Un discorso inusuale per dare uno schiaffo al populismo. Se l’è potuto permettere Meryl Streep, quando nella notte tra domenica e lunedì 9 gennaio ha ricevuto il premio alla carriera durante la cerimonia dei Golden Globes.
Così sul palco della 74esima edizione al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills (Los Angeles, in California), l’attrice 67enne con più nomination di chiunque (29) e 8 vittorie, ha approfittato del momento di gloria e massima attenzione dei media, per mettere in luce il proprio dissenso riguardo al comportamento del neoeletto presidente degli Usa, Donald Trump, senza mai nominarlo.
Una sentita presa di posizione trapelata dalle lacrime di commozione, quella di Meryl Streep, che con il suo discorso ha voluto consigliare ad attori, artisti e giornalisti di cercare di non assecondare razzismo e xenofobia del tycoon. Per evitare che la retorica dai facili consensi “anti straniero” e “anti media” possa essere seguita anche da chi si occupa di comunicazione ad ogni livello, a cominciare dai colleghi stessi della Streep.
L’attrice ha iniziato il suo discorso con una battuta sul disprezzo provato da molti americani per il mondo di Hollywood ( in quanto simbolo di una società ricca e progressista), e degli attacchi di Trump contro gli stranieri e la stampa: i Golden Globes, infatti, sono assegnati dalla Hollywood Foreign Press Association, la quale riunisce giornalisti internazionali che si occupano di cinema e tv.
Poi, ha continuato elencando una serie di grandi attori del cinema americano nati e cresciuti in altri paesi o in famiglie povere. “Hollywood è piena di outsider e stranieri – ha detto – e se li cacciamo tutti non resterà altro da guardare che il football e le arti marziali miste, che non sono davvero arte”.
Tra le gesta tutt’altro che eroiche di chi entrerà in carica definitivamente il 20 gennaio, l’attrice statunitense ha disprezzato – e come non esserle concordi – quando Trump, in occasione di un comizio, ha imitato un giornalista disabile del New York Times (qui il video). Meryl Streep ha così paragonato il numero uno degli Usa come un attore che “ha fatto ridere l’audience a cui era destinata”. Perché la capacità di trarre consensi di Trump si è basata solo sulla mancanza di rispetto. E quest’ultima, citando l’attrice stessa, “incoraggia altra mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza”.
Mi hanno dato tre secondi per dire queste parole: il lavoro di un attore è quello di infilarsi nella vita delle persone diverse da noi, e far sentire come ci si sente. E nell’anno passato ci sono state molte, molte, molte prove di attore potenti in questo senso. Mozzafiato. Ma ce n’è stata una quest’anno che mi ha stordito. Colpito al cuore. Non perché fosse particolarmente buona; non c’era niente di buono. Ma è stata efficace e ha fatto il suo dovere. Ha fatto ridere l’audience a cui era destinata. È stato il momento in cui la persona che chiedeva di sedersi sulla poltrona più rispettata nel nostro Paese ha imitato un giornalista disabile che superava per privilegi, potere e per capacità di reagire. Vedere quella scena mi ha spezzato il cuore e ancora non riesco a togliermela dalla testa. Perché non era un film. Era vita reale. E questo istinto di umiliare gli altri, quando è usato da qualcuno che ha una grande visibilità, da parte di qualcuno potente, si trasmette nella vita di tutti, perché autorizza gli altri a fare la stesse cose. La mancanza di rispetto incoraggia altra mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza. E quando i potenti usano la loro posizione di prevaricare gli altri tutti noi perdiamo.
In conclusione, ha ricordato Carrie Fisher.
Come mi disse una volta la mia amica, la principessa Leia: “Prendi il tuo cuore spezzato, fallo diventare arte”. [“Take your broken heart, make it into art”]
La risposta di Donald Trump a Meryl Streep
Secca e senza peli sulla lingua, ovviamente, la risposta del neoeletto. In un tweet, infatti, l’ha definita “una delle attrici più sopravvalutate di Hollywood” e una “valletta di Hillary”.
Ma i suoi numerosi successi e il buon senso, dicono il contrario. E chissà che grazie alla “scossa” notturna di Meryl Streep, il grande cinema torni a perseguire maggiormente uno dei suoi ruoli primari, quello di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, verso una coscienza più matura e meno irrazionale. Senza odio ma più cuore aperto. “Perché la violenza incita alla violenza”.
Il discorso integrale in italiano di Meryl Streep ai Golden Globes 2017
«Grazie, Stampa estera, dovrò leggere perché ho perso la voce urlando questa sera e perso la testa in un momento dell’anno. Giusto per riprendere quel che ha detto Hugh Laurie: Voi (stampa estera) e tutti noi in questa sala apparteniamo ai segmenti più diffamati dalla società americana in questo momento. Pensate: Hollywood, gli stranieri e la stampa.
Ma chi siamo noi e che cosa è Hollywood? Siamo solo persone provenienti da altri luoghi. Sono nata e cresciuta e ho studiato nelle scuole pubbliche del New Jersey. Viola è nata nella cabina di un mezzadro in South Carolina ed è cresciuta a Central Falls, Rhode Island; Sarah Paulson è nata in Florida, allevata da una madre single a Brooklyn. Sarah Jessica Parker è una di sette o otto fratelli dell’Ohio. Amy Adams è nata a Vicenza, in Italia. E Natalie Portman è nata a Gerusalemme. Dove sono i loro certificati di nascita? E la bella Ruth Negga è nata ad Addis Abeba, in Etiopia, cresciuta a Londra – o forse in Irlanda ed è qui nominata per aver interpretato una ragazza proveniente da una piccola città della Virginia.
Ryan Gosling, come tutte le persone migliori, è canadese, e Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra, e qui ha interpretato un indiano cresciuto in Tasmania. Hollywood è dunque infestata da stranieri e da gente che viene da fuori. E se li cacciassimo tutti a calci non ci rimarrebbe nulla da guardare se non il football e le arti marziali. Che non sono arti.
Mi hanno dato tre secondi per dire queste parole: il lavoro di un attore è quello di infilarsi nella vita delle persone diverse da noi, e far sentire come ci si sente. E nell’anno passato ci sono state molte, molte, molte prove di attore potenti in questo senso. Mozzafiato. Ma ce n’è stata una quest’anno che mi ha stordito. Colpito al cuore. Non perché fosse particolarmente buona; non c’era niente di buono. Ma è stata efficace e ha fatto il suo dovere. Ha fatto ridere l’audience a cui era destinata. È stato il momento in cui la persona che chiedeva di sedersi sulla poltrona più rispettata nel nostro Paese ha imitato un giornalista disabile che superava per privilegi, potere e per capacità di reagire. Vedere quella scena mi ha spezzato il cuore e ancora non riesco a togliermela dalla testa. Perché non era un film. Era vita reale. E questo istinto di umiliare gli altri, quando è usato da qualcuno che ha una grande visibilità, da parte di qualcuno potente, si trasmette nella vita di tutti, perché dà un po’ il permesso agli altri di fare la stesse cose. La mancanza di rispetto incoraggia altra mancanza di rispetto, la violenza incita alla violenza. E quando i potenti usano la loro posizione di prevaricare gli altri tutti noi perdiamo.
E questo mi porta alla stampa. Abbiamo bisogno di una stampa capace di esercitare il controllo sui potenti, e farli rispondere per ogni gesto oltraggioso. È per questo che i nostri fondatori hanno inserito la libertà di stampa ed espressione nella Costituzione. Quindi chiedo alla facoltosa Stampa estera e a tutti i presenti di unirsi a me nel sostenere il Comitato per la protezione dei giornalisti, perché ne avremo bisogno nell’immediato futuro, ne avremo bisogno per salvaguardare la verità.
Ancora una cosa: una volta me ne stavo sul set a lamentarmi per qualcosa – del tipo che stavamo lavorando troppo o all’ora di cena o qualcosa di simile – e Tommy Lee Jones mi disse: «Non è un già un enorme privilegio, Meryl, solo essere un attrice?». In effetti è proprio così, e dobbiamo ricordarci a vicenda il privilegio e la responsabilità di questo mestiere. Dovremmo essere tutti orgogliosi del lavoro di Hollywood che si onora qui stasera.
Come la mia amica, la Principessa Leila, mi ha detto una volta, prendete il vostro cuore spezzato, e fatene arte».
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