stesso senza essere giudicato. Vorrei avere una vita normale ma potendo vivere questo mio lato alla luce del sole, anche solo per parlarne tranquillamente con le persone e condividerlo. Non è facile, qui in Sardegna, riuscire a vivere questo mondo”.
Hai mai subito discriminazioni per questo?
“Per fortuna no. Anche perché nessuno sa di questa mia parte oltre a miss Leyla e qualcun altro. Non lo sa nessuno perché ho paura della discriminazione, di essere giudicato. Dentro di me sono molto combattuto perché devo tenere a freno questo istinti. Vorrei potermi esprimere così anche con una ragazza, altrimenti non sono a pieno me stesso”.
Quali sono le motivazioni che spingono a cedere a un controllo totale del proprio corpo e della propria mente?
“Non ne ho idea. So solo che quando mi sento comandato, più a livello psicologico, mi sento me stesso. Trovo la pace in quel momento. Sento che viene meno un po’ l’orgoglio in quel momento ma, allo stesso tempo, mi piace abbandonarmi. Mi eccita tantissimo”.
Quando hai capito di provare piacere ad essere sottomesso?
“È iniziata gradualmente. A 17 anni lo sentivo ma non sapevo cosa fosse perché non avevo modo di leggere o confrontarmi con altri. Ho sofferto tanto, soffro tuttora per questa mia ‘diversità’. Poi, con l’arrivo di internet, ho iniziato a vedere che non ero solo e ho preso coscienza di questo lato verso i 22, 23 anni. Ma l’istinto c’era già da bambino”.
Ogni quanto ti rivolgi a una mistress? Hai una mistress di fiducia?
“A parte miss Leyla non ho cercato nessun’altra perché, con lei, mi trovo benissimo. È una bravissima mistress e una bellissima persona. Mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto anche da psicologa diciamo. Quindi, a parte lei, nessun’altra”.
Che rapporto si crea tra schiavo e mistress?
“L’ho conosciuta per caso su Facebook. Ero alla ricerca di qualche persona vicina a me. L’ho conosciuta quasi per gioco e abbiamo incominciato a parlare. Le ho parlato di me, è una persona splendida, mi sono davvero affezionato a lei come persona e come mistress. Sono stato a casa sua, come si fa all’inizio e mi ha preso sotto la sua ala protettiva come schiavo personale.
Per me era la prima esperienza e, da lì, è iniziato il nostro rapporto. Sono stato suo per circa 6 mesi. Sono stato con lei in un viaggio bellissimo, a Milano. In una settimana, dal niente, dove tutto restava nei miei pensieri, mi sono ritrovato al Sadika di Milano con la mia padrona. Ti lascio immaginare l’emozione che ho avuto”.
Ti sei finalmente sentito te stesso?
“Sì, mi sono sentito me stesso. Finalmente ho potuto far vedere quello che sono: un ragazzo normale, moderno, al quale piace divertirsi però bisognoso di questo mondo. Quindi si è creato questo rapporto di fiducia con lei, talmente forte, che è andato un po’ al di là del rapporto mistress.
Quasi sempre, se ho un problema, chiamo lei per darmi qualche consiglio. Lei è molto forte caratterialmente, io sono un po’ più timido, quindi mi ha aiutato caratterialmente. Ovviamente, sempre mantenendo i ruoli. Sempre con rispetto per lei. Diciamo che, in pochi mesi, è l’unica persona che è arrivata a conoscermi realmente”.
Ma quindi sei più per una dominazione psicologica o ti piace anche quella fisica?
“Mi piacciono entrambe. Però preferisco la dominazione psicologica: mi piace sapere che, chi ho davanti, mi sottomette, è la mia padrona. Mi piacciono i gesti, le riverenze. Mi piace il distacco, il non prendersi troppa confidenza. Abbiamo confidenza ma io non sconfino mai più di tanto.
Per me, a livello psicologico, è anche questo: sapere di poter arrivare fino a un certo punto, a meno che lei non mi conceda di poterlo fare insomma. Ci siamo divertiti insieme, abbiamo riso e scherzato ma sempre sapendo che è lei quella che decide, comanda e ha un occhio di riguardo insomma”.
Riguardo alla sessualità, quanto è importante il sesso in un rapporto di questo tipo?
“Con la mistress non è importante, non è quello che cerco. Non mi sono mai spinto oltre, non è il sesso che cerco in una mistress, se voglio fare sesso cerco una ragazza normale. Poi, chiaramente, sono sempre un ragazzo. Mi piacerebbe avere un rapporto fisico con una mistress, se dovesse capitare… ma non è quello che cerco”.
Quali pratiche prediligi?
“Non amo il dolore e la violenza esagerata. Solo le punizioni ma non sono masochista. Mi affascina proprio il rapporto, il prendersi cura della persona. Mi piacerebbe molto poter vivere, anche se per poco, una quotidianità con una mistress… prepararle il pranzo e tutte queste cose”.
Quindi con Lady Leyla non ti vedi più?
“Purtroppo lei è partita. Quindi ci sentiamo per messaggi. Ci vediamo pochissimo, quando scende in Sardegna, faccio di tutto per vederla. Sono felicissimo per lei perché voglio il suo bene ma ci sono rimasto male perché, oltre ad essere la mia padrona, la vedevo anche come un punto di riferimento: se avevo problemi a casa, con la mia ragazza, con gli amici, la cercavo e mi ha aiutato tantissimo, mi ha aiutato ad aprirmi e a conoscere questo mondo.
Insomma, non ho mai avuto pensieri a livello sessuale con lei. E il bello forse era questo: non volevo portarmela a letto, volevo solo essere di suo possesso. Per questo mi piace questo mondo: riesce a darmi tantissimo anche senza l’atto sessuale in sé”.
Ma quindi mentre avevi questo rapporto con Lady Leyla eri fidanzato, giusto?
“Ho conosciuto Lady Leyla dopo 10 anni di fidanzamento. Era un tira e molla, in realtà, in quel periodo. Perché ero sempre combattuto tra l’avere un amore, un fidanzamento normale (ho sempre desiderato una famiglia, dei figli) e questo mio lato, ovvero la libertà di essere me stesso. Così lei è stata perfetta, mi ha sempre ascoltato. Ne ho conosciute anche altre di mistress, anche chattando, ma lei è speciale, è una persona che ascolta”.
Per la vita, insomma, ti vedi sia in una relazione tradizionale, sia con una mistress?
“Non mi piace in realtà. Perché non mi piace l’idea di avere una doppia vita perché significa tradire la persona che ti sta vicino. Quindi per questo sono combattuto. Non sono il classico uomo che torna a casa felice dalla propria moglie e un’ora prima è stato con un’altra. Per quello sono molto molto indeciso. Se da un lato dà fastidio, dall’altro di questo mondo non posso farne a meno.
Ideale sarebbe trovare una ragazza che condivida questa mia passione. Anche non una mistress ma una ragazza che abbia questo istinto di dominazione. Molte ragazze hanno un carattere forte e dominante. Invece ho paura che, piuttosto, una ragazza venga incontro alle mie passioni solo per farmi felice, non provando niente lei. A me, così, non piacerebbe. Vorrei vedere che anche a lei piace e si ecciti per questo.
Se fossi a Milano o Torino sarebbe più facile. Qui c’è un deserto. Insomma non so bene come fare ancora: non posso rinunciare a questo mondo. Non avrebbe senso sposarmi, fare una famiglia e non vivere questo mondo. Starei male e non sarei me stesso. Potrei durare uno o due anni. È un bisogno, è una passione. Mi informo spesso di questo mondo e mi piace parlarne. In Second Life, molte persone che si nascondono, si trovano lì per chiacchierare di questo mondo. Trovo così il modo di condividere quello che penso e quello che mi piace. In un modo o nell’altro devo vivere questo mondo”.